Intervista apparsa sul mensile l’AltraMolfetta di Agosto 2009
Un involucro bianco, di carta igienica e, dentro, un’amara sorpresa: un bossolo calibro 7,62 accompagnato da un violento messaggio minatorio. Un messaggio da mettere i brividi. Matteo d’Ingeo, coordinatore del Liberatorio Politico, ne ha viste di tutti i colori e di minacce ne ha subite tante nel corso della sua lunga attività di militante politico, sempre in prima linea in tutte le battaglie per la legalità nella nostra città . Non è un tipo da lasciarsi suggestionare o da spaventare facilmente. Eppure quella mattina di mercoledì 22 luglio un brivido deve aver attraversato la sua schiena dopo aver trovato, nella sede del suo movimento politico, quel pacchetto a lui indirizzato. “Dopo un primo momento di turbamento, però, – racconta d’Ingeo ospite nella nostra redazione – ho anche sorriso perché, dal punto di vista simbolico, quel messaggio era certamente ben confezionato, per quanto artigianalmente: la carta igienica, un bossolo non di quelli ordinari, ma molto più lungo, a forma di supposta, il messaggio minatorio (“il prossimo te lo metto nel …”). Un avvertimento chiaro, indirizzato a colpire la persona nella sua dignità. Di minacce in passato ne ho ricevute tante, anche di morte, ma questa certamente mi ha colpito profondamente”.
Dopo questo episodio, però, d’Ingeo ha ricevuto una valanga di attestazioni di solidarietà, da partiti, movimenti politici, semplici cittadini, istituzioni. “I messaggi di solidarietà sono stati veramente tanti, – racconta – privati e pubblici, anche inattesi, e tutto questo, ovviamente, mi ha fatto molto piacere. L’unica manifestazione di solidarietà che non ho gradito nei contenuti è stata quella dell’amministrazione comunale, perché credo che questo atto di intimidazione che certamente è un fatto straordinario, avviene in un momento in cui in città l’ordinarietà è saltata. E per ordinarietà intendo il controllo del territorio, il rispetto delle regole, il rispetto della dignità delle persone e delle istituzioni, quotidianamente vilipese in mille modi dallo stesso sindaco. E’ da mesi che andiamo denunciando questa situazione e io stesso, qualche settimana fa, ho espresso preoccupazione per l’aria che tira in città. Una brutta aria che ricorda quella che si respirava agli inizi degli anni novanta, nel periodo più buio che Molfetta ha vissuto. In quegli anni, però, quando subii altre intimidazioni, anche in Consiglio Comunale, fui lasciato solo e non ebbi tutta la solidarietà ricevuta in questi giorni. Questo forse mi fa sperare che qualcosa sia cambiata”. “Chi ha pensato di mettere in atto questo gesto – prosegue d’Ingeo – si sarà già reso conto di aver sbagliato completamente perché ha determinato una reazione positiva da parte della cittadinanza”.
In una città quasi addormentata, assuefatta e incapace di reagire dinnanzi al costante disprezzo delle regole, questo episodio potrebbe rappresentare, però, una stura per un moto di indignazione popolare, come fu nel ’92 l’omicidio di Gianni Carnicella: “Le condizioni sono molto diverse e la tragicità di quell’episodio non si può certo paragonare con quello che è accaduto a me, ma fa male pensare che Molfetta sia disposta a mobilitarsi solo quando accade un fatto eclatante. Poi se questo episodio può servire a scuotere le coscienze, a riaccendere nei molfettesi quel senso di appartenenza alla propria città, ben venga. Ma bisognerebbe essere cittadini attivi ogni giorno, nella quotidianità, non solo quando si tratta di solidarizzare con il destinatario di un atto intimidatorio. Purtroppo certe dinamiche oggi sembrano sempre più radicate a Molfetta. Quella “triangolazione” tra politica, malavita e imprenditoria sporca oggi è davvero sotto gli occhi di tutti, e gli attori, i protagonisti, sono da quindici anni sempre gli stessi. Sono tutte tessere di un mosaico che si scompongono e si ricompongono. La malavita, in questa città, legata a certe famiglie, è sempre molto presente e condiziona anche la vita delle istituzioni. Occorrerebbe andare fino in fondo, per esempio, sul voto di scambio che nella nostra città è una realtà acclarata. Noi facciamo la nostra parte, denunciando pubblicamente quanto vediamo. Ma servirebbe una sollevazione popolare contro tutto questo. I tanti messaggi spontanei di solidarietà ricevuti mi lasciano pensare che questa volta ci potrebbe essere qualcosa di diverso”.
In molti ritengono che il gesto intimidatorio rivolto a d’Ingeo sia la conseguenza dell’attività di denuncia che, anche di recente, il coordinatore del Liberatorio Politico ha portato avanti contro l’abusivismo commerciale in città. Il diretto interessato, però, allarga lo sguardo anche su altre realtà: “Di denunce, in questi mesi, ne stiamo facendo a trecentosessanta gradi, su tutto, dall’abusivismo commerciale alle gravissime condizioni in cui versa il nostro mare. E’ vero che c’è una tempistica chiara: domenica scorsa, dopo le nostre denunce per la presenza di alcuni venditori abusivi a Torre Gavetone, c’è stato un blitz da terra e dal mare della Guardia costiera e della Guardia di Finanza. Martedì nuova denuncia telefonica, per lo stesso motivo, e nuovo intervento delle forze dell’ordine. L’involucro con il proiettile è stato portato in sede nella notte tra martedì e mercoledì. C’è una coincidenza temporale molto forte, ma, proprio per questo, non sono molto convinto che il mittente sia proprio tra gli ambulanti. Non so, non escludo nulla, ovvio, ma questa storia mi lascia molto dubbi. E comunque chi sia stato il mittente di quel messaggio, forse, è anche secondario”.
Il Liberatorio, però, non fermerà la sua attività a seguito di questa minaccia: “Questo è scontato – prosegue d’Ingeo – se qualcuno pensava di fermarci così, si è sbagliato. Tra l’altro il bossolo, per me, è uguale alle querele che ho avuto e che sono ancora pendenti. Sono entrambe forme di intimidazione per colpire Matteo D’Ingeo e per imbavagliarmi. Ma il risultato che ottengono questi signori è solo quello di aumentare la nostra volontà di essere presenti sul territorio e di denunciare”.
In Consiglio comunale Gianni Porta, di Rifondazione Comunista, ha lanciato l’idea di una riunione della massima assise cittadina aperta alla città, da svolgersi anche in Piazza Municipio, per discutere di sicurezza e, magari, anche di quel Piano del Commercio che l’amministrazione comunale sembra proprio non voler approvare: “E’ questa una nostra vecchia idea – dice d’Ingeo – che ci auguriamo venga finalmente accolta. Sul piano del commercio noi abbiamo proposto di togliere tutti gli ambulanti dal centro cittadino, attrezzando delle aree mercatali nelle zone di espansione, negando ogni ipotesi che Piazza Paradiso possa tornare ad essere occupata nuovamente dai rivenditori di frutta e verdura (come alcuni vorrebbero, facendo rivoltare nella tomba Gianni Carnicella). Ora aspettiamo di conoscere le proposte dell’amministrazione e delle altre forze politiche. Ritengo poi necessaria la convocazione, a Molfetta, di un Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza. La situazione sta davvero sfuggendo di mano e il sindaco non può continuare a far finta di nulla.”.
Si può essere d’accordo o meno con quello che dice Matteo d’Ingeo, con i suoi metodi e la sua verve polemica, ma la città ha bisogno di uno come lui. Che non le manda mai a dire. E che non si lascia intimidire da un proiettile avvolto nella carta igienica.
Grazie a Matteo per il suo impegno e dedizione al benen comune. Tuttavia, abbiamo bisogno che i cittadini, per essere chiamati tali, comincino ad essercitare quei diritti e doveri che li rendono tanto diversi dagli schiavi, ai quali sempre più assomigliano con il loro silenzio e con il loro” voltare lo sguardo altrove”.
Ma è anche importante far notare ai vari mafiosi di turno che i vecchi metodi sono ormai superati. Fortunatamente il senso civico e culturale della gente si è elevato, benchè tanti fanno sempre finta di non vedere, tanti ma NON tutti. Se mai riusciranno ad imbavagliare d’ingeo (spero mai) tanti altri prenderanno il suo posto e già ora lo affiancano.
Boicottiamo in massa tutte le attività commerciali illegali, questo possiamo già farlo! Che falliscano miseramente!
Ciao Matteo, sono dispiaciuta per le minacce che hai ricevuto. Ti rinnovo la mia stima per la coerenza e la correttezza che hai ampiamente dimostrato da quando ti ho conosciuto. Vai avanti così!
Teresa Citarella
Ciao Teresa, ti ringrazio per il pensiero… e ne approfitto per ringraziare i tanti, anonimi e non, che ancora oggi mi chiamano o scrivono per esprimere la loro solidarietà. Però non lasciamoci distrarre… c’è ancora molto da fare … un abbraccio
Matteo d’Ingeo