Truffa Verbatim da 250 mln fondi neri riciclati in Puglia


 

di MASSIMILIANO SCAGLIARINI – lagazzettadelmezzogiorno

In quattro anni, dal 2007 al 2011, avrebbero evaso imposte per 250 milioni di euro. Una montagna di denaro, portata in giro per l’Europa nelle valigie degli spalloni, che proverrebbe da una frode carosello su cd e dvd vergini della Verbatim e che avrebbe dovuto essere reinvestita nelle energie rinnovabili: Sicilia, Calabria e naturalmente Puglia. Un progetto portato avanti solo a metà, perché la Procura di Napoli è arrivata prima: ma è la dimostrazione, l’ennesima, che il fotovoltaico è diventato la patria del riciclaggio. Giovedì la Finanza ha arrestato 14 persone, tra cui i vertici italiani della multinazionale, con l’accusa (tra l’altro) di associazione per delinquere: l’ipotesi è che manager e rivenditori avessero messo su un sistema fraudolento di «cartiere» (società che emettono fatture e poi scompaiono) e di fiduciarie estere per evadere l’Iva e soprattutto l’imposta dovuta alla Siae per ogni singolo cd o dvd venduto. La merce, poi, finiva ugualmente sul mercato italiano a prezzi molto bassi. In questa indagine, nata da un controllo sugli affari dei clan camorristici nella pirateria multimediale, è finito ai domiciliari anche un imprenditore barese, Giovanni Grasso, 54 anni: « Oltre ai supporti audiovisivi ed alle memorie di massa», scrive il gip Giuliana Taglialatela, Grasso «segue anche gli investimenti in energie rinnovabili, in cui l’Airon Group spa sta riciclando i proventi dell’evasione Iva e della Siae».

Airon Group (a sua volta indagata per violazione al decreto 231/2001 sulla responsabilità penale delle persone giuridiche) è una finanziaria fiorentina che fa capo alle due menti della truffa dei dvd, gli imprenditori toscani Luciano e Francesco Meoni, padre e figlio, finiti in carcere. Airon non compare nell’elenco delle centinaia di «sviluppatori» che hanno dato l’assalto al fotovoltaico pugliese, ed il perché lo spiega lo stesso Meoni senior in una delle tante telefonate intercettate dai finanzieri. «Anche per quanto riguarda le 100 società veicolo che tu hai creato», gli dice il commercialista Salvatore Tramontano a proposito di Airon.

E infatti, in Puglia, il braccio operativo di Airon si chiama Selinus. Una «società veicolo», per dirla con le parole del commercialista del gruppo, che a novembre 2010 ha depositato in Regione il progetto per un parco fotovoltaico da 3,5 megawatt ubicato a Noicattaro, su un’area agricola di 5 ettari. Un progetto che, al momento, non risulta ancora essere stato autorizzato.

Gli interessi nelle energie fotovoltaiche della banda del dvd erano piuttosto ambiziosi, come racconta del resto Luciano Meoni al suo referente londinese Filippo Tenderini parlando di investimenti «per un miliardo e mezzo di euro»: «Relativamente all’energia fotovoltaica – annotano i finanzieri -, il progetto prevede la creazione di 4 centrali da 5 Megawatt ciascuna (le prime due sono in Sicilia, la terza è in Calabria, la quarta sarà in Puglia, costeranno 24 milioni di euro ognuna)». Hanno progetti nell’eolico, uno in Calabria, l’altro in Repubblica Dominicana, «sito favorevole dal punto di vista eolico e dove è stato acquistato un terreno per la costruzione di una centrale da 50 Megawatt o oltre», e «un programma a medio-lungo termine nel settore delle bio-masse (biomassa proveniente dalla frutta della Repubblica Dominicana) per la produzione del bio-diesel nel Sud Italia, dove si troverà la fabbrica di trasformazione, sfruttando i contributi del governo italiano». Anche qui, una delle ipotesi era la Puglia.

Il sistema messo su dalla banda – secondo le indagini – produceva centinaia di migliaia di euro a settimana di fondi neri, soldi che venivano trasportati in auto per mezza Europa. E che sono stati usati (anche) per pagare mazzette. Nel 2009, due dei coindagati, Ledo Pacchiarotti e Francesco Barbetta, «trasportano un’ingente somma destinata alla corruzione di pubblici funzionari nell’ambito del progetto fotovoltaico» a Monreale, in Sicilia. Sull’episodio ha aperto un fascicolo la procura di Palermo. I magistrati napoletani (il procuratore aggiunto della Dda, Filippo Beatrice, e il pm Catello Maresca) stanno valutando se trasmettere a Bari gli atti relativi agli affari in Puglia.

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