UNITED STATES OF AMERICA: BOMBE CHIMICHE PROIBITE NEI MARI ITALIANI. UNA STRAGE SEGRETA

 

di Gianni Lannes – sulatestagiannilannes.blogspot.it

Si tratta di un crimine documentato a livello ufficiale, commesso ingiustificatamente dalle forze armate e dai governi di Washington e Londra, contro il popolo italiano a danno perpetuo del Mare Mediterraneo. Infatti, al termine della seconda guerra mondiale, i sedicenti “alleati” hanno inabissato nei nostri mari su bassi fondali a ridosso delle aree costiere, in particolare dell’Adriatico e del Tirreno circa 1 milione di ordigni, gran parte dei quali caricati con aggressivi  chimici vietati dalla Convenzione di Ginevra del 1925. Gli involucri delle bombe a causa della corrosione marina hanno ceduto i loro veleni, prevalentemente arsenico e mercurio, contaminando la catena biologica.

Tra l’altro proprio l’Air Force britannica ha utilizzato l’isola di Pianosa nell’arcipelago delle Tremiti (Parco nazionale dal 1989: il cuore della riserva marina) per affondare bombe al fosforo inesplose e mai bonificate. Presso l’Archivio di Stato di Bari, esistono rapporti ufficiali della Questura del capoluogo regionale che documentano l’affondamento da parte delle forze armate britanniche di zatteroni colmi di bombe proibite.Non a caso, gli inglesi hanno avuto il controllo dei porti italiani durante il secondo conflitto mondiale, e anche dopo. Inoltre, a ridosso dell’isola sono state affondate a metà degli anni ’80 ben due navi di veleni.
Più recentemente – nel 2012 – in risposta all’interrogazione numero 4/15092 (legislatura 16) il ministro della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola ha precisato che:
«i residuati bellici a caricamento chimico si trovano in uno stato di conservazione pessimo, a seguito della prolungata azione della corrosione marina: ciò determina ulteriori difficoltà di rimozione ed elevati rischi per gli operatori, oltre a richiedere l’impiego di mezzi tecnologicamente avanzati, con conseguente aumento dei costi».
Senza contare le bombe all’uranio impoverito affondate in tutto l’Adriatico, da Caorle ad Otranto, dal 1994 al 1999 dai velivoli della Nato di ritorno dalle missioni di bombardamento della Jugoslavia. Nonostante le promesse della UE (Solana) e di D’Alema, i fondali marini non sono mai stati bonificati. E noi tutti ne paghiamo le conseguenze, così come le generazioni future.
Ecco cosa ha attestato il biologo marino Ezio Amato che ha coordinato la ricerca in mare per conto del ministero dell’Ambiente ed in seguito della Commissione Europea (progetto Red Code):
 «I pesci del basso Adriatico sono particolarmente soggetti all’insorgenza di tumori, subiscono danni all’apparato riproduttivo, sono esposti a vere e proprie mutazioni che portano a generare esemplari mostruosi».
L’Icram, oggi Ispra ha documentato a livello scientifico l’ecatombe già nel 1999, ma tutti i governi tricolore hanno fatto finta di niente. Soltanto nella Daunia, dopo aver bombardato l’inerme città di Foggia e massacrato più di 22 mila civili inermi (allora su 67 mila residenti) distruggendo il 75 per cento delle abitazioni (come hanno documentato i vigili del fuoco), furono ammassate nei campi di aviazione utili a bombardare l’Italia del Nord e la Germania, ben 200 mila ordigni chimici, poi affondati tra il 1945 ed il 1946, in gran segreto, a ridosso del golfo di Manfredonia. Per la cronaca invisibile ai libri di storia: sugli abitanti della città Foggia, senza alcuna ragione se non l’azione terroristica di annientamento della popolazione locale, con reiterate azioni  sono state scaricate dagli angloamericani bombe al fosforo. Foggia è la Dresda italiana: lo Stato se l’è cavata elargendo due medaglie d’oro al valor civile. Tanti non sanno e molti hanno dimenticato quel bombardamento su case, scuole e abitazioni. Nonostante la città – com’è noto – non avese opposto alcuna resistenza è stata bombardata dagli “Alleati” anche dopo l’8 settembre 1943. Qualcuno forse rammenterà le direttive assassine contro la popolazione, emanate dal generale Harris, a capo della Raf.
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