di Lorenzo Pisani –www.molfettalive.it
Foto: © Manuela Rana
Un “caffè” per velocizzare le pratiche sanitarie, ma la caffeina non c’entra. Un caffè “amaro”, che si sarebbe aggirato mediamente sui venti euro.
La storia svelata dai Carabinieri della polizia giudiziaria della procura di Trani in collaborazione con i colleghi della compagnia di Molfetta ha per scenario l’ambulatorio del Servizio assistenza sanitario nazionale di via Maranta, l’ex “Cassa marittima”. Qui un infermiere 53enne, Ignazio Brattoli, avrebbe preteso denaro dai pazienti, marittimi ma anche personale dell’aviazione civile, un “aiutino” per accelerare le pratiche sanitarie (calendario degli appuntamenti, prenotazioni di visite cardiologiche e radiologiche) necessarie all’imbarco. Un “caffè”, questa la richiesta emersa dalle intercettazioni eseguite dai militari dell’Arma.
Non tutti, però, ci stavano. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la disavventura accaduta a un marinaio di Mola di Bari: dopo aver pagato il “caffè”, è restato senza denaro in tasca per tornare a casa. La sua segnalazione al Ministero della Salute (tutte le attività all’interno del servizio sanitario sono infatti garantite gratuitamente) ha dato il via agli accertamenti, prima di natura amministrativa, in seguito trasmessi alla procura.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Ettore Cardinali, hanno portato nella mattinata di ieri alla custodia cautelare dell’infermiere, finito ai domiciliari. L’accusa è di concussione.
«Un segnale di riconduzione alla legalità – ha commentato nella conferenza stampa il procuratore aggiunto Francesco Giannella -. Le istituzioni devono essere non un luogo di abuso ma di servizio».
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dal comandante della compagnia dei Carabinieri di Molfetta, il capitano Domenico Del Prete. L’inchiesta è durata dal maggio 2010 al marzo 2011 e si è avvalsa di intercettazioni ambientali (il video girato dai carabinieri). Perquisizioni a casa del sospettato hanno permesso di acquisire un’agendina con un elenco di nomi. Nonostante questo, l’infermiere avrebbe continuato nelle sue richieste, fino alla scoperta della cimice piazzata nello studio. Cimice restituita da Brattoli ai carabinieri. Per gli investigatori è stato abbastanza. L’ascolto dei marittimi ha confermato i loro sospetti. C’è chi ha raccontato di aver pagato anche in lire.