Uva, parole di ex: «Perché ho lasciato la giunta»

Pietro UvaFoto: n.c.

All’inizio di luglio Pietro Uva ha rimesso il suo mandato di assessore all’Urbanistica e vicesindaco nelle mani di Antonio Azzollini.

Dimissioni non accettate, non subito. «Non sono state protocollate», aveva detto il sindaco in Consiglio comunale, una via di mezzo tra conferma e smentita. C’era forse la voglia di ricucire lo strappo con l’avvocato esperto di urbanistica. Poi la decisione di prenderne atto e voltare pagina.

Uva lascia una giunta che aveva smesso di frequentare più di due mesi fa. Contestandone alcuni provvedimenti e più in generale la visione strategica. Adesso guarda altrove, al dopo-Azzollini. Come ci racconta in questa intervista, rilasciata all’indomani del decreto che ha sancito la fine di una parentesi durata più di dieci anni al governo cittadino.

“Diversità di opinioni su alcuni argomenti”, come ha commentato venerdì, hanno portato alla sua scelta. Ratificata dal sindaco.
«Legittimamente il sindaco ha protocollato le dimissioni. Non contesto questa decisione, rivendico solo la diversità di veduta su molti provvedimenti».

Quale è stato il punto di rottura?
«Piuttosto è stato un crescendo “rossiniano”. Avevamo diversità di valutazione sulla delibera dei dirigenti, sull’individuazione dell’equilibrio tra sviluppo della città e tutela del territorio. Temi fondamentali su cui non siamo riusciti a trovare una sintesi. Diversità più che nei confronti di Azzollini, verso una parte della maggioranza».

Tra le sue dimissioni e l’atto del sindaco è passato più di un mese. C’è stato un tentativo di ricomporre le divisioni?
«Sì, c’è stato. Ma poi le posizioni sono rimaste le stesse».

Con la delibera di fine luglio, quattro dirigenti comunali nominati da Azzollini “sopravviveranno” comunque a questa amministrazione.
«Senza nulla togliere alla loro professionalità, essendo stati nominati dal sindaco in base a un rapporto fiduciario (nell’ottica dello “spoil system), oltre alla legittimità si pone la questione dell’opportunità.
Vorrei evidenziare un problema di fondo: la Corte costituzionale ha stabilito che al pubblico impiego si acceda solo per concorso. In questa maniera si garantisce l’autonomia della burocrazia rispetto alla politica. Alla prima spetta l’indirizzo, alla burocrazia il raggiungimento degli obiettivi. Diversamente si penalizzano trasparenze ed efficienza
».

A proposito di trasparenza, il sito web del Comune non brilla per la completezza degli atti.
«Questo rientra nell’efficienza della macchina amministrativa. Andrebbe rivista per il recupero di trasparenza ed efficienza e per favorire il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini».

«Si deve privilegiare il “pragmatismo salveminiano”»

Se si parla di urbanistica, il pensiero corre alla sentenza del Tribunale delle acque sul rischio idrogeologico.
«L’amministrazione deve tenere conto della situazione espressa dal Pai (il Piano di assetto idrogeologico redatto dall’Autorità di bacino al centro di una battaglia giudiziaria, ndr). Dobbiamo soltanto cercare di coniugare lo sviluppo con la tutela del territorio.
A seguito della sentenza del Tribunale superiore delle acque pubbliche, si deve procedere ad adeguare i piani alla vigente perimetrazione. Negli ultimi tempi c’è stata una giusta e legittima evoluzione della coscienza civile, il cittadino tende a occuparsi della tutela del proprio territorio. Bisogna cercare di individuare soluzioni nell’immediato che rendano compatibili le due esigenze
».

Lei quindi era contrario all’appello in Cassazione contro la sentenza che riconosceva la perimetrazione delle aree a rischio redatta dall’Autorità di bacino?
«Non sono contrario, tanto che l’ho votato. Ma “nelle more” bisognava procedere con immediatezza per risolvere le questioni possibili».

Urbanistica, edilizia e quindi cooperative. Numerosi molfettesi attendono la pubblicazione delle graduatorie.
«Dal settore Territorio l’istruttoria è stata chiusa dall’anno scorso. Non conosco i motivi per cui non sia stata pubblicata. Si tratta comunque di una graduatoria provvisoria, non determina l’esecuzione. È infatti in corso la ricerca di soluzioni per rendere esecutivi i comparti 10, 11, 12, 13 (il cosiddetto “maxi comparto”, interessato dalle perimentrazioni di rischio idrogeologico, ndr)».

Dopo le dimissioni, assisterà al confronto politico da spettatore? Come si schiererà il suo movimento?
«Non posso fare altro, ma il movimento prenderà le sue decisioni nei prossimi giorni».

A meno di un anno dal voto si respira aria di campagna elettorale. Che scenari prevede?
«Ho sempre pensato che bisogna superare il “bipolarismo muscolare”. Oggi come oggi non ha senso. Non significa però la ricerca di un terzo polo.
Serve l’individuazione di uomini e donne di buona volontà che si mettano al lavoro per questa città e per il futuro. Questa città ha bisogno di razionalizzare tutti gli interventi compiuti, ha bisogno di una pubblica amministrazione efficiente, di una notevole riorganizzazione degli uffici e per fare questo occorre che tutti i riformisti trovino un accordo sui punti essenziali da portare avanti
».

A destra come a sinistra?
«Bisogna superare lo schema centrodestra-centrosinistra. Anche nel centrodestra moltissimi uomini e donne appartengono a questa tradizione riformista e ritengono che la politica sia solo servizio. Si deve privilegiare il “pragmatismo salveminiano”, piuttosto che la contrapposizione di schieramenti che serve solo ad alcuni per mantenere e tutelare determinate posizioni».

Tra le voci che circolano c’è quella di un Azzollini futuro vicesindaco nella giunta del suo successore. Fantapolitica?
«Abbiamo in città un senatore il cui lavoro deve essere apprezzato. Ha portato qualche centinaio di milioni di euro e tutti i molfettesi gli devono essere grati. Ma questo non vuol dire che la classe politica riesca a trovare quelle soluzioni che accennavo in precedenza. Il maggiore ostacolo è il deficit di classe dirigente che porta per esempio a favorire l’influenza sulla politica molfettese di vecchi strumenti stalinisti, una visione ideologica della politica».

Dopo anni lascia la delega dell’urbanistica. In tempi di crisi economica, c’è ancora spazio per l’espansione edilizia?
«No. Non è necessario un nuovo piano regolatore ma puntare maggiormente sulla riqualificazione urbanistica. Non si può continuare a distruggere l’agro, la sua estensione è limitata. Maggiore espansione equivale a maggiori costi che le casse comunali in futuro non potranno sopportare».

Una risposta a “Uva, parole di ex: «Perché ho lasciato la giunta»”

  1. CARO LIBERATORIO,
    QUANTO GRANDE DEVE ESSERE IL “VASO” , TANTO DA TRACIMARE SOLO DOPO DIECI LUNGHI ANNI…. DI RACCOLTA INDIFFERENZIATA ?…..
    OGGI SCOPRIAMO CHE IL PROBLEMA SI TROVA NELL’ INGRANAGGIO DEGLI UFFICI AMMINISTRATIVI POCO EFFICIENTI , IN QUANTO NOTORIAMENTE “EDUCATI “, DA DECENNI , ALLA “COMPIACENZA” VERSO IL POTERE DEL “MOMENTO”.
    LA “TRASPARENZA AMMINISTRATIVA” E LA PARTECIPAZIONE DIRETTA DEL CITTADINO AGLI ATTI DI “INTERESSE PUBBLICO” E’ UNA PREROGATIVA IRRINUNCIABILE DI UNA DEMOCRAZIA COMPIUTA.
    PER TALE PREROGATIVA, CARO LIBERATORIO, VALE LA PENA ANCHE ACCETTARE CHE ALCUNI SITI DI NEWS ( COME QUELLI DOTATI DI “VENTILATORE” ) POSSANO OMETTERE ( PUR AVENDO UN CODICE DEONTOLOGICO ….) LE OPINIONI “SCOMODE” DEI CITTADINI.

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