Attacco al gruppo De Gennaro. La procura di Bari ha sequetrato 12 milioni di euro alle società riconducibili alla famiglia di costruttori proprietari e del più grosso gruppo imprenditoriale della città. Truffa aggravata ai danni dello Stato e falso ideologico sui fondi pubblici destinati alla realizzazione di nuove strutture turistico-alberghiero, industriali e per la ristrutturazione di un centro medico-sportivo, nelle provincie di Bari, Taranto e Bat. Queste le accuse, in una vicenda che ricalca quella per la quale è stato indagato l'ex presidente della Camera di Commercio, Luigi Farace, destinatario di un provvedimento di sequestro da un milione e mezzo di euro per i fondi indebitamente percepiti dalla società Excelsior spa per l'ampliamento e la ristrutturazione dell'hotel di via Giulio Petroni.
Soldi pubblici per il sostegno all’attività imprenditoriale ricevuti dietro false attestazioni; contributi a fondo perduto erogati dal ministero dello Sviluppo economico per un totale di circa 23 milioni di euro (di cui 12 milioni oggetto della odierna misura cautelare) percepiti senza averne diritto. Il sequestro dei finanziamenti pubblici concessi ai sensi della legge 488/1992 è stato eseguito dai militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bari, in esecuzione del provvedimento emesso dal gip su richiesta della Procura, nei confronti delle
società baresi beneficiarie Futura Bari srl, Castellaneta Domus srl (entrambe oggi Tecnodelta costruzioni spa), Immobiliare Brindisi Paradiso srl (oggi Villaggio dei turchesi srl) riconducibili ai De Gennaro.
Le complesse investigazioni, svolte da struttura specializzata della Guardia di Finanza – l’esame della documentazione bancaria, contabile ed extracontabile, verifica delle informazioni, esecuzione di decine di controlli incrociati presso enti pubblici, società del “gruppo” e imprese fornitrici – hanno consentito di rilevare innumerevoli irregolarità e gravi violazioni dei requisiti fissati per la concessione dei contributi ministeriali. In particolare è stata accertata la presentazione di documentazione ideologicamente falsa attestante la disponibilità dei suoli e il rispetto dei vincoli edilizi, urbanistici e di destinazione d’uso, sui quali realizzare gli investimenti produttivi cofinanziati dallo Stato; e i simulati apporti di capitale proprio nei vari progetti d’investimento per almeno 40 milioni di euro, documentati al ministero al solo fine di poter ottenere gli acconti dei finanziamenti concessi. Con riferimento a tale ultimo aspetto, le indagini hanno permesso di disvelare una fitta e intricata rete di movimentazioni bancarie attivate dagli amministratori di 15 società “satellite” attraverso un’abile opera di trasferimento di fondi all’interno del medesimo circuito societario, al solo fine di prospettare una situazione patrimoniale delle imprese percettrici dei finanziamenti diversa da quella reale.
La Procura della Repubblica di Bari promuoverà appello al Tribunale del Riesame per i contributi già erogati (pari ad ulteriori 11 milioni di euro) e per i quali il gip di Bari ha rigettato, in prima istanza, la richiesta di sequestro ritenendo prescritte le ipotesi di reato, in quanto ad avviso dell’ufficio requirente, nel caso di specie, la erogazione dei finanziamenti pubblici è stata rateizzata nel tempo, dando luogo ad un reato a “consumazione prolungata” che si consuma con l’ultimo rateo che non è stato ancora percepito; principio riconosciuto dalla Suprema Corte di Cassazione e, recentemente, applicato con il sequestro preventivo emesso nei confronti di Luigi Farace dallo stesso ufficio gip.