Un filone d’indagine sul porto di Molfetta è stato archiviato per prescrizione dei reati, ma gli indagati erano “colpevoli” di sapere – prima parte

Prima parte

Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare di un’ordinanza di archiviazione, del Gip dott.ssa Angela Schiralli, riguardante un filone d’indagine sulla costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta che con il “processo porto”, in corso presso il Tribunale di Trani, ha in comune solo alcuni indagati.

La dott.ssa Schiralli ha accolto la richiesta di archiviazione, presentata dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani, dott. Antonio Savasta, a carico di 48 indagati per il reato di “Falso e Lottizzazione Abusiva”. In particolare tra gli indagati figuravano i tecnici progettisti che avevano redatto il Piano Regolatore del Porto di Molfetta (approvato con deliberazione della Regione Puglia n.558 del 15/5/06), alcuni funzionari e dirigenti del Ministero dell’Ambiente e della Regione Puglia, il RUP, il Sindaco del Comune di Molfetta Azzollini Antonio, e i componenti della Giunta Comunale che avevano deliberato con atto n.68 del 13/2/2008 l’approvazione del progetto esecutivo del Porto di Molfetta.

Nell’ordinanza si legge che il procedimento prende avvio da un esposto proposto in data 19/8/2011 dal Movimento Civico “Liberatorio Politico”, nonché da altre denunce pervenute successivamente.

Le indagini delegate furono svolte dalla Capitaneria di Porto di Bari, Nucleo Polizia Giudiziaria, e dal Corpo Forestale dello Stato, Comando Stazione di Bari. Il p.m. Savasta formulava in data 20/1/2017 richiesta di archiviazione perché i reati estinti per intervenuta prescrizione, ma dimenticava di avvisare, di tale richiesta, il movimento “Liberatorio”, che riusciva a far prorogare i termini di scadenza per la presentazione di rituale opposizione all’archiviazione.

In data 22.02.2017 il Liberatorio Politico presenta l’atto di opposizione all’archiviazione chiarendo subito che i fatti denunciati nulla avevano a che vedere con i fatti contestati ai 48 imputati e tantomeno con “la lottizzazione abusiva”. Inoltre si evidenziava che il movimento “Liberatorio”, oltre all’esposto del 19/8/2011 ne aveva presentato altri due, rispettivamente il 19.8.2009 e 12.11.2013. I fatti presentati nei tre esposti miravano a sottoporre all’attenzione dell’Organo Inquirente alcune anomalie nelle procedure dell’attività di bonifica bellica introdotta dalla Legge finanziaria n. 448/2001, ovverosia il “Piano di risanamento ambientale delle aree portuali del Basso Adriatico”, che – per quel che riguarda Molfetta – avrebbe dovuto interessare lo specchio acqueo del porto e quello antistante Torre Gavetone.

Diversi sono i fatti oggetto di indagine, diversi i soggetti coinvolti e diverso anche – almeno nei primi anni di riferimento – il periodo temporale da prendere in considerazione. In attuazione del suddetto Piano di risanamento ambientale, in data 19.11.2007 è stato sottoscritto l’Accordo di Programma per la definizione del Piano di Risanamento delle Aree Portuali del Basso Adriatico per avviare la caratterizzazione dei sedimenti a valle delle operazioni di brillamento/neutralizzazione degli ordigni.

Con l’avallo del Ministero Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare e dei soggetti sottoscrittori è stato poi condiviso un nuovo accordo che limitava al solo porto di Molfetta, e allo specchio acqueo antistante Torre Gavetone, le operazioni di caratterizzazione dei sedimenti e le operazioni di brillamento/neutralizzazione degli ordigni bellici.

Tale “rimodulazione” dell’Accordo è avvenuta proprio nel 2011, allorquando erano già state avviate le operazioni di dragaggio.

E’ a questo punto che le due vicende (attività di risanamento del Basso Adriatico e costruzione del nuovo porto) si intersecano ma – contrariamente a quanto ritenuto dal pm Savasta – non si confondono fino ad annullarsi nel “Processo Porto” e nelle fattispecie di reato contestate in quel processo, bensì mantengono una loro autonomia, sì da meritare uno specifico filone di indagine ed un distinto approfondimento.

La dott.ssa Schiralli ha ritenuto gli atti di opposizione inammissibili perché: “Gli opponenti, dopo avere contestato le valutazioni del P.M., non hanno adempiuto all’onere di allegazione di cui all’art. 410 l° co. c.p.p., essendosi limitati ad una generica richiesta di prosecuzione delle indagini, senza indicazione specifica e concreta dei mezzi probatori da assumere in via suppletiva e dei relativi elementi di prova. In ogni caso, anche valutando il merito del procedimento, ne va disposta l’archiviazione”, perché “il presente procedimento n.6129/2008 R.G.Mod.21 è parallelo ad altro procedimento riunito di cui ai nn. 1592/2009+2629/2011 R.G.Mod.21, per cui vi è stata già richiesta di rinvio a giudizio”.

 

Invece la doglianza esposta dal Liberatorio, rispetto all’inazione del pm. Savasta, è supportata anche da una nota, scritta a mano, sul foglio di trasmissione dell’esposto della Forestale (del 12.11.2013) e assegnato a Savasta, che recita:

Si tratta di esposto che può essere trattato autonomamente dai fatti oggetto dell’ “indagine porto”. Evidenzio che, come si legge nell’esposto medesimo, il collega Savasta ha riferito sulla vicenda della compromissione dell’habitat marino in sede parlamentare. Trani, 26.11.13”.

Il dato certo in questa strana storia giudiziaria è che i primi due esposti del Movimento Liberatorio, quelli del 19.8.2009 e 19/8/2011sono stati assorbiti dal processo madre in corso presso il Tribunale della Procura di Trani, mentre quello del 12.11.2013 non è mai stato preso in considerazione dal pm Antonio Savasta. Lo stesso esposto è stato messo a dimora nel fascicolo sbagliato per cinque anni fino a pervenire alla richiesta di archiviazione, per prescrizione dei reati, non solo del procedimento di cui stiamo scrivendo, ma anche dell’esposto del Movimento “Liberatorio”. Inoltre il dott. Savasta ha agito, stranamente, contrariamente alle indicazioni che gli venivano da un ufficio della stessa Procura di Trani, e cioè che – l’esposto poteva essere trattato autonomamente dai fatti oggetto dell’indagine porto. (fine – prima parte)

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