di ANTONELLO NORSCIA – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
La diffusa presenza di alghe in mare nel tratto di costa da Molfetta a Trani avrebbe un comun denominatore che porterebbe, dritto dritto, ai lavori d’ampliamento del porto molfettese. E’ l’ipotesi investigativa che s’affaccia nell’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Trani sui diversi incresciosi fenomeni denunciati nelle ultime settimane da stampa, cittadini e bagnanti delle città costiere.
Le indagini avviate dal sostituto procuratore Antonio Savasta diranno se le opere d’ampliamento del nuovo attracco mercantile costituiscano la causa o una concausa dell’increscioso, e chissà se e quanto pericoloso per la salute, stato delle acque marine, soprattutto a ridosso della costa; oppure se quei lavori non stanno avendo alcuna incidenza.
Savasta è il pubblico ministero che da un paio d’anni ha aperto un’inchiesta proprio sui presunti reati ambientali che sarebbero stati commessi, e che potrebbero continuarsi a perpetrare, con le vaste opere d’ampliamento del porto di Molfetta. Un’inchiesta, quest’ultima, che conta diversi indagati, accusati a vario titolo, e che forse potrebbe interfacciarsi col nuovo fascicolo d’inchiesta. Si sospetta, infatti, che l’epicentro dei recenti fenomeni che hanno scatenato le alghe sia proprio a Molfetta. Non a caso, in quest’ottica, nei giorni scorsi il Corpo Forestale dello Stato (che già è interessato alla precedente indagine) ha acquisito documenti proprio dal Comune di Molfetta, nonostante il fenomeno sia stato registrato anche nelle città costiere a nord.
Un’acquisizione mirata ad accertare alcuni particolari profili sulla natura degli interventi, sulle possibili conseguenze e sull’adozione di eventuali contromisure. Si starebbe, dunque, facendo strada l’ipotesi investigativa secondo cui le opere per l’amplimento del porto abbiano alterato e compromesso il naturale equilibrio dell’habitat marino. I lavori avrebbero distrutto flora e fauna marina destinata anche a limitare il fenomeno delle alghe. Che, perciò, in assenza o con l’abbassamento di barriere naturali sarebbero proliferate (complice anche il periodo estivo) ed estese sino ad interessare tratti di mare delle città limitrofe. Sul versante costiero la Procura tranese ha competenza nel tratto che va da Molfetta sud (risalendo verso nord) sino a Barletta.
Secondo indiscrezioni il pm Savasta avrebbe nominato un perito per accertare la natura, l’entità e l’eventuale pericolosità del fenomeno. Si mira ad accertare, dunque, se le varie ed impressionanti chiazze avvistate da Molfetta in su siano effettivamente riconducibili ai lavori portuali. Ma al contempo non si escludono altre cause o comunque concause. Come, ad esempio, l’illecito scarico a mare di luquami o il mal funzionamento di collettori e depuratori della fogna che inquinerebbero le acque. Potrebbe, ad esempio, esser avvenuto a Trani nel tratto di mare antistante Lungomare Chiarelli, proprio lì dove ha sbocco il cosiddetto “canalone”. In questo caso i lavori al porto di Molfetta non c’entrerebbero nulla o potrebbero, invece, costituire un aggravamento dello stato di salute del mare tranese, maglia nera di Puglia secondo “Goletta Verde”.
Ma a lavoro non ci sarebbe solo il perito del pm Savasta. Negli ultimi giorni ispezioni, prelievi ed esami di campioni d’acqua marina vedrebbero interessati Acquedotto, ufficio d’igiene, polizia municipale ed Arpa Puglia. E non solo a Trani. Chiazze sospette sono state avvistate anche a Barletta mentre sempre a Trani gira voce che un uomo, a quanto pare colpito da eritema, sarebbe in possesso di un filmato, forse realizzato col cellulare, che riprenderebbe alle prime luci dell’alba un container scaricare liquami a mare nei pressi della “seconda spiaggia”: rifiuti forse rivenienti da villette non allacciate.