Occhio alle carte di credito revolving attivate in seguito ad un accordo raggiunto al telefono con un operatore della banca emittente. Il rischio dietro l'angolo è che si possa incorrere in clausole non volute che producono danni economici rilevantissimi. E' quanto avrebbe stabilito la Procura di Trani nell'ambito del capitolo della maxi-inchiesta sul sistema utilizzato da alcuni istituti di credito per aumentare i propri profitti a danno di ignari clienti che si ritrovavano a dover restituire somme ben maggiori di quelle prese in prestito. Per giunta con tassi di interesse che superavano la soglia massima consentita dalla legge. Per questa ragione, infatti, gli istituti coinvolti dovranno rispondere di truffa ed usura continuata ed aggravata.
Quello di oggi è il secondo filone dell'inchiesta nata a carico dell'American Express e che, per una vicenda ancora tutta da chiarire e del tutto estranea alle carte di credito, portò al coinvolgimento del Premier, Silvio Berlusconi, del Direttore del Tg 1, Augusto Minzolini e del commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi. Una vicenda che fece esplodere il caso-Santoro.
La bufera mediatica nata in quella circostanza, però, non ha impedito alla Procura di Trani di p roseguire nell'inchiesta che, dopo American Express, oggi si è concentrata sui prodotti distribuiti in Italia da Barclay's Bank.
Le indagini condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Bari e coordinate dal Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani, Michele Ruggiero, hanno portato alla notifica di tre informazioni di garanzia ed inviti a presentarsi per rendere interrogatorio a dirigenti apicali in Italia della Barclay’s bank.
Secondo gli inquirenti il sistema utilizzato dalla Barclay’s bank era particolarmente complesso ed è stato esaminato a fondo dai consulenti tecnici della Procura: la Barclay's bank emetteva delle carte di credito denominate «Carta Barclaycard» gold e classic che prevedevano una clausola accessoria particolarissima. Si trattava della copertura assicurativa (ad opera di una compagnia di assicurazioni che, a sua volta, girava l'ottanta per cento dell'incassato alla stessa banca inglese) delle somme utilizzate in contanti. Per poter attivare questa clausola, che prevedeva una maggiorazione del costo del danaro di un ulteriore 0,69 per cento su base mensile, sarebbe stato necessario un consenso esplicito e diretto da parte dei clienti.
La banca, invece, in alcuni casi si sarebbe limitata a comunicare verbalmente questo tipo di clausola accessoria che, anche senza il consenso diretto controfirmato dai clienti, finiva invece nei loro estratticonto mensili. Insomma, secondo la Procura, la clausola contrattuale denominata Credito protetto, faceva scattare la truffa e l'usura ai danni degli ignari clienti.
«Una vicenda – ha detto questa mattina il Procuratore della Repubblica, Carlo Maria Capristo – che mette in luce un fenomeno preoccupante in danno di fasce di utenti non particolarmente agiate. Si tratta di quelle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese e che con il credito al consumo pensano di poter risolvere le difficoltà di liquidità che sono costrette ad affrontare. Quindi si tratta di cittadini meritevoli di ogni tutela e protezione, proprio per la loro posizione di debolezza contrattuale. A questo proposito dobbiamo ringraziare pubblicamente per le loro segnalazioni le associazioni dei consumatori Federconsumatori e Adusbef».
Il Procuratore ha parlato di fenomeno molto diffuso. E i numeri gli danno ampiamente ragione. La Procura, infatti, ha analizzato 439 casi prodotti negli anni 2008 e 2009, in tutto il Circondario di Trani.
Le indagini hanno dimostrato che in 10 casi la clausola era inserita stata senza alcun consenso né scritto, né orale (anche se l'assenso telefonico non vale comunque per questo tipo di contratti); in altri 200 casi non vi è traccia neanche delle registrazioni delle conversazioni che la Barclay's bank avrebbe dovuto conservare.
I fatti sono resi ancor più gravi «per essere stati commessi dalla banca agendo nell’esercizio di un’attività professionale bancaria e di intermediazione finanziaria mobiliare e con abuso di poteri e violazione di doveri inerenti un pubblico servizio quale l’attività bancaria e di intermediazione finanziaria autorizzata».
Se solo in due anni nel Circondario del Tribunale di Trani sono state rilasciate 439 carte di credito di questo tipo e di queste quasi il 50 per cento non sarebbe il linea con la legge, è facile immaginare quale volume d'affari illecito sia stato generato in Italia. Tanto che in alcuni casi la banca ha giò rimborsato le somme incassate indebitamente.