“Tutto procede regolarmente”? La grande opera diventa una grande incognita

Il nuovo porto commerciale, vent’anni dopo… di Matteo d’Ingeo – l’AltraMolfetta numero di Marzo 2025

Affermare che “il progetto generale del nuovo porto commerciale procede regolarmente” vuol dire mentire spudoratamente e mancare di rispetto ai cittadini. Non siamo di fronte a dichiarazioni di qualche sprovveduto di turno, la fonte è istituzionale. È l’incipit di un comunicato stampa apparso sul sito del Comune di Molfetta in data 11.02.2025. Probabilmente la macchina della propaganda elettorale per le Regionali ha necessità di cominciare a spianare la strada a qualche possibile candidato vicino all’attuale maggioranza. Ma in questa tornata non credo ci sia “trippa per gatti”. Altro che procedere regolarmente, caro Sindaco, il ritardo sul cronoprogramma lo conoscono anche i pesci che continuano a nuotare tra le bombe. Sì, proprio quelle, le migliaia di bombe che lei, e altri illustri concittadini, avete fatto finta di ignorare per portare avanti le campagne elettorali, dal 2006 in poi, in cui il nuovo porto commerciale era offerto sul piatto della propaganda. Dopo vent’anni siamo ancora qui a parlare del porto che non c’è e della bonifica infinita. La saga del nuovo porto commerciale l’ha battezzata il Sindaco Tommaso Minervini, e continua a rappresentarla lui, ma non sappiamo se ci sarà lui a presenziare i festeggiamenti della sua inaugurazione, se mai questa ci sarà.
Nello stesso comunicato si parla anche di cinque priorità su cui si sta lavorando ed è importante parlarne:
Priorità 1, quella principale di messa in salvaguardia: i lavori sono terminati e tra qualche settimana si svolgeranno prove aggiuntive per il collaudo definitivo concordato con tutti gli interessati. Non risulta alcun danno ambientale.
Priorità 2, pavimentazione e impianti: i lavori sono in corso, come da cronoprogramma.
Priorità 3, realizzazione rondò e asta di collegamento del porto alla zona industriale: i lavori a cura dell’Anas sono stati già appaltati e cominceranno a breve.
Priorità 4, realizzazione stecca servizi sulla cassa di colmata, anch’essa interessata dai lavori della priorità 2 in corso. Essendo intervenuta la zona franca doganale in quella parte del porto, una delle poche zone franche già attivate dalla Direzione nazionale delle Dogane, è in corso la pubblicazione di avviso per un partenariato pubblico/privato (ex art. 193 dlgs 36/2023) al fine di realizzare il progetto previsto della stecca servizi ed altresì il progetto di delimitazione ed operatività della zona franca doganale, come da progetto approvato dalla Direzione delle Dogane.
Priorità 5, dragaggio e allargamento lungomare: il progetto è stato approvato dalla Giunta comunale. Segue la pubblicazione del bando di gara”.

Certificato di collaudo

Su quanto dichiarato nella “Priorità 1” bisogna soffermarsi un attimo. Questa priorità comprendeva la messa in sicurezza del bacino portuale e il completamento del 2° braccio del molo di sopraflutto. L’intervento è stato dichiarato ultimato in data 26/04/2023, come attestato nel Certificato di Ultimazione Lavori del 14/09/2023. Manca ancora il Certificato di collaudo che potrà essere rilasciato solo dalla Commissione di collaudo.
Detta commissione, a sua volta, è in attesa della documentazione necessaria per poter completare il proprio lavoro e per la predisposizione di tale documentazione si è ritenuto necessario eseguire ulteriori prove e indagini, miranti a definire l’esatta natura del materiale costituente il 2° braccio del molo di sopraflutto e la composizione del relativo nucleo. Prove e ulteriori indagini rispetto a quelle già eseguite dalla Direzione lavori (CMC di Ravenna) nel corso dell’appalto.
Probabilmente questa ulteriore verifica si è resa necessaria alla luce del nuovo ciclone giudiziario che si è abbattuto sul porto di Molfetta nell’ottobre 2023, esattamente dopo dieci anni dalla prima inchiesta.
I Giudici di Trani, con la nuova inchiesta, hanno messo in luce un presunto e collaudato sistema di frode nell’ambito dell’opera di completamento del molo di sopraflutto. In particolare è stato accertato che, anziché fornire il materiale previsto dal capitolato speciale d’appalto, è stato utilizzato materiale riveniente da scavi eseguiti su terreni privati, materiale vegetale nonché materiale di dubbia provenienza, incluso materiale qualificato nell’ordinanza cautelare (anche sulla base degli esiti di specifica consulenza tecnica) come rifiuto speciale. Il materiale illecitamente impiegato, anche attraverso l’ausilio di documenti di trasporto falsi, sarebbe pari a circa 40 mila tonnellate. Tale attività, posta in essere dal Comune di Molfetta prima della certificazione di collaudo dell’opera, potrà dare risposte certe sulla solidità della struttura del nuovo molo ultimato. Per poter compiere tutte le operazioni necessarie comprendenti il carotaggio e le analisi dei sedimenti estratti, l’Amministrazione Comunale ha affidato tutto il procedimento al prof. Angelo Amorosi, docente ordinario di Ingegneria Geotecnica presso il Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica dell’Università di Roma “La Sapienza”.
Successivamente la relazione e la predisposizione del piano delle indagini (tipologia, natura ed ubicazione di prove e controlli) del prof. Amorosi è stata condivisa dalla Commissione di collaudo. Di seguito il Comune ha predisposto tutta l’attività amministrativa per l’affidamento dei lavori, per il nolo e l’allestimento del pontone per l’esecuzione delle indagini stesse, tramite carotaggi. Durante tutta la fase di preparazione della programmazione delle attività di collaudo accade qualcosa che è utile ricordare, così come l’Amministrazione Comunale riporta in ben due determinazioni dirigenziali, la n. 82 del 24/01/2025 e la n. 109 del 31/01/2025, entrambe del settore Lavori Pubblici.
I due documenti ci dicono che la Stazione appaltante, cioè il Comune, invia la relazione del prof. Amorosi e i preventivi dei lavori acquisiti sia all’appaltatore Cooperativa Muratori & Cementisti C.M.C. che al Direttore dei Lavori dell’intervento, Ing. Renato Marconi. Entrambi sono stati invitati a condividere ogni previsione progettuale, per come rappresentata sia tecnicamente che economicamente, prendendo contatti con i soggetti individuati dalla Stazione Appaltante e incaricandoli direttamente. Purtroppo, sia l’appaltatore che il Direttore dei Lavori dell’intervento, Ing. Renato Marconi, con comunicazioni separate, non hanno inteso condividere ed eseguire quanto richiesto. Quindi il Comune di Molfetta ha dovuto avviare gli affidamenti in autonomia, a valere sulle risorse economiche disponibili, ormai risicate. Non sono stati resi noti i motivi di questa rinuncia; probabilmente si è ritenuto poco opportuno aderire alla richiesta del Comune perché qualcuno degli interpellati risulta indagato nel nuovo filone d’indagine della Procura?
Ora bisogna attendere l’esito di questa verifica dei carotaggi che potrebbe, in caso positivo, avvalorare la tesi della Procura, e cioè che per la costruzione del molo di sopraflutto è stato utilizzato materiale non idoneo. Se così fosse è ipotizzabile che nessuna Commissione di collaudo rilascerebbe mai una certificazione di collaudo positiva, assumendosi la responsabilità di certificare un’opera pubblica che potrebbe sgretolarsi nel giro di pochi anni.
Di conseguenza, il procedimento giudiziario in corso potrebbe avere un’accelerazione portando a processo gli attuali indagati e la città di Molfetta dovrebbe rinunciare definitivamente alla “grande opera”?
Ritornando al comunicato di cui sopra, risulta poco chiaro il passaggio della “Priorità 1”, in cui si afferma che “il collaudo definitivo concordato con tutti gli interessati”. Probabilmente chi ha scritto il comunicato non era a conoscenza della rinuncia, da parte della CMC e del direttore dei lavori Ing. R. Marconi, alla condivisione delle prove di collaudo. L’altra affermazione non veritiera è “non risulta alcun danno ambientale”. In questo caso nel comunicato si ignora anche quello che è accaduto durante la realizzazione del molo di sopraflutto e dell’enorme quantità di polveri di risulta disperse nel bacino portuale.

Il “danno ambientale”

Le “Priorità 2-3” sono ancora lontane dalla loro realizzazione, ma sulla “4” è doveroso ricordare, sempre all’estensore del comunicato stampa, che un altro “danno ambientale” conclamato è stato commesso e occultato nella “cassa di colmata”, quella massa di melma e rifiuti pericolosi su cui si vuole costruire la stecca dei servizi portuali. C’è una sentenza dei giudici d’Appello di Bari che ha aperto un possibile e preoccupante scenario. I giudici ritengono penalmente rilevanti le condotte poste in essere da alcuni imputati del primo processo sul porto. Le conversazioni intercettate riportano l’avvenuto abbandono e deposito in modo incontrollato di rifiuti pericolosi all’interno della cassa di colmata.
A confermare, indirettamente, la presenza di rifiuti pericolosi nella cassa di colmata sono gli stessi documenti presentati nel primo processo sul porto. Nella lettera datata 31.10.13 l’ARPA Puglia dichiara espressamente che alla data della missiva (31.10.2013) “l’Agenzia non ha eseguito analisi dei sedimenti dei fondali marini interessati dalle operazioni di bonifica nel tratto costiero compreso tra Torre Gavetone e il Porto di Molfetta”. Invece in quella datata 13.12.13 l’ISPRA dichiara che “le analisi dei sedimenti dei fondali marini interessati dalla presenza di residuati bellici nel Porto di Molfetta e in località Torre Gavetone, sebbene prevista dall’Accordo di Programma, non sono state ancora eseguite”.
E se non bastasse, c’è anche la Giunta della Regione Puglia che, nella sua delibera n. 1573 del 3 settembre 2013, ammette che “i campionamenti su aree non ancora bonificate da ordigni è risultato impossibile dare avvio alle attività di caratterizzazione nei tempi definiti nella richiamata convenzione sottoscritta fra Regione, A.R.P.A. e CETLI NBC, con la conseguenza che la stessa non ha avuto attuazione”.
Tutte queste dichiarazioni ci dicono che i sedimenti dei fondali del bacino portuale, prima e dopo le operazioni di bonifica, non sono stati caratterizzati e analizzati, pertanto la draga Machiavelli, tra settembre e ottobre 2011, ha dragato i fondali del porto di Molfetta, trasferendo nella cassa di colmata “tal quale” rocce, fanghi, possibili pezzi di bombe al fosforo, iprite, benzene e tanto altro ancora, creando per l’appunto una vera e propria discarica di rifiuti pericolosi.
Quindi, anche se i reati sono prescritti e tutti gli imputati sono stati assolti, cosa farà il Sindaco? Continuerà a far finta di non sapere e farà costruire la stecca dei servizi sulla “cassa di colmata di rifiuti”?

Project Financing e dragaggi

La “Priorità 5” ci parla, in maniera molto sibillina, di “dragaggio e allargamento lungomare”, di un progetto approvato dalla Giunta comunale e la prossima pubblicazione di un bando.
Intanto bisogna specificare cosa vuol dire “allargamento lungomare”. I cittadini potrebbero pensare subito all’ampliamento del lungomare come una scelta di sviluppo di quella zona in termini di servizi e rigenerazione urbana. Nulla di tutto questo; così come ne abbiamo parlato in un altro articolo specifico, si tratta solo di una nuova “cassa di colmata” che dovrebbe ospitare il materiale di dragaggio di una parte del bacino portuale in cui è ancora in atto la bonifica bellica. Pertanto, non si conosce ancora quando e come avverrà con precisione questo frammento di progetto. Per il resto, che interessa il dragaggio di un’altra parte del bacino portuale, il Comune di Molfetta, con avviso pubblico del 15/01/2024, aveva sollecitato operatori economici potenzialmente interessati alla presentazione di proposte di partenariato pubblico-privato, finalizzate alla realizzazione e gestione degli interventi di dragaggio dei fondali marini, realizzazione della banchina sud-est e completamento del Piazzale sud-ovest del porto di Molfetta. La procedura utilizzata era del project-financing e il costo complessivo stimato dei lavori era pari a 12.000.000,00 di euro. A seguito di pubblicazione dell’avviso pubblico è pervenuta una sola manifestazione d’interesse, quella dell’impresa DROMOS APPALTI che ha presentato una proposta di PFTE (progetto di fattibilità tecnico-economica), nella quale ha indicato quale termine per l’ultimazione dei lavori il 31/12/2028. Questa data non è stata ritenuta idonea dal Ministero delle Infrastrutture, che ha confermato il termine perentorio del 31/12/2026 per l’ultimazione dei lavori. Quindi, poiché il progetto non rispondeva alle prescrizioni tecniche impartite dal Comune nel disciplinare di gara, come da Direttive Ministeriali, la proposta di DROMOS APPALTI SPA non è stata ritenuta conforme né idonea ad avviare la procedura di scelta del contraente. Pertanto, si è proceduto con un nuovo avviso pubblico per una nuova richiesta di manifestazione d’interesse, pubblicato in data 18.02.2025. Gli operatori interessati dovranno presentare la propria offerta-progetto entro il 30.04.2025. I tempi richiesti così perentori, per l’ultimazione dei lavori, difficilmente riusciranno ad attrarre altri operatori economici. Quale operatore riuscirebbe a realizzare tutto ciò che è previsto nell’avviso pubblico in poco più di un anno? Non solo questo, c’è anche la grande incognita della gestione della struttura. Il Comune chiede agli interessati di costruire le opere e poi di gestirle, ma non si capisce cosa si deve gestire se non si sa neanche cosa si riuscirà a costruire e con quale finalità.

La discarica di bombe

Ma la grande incognita è rappresentata dal dragaggio del canale di accesso del porto, una zona ancora inesplorata. Nel 2011 il Comune stralciò dal progetto il dragaggio relativo al canale di accesso, e parte di una più ampia zona denominata “zona rossa”, per evitare ulteriori contenziosi con l’appaltatore ATI CMC-SIDRA-CIDONIO.
Infatti, quell’anno, i lavori nel porto subirono un significativo rallentamento a causa dell’attività di bonifica in atto da parte dello SDAI della Marina Militare per la notevolissima quantità di ordigni residuati bellici presenti sui fondali. Si decise allora una variante che prevedeva uno spostamento di 10 metri della linea di sviluppo del secondo molo di sopraflutto in fuori, verso il mare aperto. Così facendo si guadagnava una fascia larga, appunto di 10 metri, che divideva l’impronta del costruendo molo e quella parte del canale di accesso ancora non bonificato e dragato, in modo da non creare nuove interruzioni e ritardi sul cronoprogramma dei lavori di costruzione del nuovo porto commerciale.
Dopo 14 anni torniamo al punto di partenza, è giunto il momento di dragare il canale di accesso al bacino portuale. L’obiettivo è quello di andare a –11,50 m. di profondità per favorire l’accesso di navi più grandi, ma non si capisce di quali navi stiamo parlando e del perché dovrebbero venire a Molfetta e per trasportare cosa. Ma, prima ancora di questi dubbi, il vero problema è la bonifica, prima di quella non si va da nessuna parte. Se la bonifica del bacino portuale interno è iniziata nel 2005, ed è ancora in corso, si presume che quella del canale d’accesso duri molti anni ancora. Quando tutto cominciò si parlava di un numero consistente di ordigni bellici, quasi a formare una discarica di bombe rilasciate nel 1945, anche a caricamento speciale. Quanti Sindaci negli ultimi anni hanno propagandato “la più imponente operazione di bonifica ambientale marina mai avvenuta in Italia”, ma nessuno di loro ne ha mai decretato l’ultimazione. In questa grave incertezza sono andati comunque avanti nei lavori di quella che doveva essere una “grande opera” diventata una “grande incognita”, che si è nutrita di quasi 100 milioni in più rispetto al costo iniziale senza alcuna prospettiva di sviluppo. Data prevista di ultimazione dell’opera era il 13 gennaio 2012, poi il 2 aprile 2015… 2022, 2024. Siamo nel 2025 e attendiamo l’aggiornamento del cronoprogramma.

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