di GIULIANO FOSCHINI – bari.repubblica.it
Il consigliere regionale del Partito democratico Gerardo Degennaro è stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Bari con l’accusa di tentata truffa ai danni delle casse pubbliche. Una delle sue società avrebbe ottenuto finanziamenti non dovuti, sulla base di documentazioni false. Il nome del consigliere regionale è tra i diciassette indagati nell’inchiesta condotta dal procuratore Antonio Laudati e dal sostituto Isabella Ginefra sull’erogazione dei fondi previsti dalla legge 488. Insieme con Gerardo sono indagati per gli stessi reati gli esponenti della sua famiglia (Carmine, Vito, Giulio, Gaetano e Giovanni), e altri imprenditori e rappresentanti di una serie di società (Antonio D’Armento, Giulia Mazzone, Anna Maria Cacciapaglia, Filippo De Cristofaro, Luca Gioiello, Nicola Savino, Vincenzo Colanninno, Vincenzo Pestrichella, Giuseppe Antonacci, Giuseppe Monteleone e Clemente Sarnataro).
L’iscrizione del consigliere del Pd è dovuta alla sua carica di rappresentante legale dell’Istria Sviluppo srl, una delle società del gruppo che ha avuto accesso ai finanziamenti pubblici. Secondo i militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza senza averne diritto. Gli investigatori sostengono che è stata presentata una domanda di partecipazione al bando, nel maggio del 2003, senza averne diritto “in quanto – si legge nella documentazione allegata al fascicolo – venivano riportati fatti non corrispondenti al vero”. In particolare le società che avevano partecipato alla gara per realizzare alcuni immobili a Castellaneta non avrebbero avuto il requisito dell’oggetto sociale di attività turistica previsto invece dalla legge. In più sarebbero state falsificate le carte sulla reale disponibilità del suolo e alterata altra parte della documentazione. Una situazione che aveva spingo la Procura a chiedere il sequestro sia dei fondi già finanziati e quindi nella disponibilità degli indagati (possibilità questa rigettata però dal gip) sia di quelle non ancora erogate e nella disponibilità del ministero (richiesta questa invece accettata dal gip che ha ordinato il sequestro di 11milioni di euro complessivi, compresi i 2,3 per i quali è indagato Gerardo De Gennaro). La Procura ha già annunciato che presenterà appello al Riesame perché vengano sequestrati anche i contributi già erogati. Ipotesi questa respinta appunto in prima battuta dal gip Vito Fanizzi che ha ritenuto quel tipo di reati prescritti (i fondi erano stati percepiti quasi dieci anni fa). “Ma quell’erogazione di finanziamenti pubblici è stata rateizzata nel tempo – spiega però nell’appello la Procura – dando luogo ad un reato a “consumazione prolungata” che si consuma con l’ultimo rateo che non è stato ancora percepito”.
Il gruppo Degennaro è convinto però di avere tutte le carte in regola. E nei giorni scorsi ha spiegato la sua posizione riguardo le accuse della procura. “Il sequestro – avevano spiegato in una lunga nota operato dalla Guardia di finanza è di natura meramente preventiva e riguarda quella parte del contributo pubblico – 2,375 milioni di euro, pari al 50 per cento del finanziamento totale – per la realizzazione di una residenza turistico – alberghiera in provincia di Taranto, non ancora erogata dal ministero dello Sviluppo economico per la quale la società non ha mai fatto richiesta e né intende farne in futuro”. La residenza in questione, spiegano, “è già in attività dal 2009 e si è in attesa delle determinazioni del ministero dello Sviluppo economico in merito alle richieste effettuate dalla società titolare dell’investimento circa i tempi di realizzazione dell’opera”.