
Sul posto sono interventuti i carabinieri e i vigili del fuoco
di Patrizia Mongelli (www.barisera.net/…)
MOLFETTA – Sul sito del movimento Liberatorio da qualche giorno è comparso un elenco con tutti i più recenti casi di auto incendiate. Negli ultimi tre anni, dal 2008 alle ultime settimane del 2010, sono oltre venti le notti illuminate dalle fiamme in diverse zone della città. Dolosi o accidentali – spesso è quasi impossibile dirlo con certezza – l’escalation è impressionante.
Soltanto nell’ultima settimana sono quattro le auto date alle fiamme. Ma ad inquietare di più sono i 3,5 chili di esplosivo che i carabinieri hanno sequestrato, il 18 settembre scorso, in contrada San Leonardo. Oltre all’esplosivo c’erano anche 12 detonatori e 52 metri di miccia a lenta combustione rinvenuti in un casolare abbandonato.
L’ultimo caso risale invece a ieri sera in via Canonico de Beatis, rione Paradiso. Una serialità su cui indagano gli inquirenti ma che comincia a generare sospetti tra gli aderenti del movimento Il Liberatorio: le ipotesi dell’autocombustione o del corto circuito non convincono gli iscritti al movimento civico pronti ormai ad organizzare manifestazioni pubbliche di sensibilizzazione.
Sotto accusa anche il silenzio della politica cittadina, fatta eccezione per Rifondazione Comunista.
Il coordinatore del movimento Matteo d’Ingeo ha lanciato l’iniziativa denominata “E domani a chi toccherà?” un titolo provocatorio dietro cui si nasconde la volontà di ricostruire la mappa dei roghi degli ultimi anni. Il sospetto è che dietro la scia di fiamme ci sia la criminalità organizzata e il fenomeno delle estorsioni. Per il momento solo sospetti, ma la tensione aumenta caso dopo caso.
Chi indaga è più prudente: secondo alcune indiscrezioni la causa accidentale degli incendi comincerebbe a perdere quota (troppi i casi e soprattutto troppo vicini nel tempo) mentre starebbe prendendo piede l’ipotesi di un gruppo di vandali o di uno squilibrato che agirebbero col modus operandi dei delinquenti seriali.
Quel che è certo è che le indagini finora non hanno portato a nulla e che la società civile comincia a essere stanca: “Non possiamo convivere con la preoccupazione che la nostra auto prenda fuoco o assistere inermi dalle nostre finestre a botti e fiamme”, dicono i cittadini invitati a segnalare sul blog del Liberatorio casi di incendi di cui non viene
Mi sembra molto interessante un commento ad un articolo apparso sul sito della Gazzetta del Mezzogiorno:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=371443
Il Liberatorio ha avuto il merito di aver per primo lanciato l'allarme incendi a Molfetta sospettando una loro origine non accidentale, ma forse è ora di guardare fuori dai nostri confini comunali e chiedersi se il fenomeno non vada visto in una prospettiva ancora più inquietante.
Abi