Troppo «fumo» sintetico, l’ombra dei laboratori segreti. Nuove tossicodipendenze

C’è troppa roba in circolazione nonostante divieti e coprifuoco. Le forze di polizia lo stanno dicendo da mesi. Il ridimensionamento della vita sociale, la chiusura prolungata dei locali della notte e dei luoghi giovanili non ha contestualmente ridimensionato il business: il mercato della droga è fiorente più che mai.

Ma c’è un aspetto psicologico, fondamentale, nello spaccio barese a cavallo tra il 2020 e il 2021: cambiate le abitudini e gli stili di vita, cambiati anche gli stupefacenti. Molto più sintetici, più chimici di sempre. Psichedelici, potremmo dire. Gli ultimi sequestri raccontano questa metamorfosi. E riconfermano, qualcosa ce ne fosse bisogno, che la mafia è molto più avanti della società, che ben prima dei mondi istituzionali poi anche di quelli burocratici, sa intercettare e prevenire l’attimo. Non a caso continua a fare soldi a palate.

Le pasticche fino allo scorso anno, sono state una delle droghe più vendute tra i giovani baresi. Di ecstasy e drink energetici sono state piene le serate del weekend e delle estati nei luoghi del divertimento, per non parlare dei parcheggi di molte discoteche saldamente nelle mani della criminalità organizzata: quello il luogo principe della vendita di pasticche. 

I NUOVI BISOGNI DOPO IL LOCKDOWN
– Ma oggi molti giovani consumatori hanno bisogno di un altro tipo di sostanza. Senza socialità, si torna alle droghe anni Settanta. L’obiettivo non è non sentire la fame o la stanchezza, bensì scivolare nell’ottundimento, nel nirvana. In quest’ottica i sequestri recentissimi di Amnèsia, l’ultimo fatto tra Bari e Bitonto, una busta da un chilo trovata nelle mani di un personaggio noto agli ambienti investigativi. Si tratta di marijuana spruzzata di eroina o di metadone o di altre sostanze psicotrope. Consente – come dice eloquentemente il suo nome – di «dimenticare». Un’«erba» particolarmente diffusa tra i minorenni per i suoi costi bassi: una bustina (ci si può ricavare anche tre «sigarette», dipende da quanta se ne mette nel tabacco) oscilla fra i 5 e i 10 euro.

LE PIATTAFORME DI MESSAGGISTICA – A fronte dei sequestri, l’attuale mondo dello spaccio anche a Bari si è fatto più impenetrabile, proprio per effetto delle limitazioni imposte dalle norme per il contenimento del contagio. Prima bastava andare nelle «piazze» giuste per incontrare uno spacciatore. Oggi chiunque sosti in una piazza dopo le 20 corre il rischio di essere controllato. Quindi gran parte dell’attività si è spostata online, social e piattaforme di messaggistica. Se in questi giorni vi arriva un invito a scaricare Signal, sappiate che è uno dei nuovi canali di comunicazione anche del mondo dello spaccio. Domanda e offerta corrono su Telegram e qualcuno ha perfino rispolverato Viber.

I LABORATORI SEGRETI – Ma torniamo all’affermazione rilanciata di recente dai detective della Squadra Mobile barese: «C’è troppa roba in circolazione nonostante divieti e coprifuoco». Il sospetto è che vi sia più di un laboratorio clandestino nel quale cannabis e marijuana vengono trattati chimicamente. Nel capoluogo e in provincia già in passato i sequestri di grow-box erano all’ordine del giorno, vale a dire stanzini, verande o balconi domestici trasformati in serre per la coltivazione della cannabis, con tanto di ventilatori e lampade a led. L’evoluzione è l’uso di apparecchiature e reagenti tipici di un laboratorio chimico. I «tecnici» assoldati dai sodalizi malavitosi sono al lavoro negli scantinati segreti di Japigia (come d’altronde è sempre accaduto) come in altre palazzine popolari nei quartieri della periferia, tra Carbonara, Ceglie e Santa Rita ad esempio.

L’attività investigativa è intensa. Polizia, carabinieri e guardia di finanza sono sulle tracce delle centrali che anche in questa fase difficile stanno continuano a lucrare dal potente mercato delle sostanze stupefacenti. (c.f.)

fonte: (c.f.) – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Accordo Asl-Prefettura stop a logiche punitive

Negli ultimi 5 anni il Dipar- timento delle dipendenze patologiche della Asl di Bari ha ricevuto me- diamente 515 segnalazioni di persone denunciate o segnalate per l’uso di sostanze stupefacenti e, nel 2020, sono state trattate 129 famiglie disfunzio- nali per motivi droga-correlati con figli minorenni, per i quali si sono resi necessari interventi di tipo giudizia- rio e sanitario.

Sono alcuni dei dati forniti in oc- casione della firma del protocollo d’in- tesa tra Prefettura e Asl di Bari fi- nalizzato a prevenire il fenomeno delle tossicodipendenze soprattutto tra i giovani under 25. Obiettivo dell’ac- cordo, di durata triennale, è la precoce presa in carico dei soggetti segnalati per l’uso di droghe per intervenire non solo sul versante del contrasto e del recupero ma anche su quello della prevenzione, in modo da «superare la logica punitiva a favore di un processo di crescita e di motivazione al cam- biamento verso uno stile di vita sa- no».

Sul campo opererà una equipe mul- tidisciplinare con assistenti sociali della Asl e il nucleo operativo tos- sicodipendenze della Prefettura, che avrà il compito di redigere rapporti semestrali sull’andamento dell’inizia- tiva, di valutare i singoli casi e di avviare il programma terapeutico e socio-riabilitativo personalizzato, coinvolgendo anche le famiglie nel caso di minori e, sul fronte della prevenzione, le scuole e i servizi ter- ritoriali dei Comuni.

«Questa intesa sarà particolarmente efficace – commenta il direttore ge- nerale Asl Antonio Sanguedolce – nel tagliare i tempi burocratici tra la denuncia, la notifica, la prima e la seconda convocazione, il passaggio dalla Prefettura al servizio dipendente patologiche: tempi che possono essere così lunghi da vanificare molto spesso l’efficacia degli interventi».

«L’intesa – dice la prefetta Antonella Bellomo – si inserisce in un ambito di prevenzione e contrasto all’utilizzo di sostanze stupefacenti, valorizzando le opportunità riservate al mondo gio- vanile, peraltro in un periodo in cui le libertà private vivono un momento di restrizione».

I numeri del fenomeno come si diceva sono significativi. Negli ultimi 5 anni, il Dipartimento Dipendenze Patologiche, diretto dal dottor An- tonello Taranto, ha ricevuto media- mente 516 segnalazioni di persone denunciate e 129 famiglie con figli con problemi di droga. Secondo quanto raccolto si tratta in prevalenza giovani adulti (18-25 anni) e adulti (26-49 anni) che hanno dichiarato di fare uso per- sonale delle sostanze a loro seque- strate.

L’intesa tra Prefettura e ASL va dunque ad inserirsi in uno scenario complesso, con un’attenzione parti- colare rivolta alla fascia d’età sino ai 25 anni. Giovani consumatori di so- stanze psicotrope da recuperare, creando connessioni positive ed ef- ficaci «tra il sistema sanzionatorio e quello di prevenzione e cura» in modo da «superare la logica punitiva a fa- vore di un processo di crescita e di motivazione al cambiamento verso uno stile di vita sano». In pratica agire di più a livello psicologico per re- cuperare il giovane, piuttosto che far leva sulla punizione. Il tutto in un ambito di una maggiore semplificazione dei procedimenti in modo da agire con maggiore velocità sulla per- sona.

Perché la strategia sia efficace ser- vono tuta una serie di sentinelle sul territorio a partire dalla scuola e dai comuni, anche per garantire il tem- pestivo svolgimento dei colloqui, in luoghi d’ascolto dedicati, nonché la contestuale presa in carico delle per- sone segnalate, per non pregiudicare le finalità riabilitative e di recupero dei soggetti con una dipendenza pa- tologica.

Infine, snellire le procedure buro- cratiche, quali comunicazioni formali dalla Prefettura ai SerD e da questi agli utenti mediante un’unica con- vocazione a colloquio presso un ufficio ove siano contemporaneamente dispo- nibili i professionisti del NOT e del SerD.

«Guardate i vostri figli. I segnali nei loro occhi»

Cambi di umore repentini e occhi rossi, insonnia ed euforia inspiegabile, oppure scatti di ira ingiustificata anche per un adolescente alle prese con scariche ormonali. Sono solo alcuni dei se- gnali da cogliere immediatamente per cercare di capire se un ragazzo ha problemi di droga.

«Guardate negli occhi i vostri figli – spiega Antonello Taranto, psichiatra e direttore del Dipartimento dipendenze patologiche della Asl di Bari in un video molto scaricato via social -, ci sono tanti piccoli segnali che si possono intercettare e che permettono di accorgersi se i ragazzi fanno uso di droga. Quando uno studente fuma uno spinello (ma il consiglio vale anche per altre droghe, ndr.) la congiuntiva cioè la parte bianca dell’occhio, diventa rossa, iniettata di sangue. Non solo. Un giovane consumatore di droghe può apparire più disinibito del solito, o al contrario più irritabile. Quando si notano repentini cambi di abitudini, tutti questi sono campanelli di allarme che devono far mettere in guardia il genitore».

Solo che oggi a quasi un anno dall’esplodere della pandemia non è solo lo spinello che turba le notti dei genitori. Senza scuola, senza luoghi di aggregazione, chiusi in casa davanti al pc o con il cellulare, tra i più giovani dilagano nuove droghe sintetiche che si acquistano nel darkweb o più facilmente con un messaggio tipo whatsapp.

Secondo l’ultima relazione dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze di Lisbona in un periodo di confinamento domiciliare, i consumatori abituali di sostanze stupefacenti non vanno più alla ricerca di sostanze psicoattive per favorire la socializzazione in ambienti ricreazionali (come discoteche, pub, bar, locali di divertimento, ecc), ma di prodotti da consumare in solitudine. Tra questi si allarga il consumo di benzodiazepine e di oppioidi sintetici, tra cui i fentanili. Si tratta di una famiglia di sostanze con una potenza da 100 a 1000 volte più alta di quella della morfina e dell’eroina. Sostanze prodotte in laboratori casalinghi e che si vendono come sostituti a basso costo dell’eroina. Tanto potenti, quanto tossici, provocano un’overdose difficilmente reversibile.

«La pandemia che stiamo vivendo – sottolineano molti psicoterapeuti – non ha portato solo malattia e morte, paura e confusione, ma è riuscita a creare una grande incertezza per il futuro. Gli adulti, magari più pratici e consci, riescono a lavorare su loro stessi per non far vacillare la propria stabilità, ma i giovani, i ragazzi, non sono ancora in grado di avere questo controllo emotivo e psicologico e possono essere indotti a cercare una via d’uscita sbagliata a questo stress. Iniziano così a fare uso di droghe, senza controllo, per creare un mondo alternativo a quello che stanno vivendo».

Un po’ come le scelte psichedeliche della gioventù anni ‘60. A questo si aggiunge una spinta molto più antica e che riguarda più propriamente l’adolescente: la ricerca di trasgressione che prima del Covid si cercava fuori casa magari con droghe «sociali» e che invece oggi si diffonde nelle case, magari alimentandosi anche dei naturali conflitti figli-genitori, tanto più accesi dalla forzata convivenza sotto lo stesso tetto.

«Il bisogno fondamentale di trasgredire del giovane spesso non è avere la droga ma violare la legge del padre, per crescere in un mondo che glielo impedisce – mette in evidenza il dottor Taranto -. Per crescere devo sentirmi dire di “no” dal padre e dalla madre. Noi oggi questo lo stiamo negando ai ragazzi. Secondo un sistema di valori alterati crediamo di proteggerli accontentandoli. Invece ci scopriamo solo inadeguati nel ruolo di genitori».

L’isolamento sociale, la mancanza di interazione scolastica, la paura per se stessi e per i propri cari, hanno influito moltissimo sulla personalità dei giovani, ecco allora che i più deboli hanno iniziato a cercare di alleviare queste ansie con sostanze che in qualche modo alleggerissero il tutto: le droghe, che invece di aiutare possono solo allontanarli per qualche tempo dalla realtà, per poi farli ricadere in un tunnel più nero di quello da cui si cercava di scappare. Il vero aiuto per questi ragazzi possono essere i genitori, che devono intuire questo disagio ed il conseguente abuso di sostanze illegali.

A questo c’è anche un altro aspetto: in questi anni è venuto meno lo stigma sociale che fino agli anni ‘90 veniva costruito attorno al giovane drogato. Non avendo più a che fare con ragazzi con l’ago al braccio stile «I ragazzo delle zoo di Berlino», il consumo di droghe diventa una abitudine più facilmente accettata, perché meno portatrice di una plateale allerta sociale. Ancor di più oggi, la droga consumata nel chiuso della propria stanza, nel silenzio affettivo dell’isolamento, non solo non provoca scandalo, ma non viene quasi intercettata da genitori che sono sì vicini fisicamente, ma lontani come attenzione.

Che sia un modo per evadere, che sia volontà di trasgressione i ragazzi non devono essere lasciati soli e sta ai genitori saper intercettare i primi segnali sui quali intervenire. Prima che sia troppo tardi.

fonte:  www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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