Valenzano, il Consiglio di Stato: «Gravi rapporti con i clan nel Comune»

Non conta se le indagini della magistratura non hanno portato a emettere condanne nei confronti di politici e colletti bianchi. E non contano nemmeno le eventuali «imprecisioni» nelle relazioni investigative. La vicinanza dell’amministrazione di centrodestra guidata dall’ex sindaco Antonio Lomoro a persone ritenute vicine alla criminalità organizzata è ragione più che sufficiente a giustificare lo scioglimento per mafia del Comune di Valenzano disposto nel settembre 2017. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato (Terza sezione), che ha accolto il ricorso presentato dal Viminale contro lo stop deciso dal Tar del Lazio: la mongolfiera dedicata a un morto ammazzato durante la festa patronale del 2016, secondo i giudici di Palazzo Spada, è «episodio centrale» nell’economia di questa decisione e non può essere minimizzato.

Per lo scioglimento di un Comune, ha ricordato il Consiglio di Stato, sono sufficienti anche elementi indiziari di un possibile condizionamento da parte della mafia. E a Valenzano «vi sono – è scritto in sentenza – cointeressenze economiche e collegamenti con amministratori e soggetti controindicati». E proprio quella mongolfiera – il caso fu denunciato dall’allora parlamentare Pd, Dario Ginefra – dedicata alla memoria del pregiudicato Michele Buscemi – ha un «significato altamente simbolico», perché fu fatta alzare in volo «alla chiusura se non al culmine della giornata di festa».

I giudici amministrativi hanno esaminato il fascicolo dell’indagine che fu aperta sull’episodio dalla Direzione distrettuale antimafia: «Dagli atti si ricava che il volo della mongolfiera fosse stato sì programmato dal comitato organizzatore (della festa patronale, ndr) e che la famiglia Buscemi si sia offerta di “sponsorizzarlo”, pagandone i costi, in cambio della possibilità di scegliere la scritta» in cui «il riferimento, accanto e prima a quello del santo patrono, era verosimilmente riconducibile» al Buscemi: «Un modo di celebrare il defunto, ma anche la potenza della famiglia, nel contesto di un’occasione collettiva centrale nella vita cittadina».

Ma, stigmatizza il Consiglio di Stato, «è soprattutto nelle reazioni degli amministratori locali (…) che risiede il significato dell’episodio»: avrebbero dovuto prenderne le distanze, e invece «le dichiarazioni del sindaco e di alcuni consiglieri comunali alla stampa locale sono state di minimizzazione dell’accaduto o addirittura di solidarietà con la famiglia».

Insieme al caso della mongolfiera, hanno pesato le numerose irregolarità amministrative rilevate nella gestione degli appalti comunali che il Tar del Lazio aveva derubricato a «episodi di malagestione» ma che per il Consiglio di Stato «esprimono un significato indiziario» forte nel senso del condizionamento mafioso. Si va dal cantiere di lavori pubblici supervisionato da un pregiudicato per traffico di stupefacenti parente di un consigliere comunale, appalto affidato peraltro con modalità piuttosto discutibili: il sorteggio – osserva la sentenza – aveva «favorito proprio una impresa già da tempo “gradita” all’amministrazione (la Artel, ndr) e facente capo a un soggetto con precedenti di polizia», Alessandro Candelora, che aveva avuto alle sue dipendenze il fratello del Buscemi celebrato con la mongolfiera.

I cittadini di Valenzano torneranno alle urne il 10 novembre (eventuale ballottaggio il 24). Il 10 ottobre il Tribunale di Bari dovrebbe esprimersi sull’incandidabilità di Lomoro, che in ogni caso resta eleggibile fino a quando la sentenza che lo riguarda personalmente non diventerà definitiva: potrebbe dunque essere eletto e poi decadere dalla carica.

fonte: MASSIMILIANO SCAGLIARINI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it 

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