fonte: http://bari.repubblica.it/cronaca – di CHIARA SPAGNOLO
Salentini e albanesi stretti in un sodalizio di ferro per gestire il traffico di droga nel mar Adriatico: lo ha scoperto la Dda di Lecce nell’ambito di un’inchiesta che ha portato all’arresto di 14 narcotrafficanti. Si tratta di 11 italiani (brindisini e leccesi) e 3 albanesi, destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere, firmate dal gip Carlo Cazzella su richiesta dei sostituti procuratori Guglielmo Cataldi e Valeria Farina Valaori.
Traffico internazionale di sostanze stupefacenti, l’accusa contestata al termine delle indagini condotte dalla guardia di finanza di Brindisi, che per 10 mesi ha messo insieme gli elementi necessari per dimostrare che il trasporto di marijuana dalle coste dell’Albania a quelle della Puglia meridionale è gestito da un’unica organizzazione transnazionale, nell’ambito della quale gli albanesi svolgono il ruolo di produttori dello stupefacente, organizzatori dei viaggi e venditori mentre gli italiani effettuano le attività di logistica, ovvero viaggi in mare e sistemazione a terra fino al ritiro da parte dei corrieri.
Numerosi sono stati negli ultimi mesi i sequestri di marijuana, alcuni effettuati sulle spiagge a sud di Brindisi (in particolare Cerano e Torre San Gennaro) altri, con l’ausilio del Reparto aeronavale di Bari, direttamente in mare, davanti alle coste brindisine e del nord leccese (da Otranto a San Foca, passando per San Cataldo e Casalabate). In totale sono state sequestrate 3 tonnellate e mezzo di stupefacente per un valore all’ingrosso di circa 35 milioni di euro. Oltre alle 14 persone destinatarie di misura cautelare, dall’agosto 2016, sono stati arrestati 21 trafficanti e altri due sono stati denunciati. In occasione di uno sbarco è stato trovato un kalashnikow con 119 cartucce e sotto sequestro sono finiti anche due gommoni, un motoscafo e un autocarro.
Secondo quanto accertato dagli uomini della guardia di finanza – coordinati dal colonnello Tiziano Lagrua – il sodalizio italo-albanese avrebbe ricalcato le metodologie operative utilizzate negli anni Ottanta e Novanta per il contrabbando di sigarette. Non è un caso che quasi tutti i brindisini arrestati siano in realtà ex contrabbandieri, riciclati nel traffico di droga.
A loro era stato assegnato il compito di guidare le imbarcazioni piccole e veloci che solcano l’Adriatico ma anche quello di fungere da vedette nei porti da cui escono i mezzi della guardia di finanza, per avvisare i complici dell’avvio dei controlli in mare, nonché di monitorare i luoghi scelti per gli sbarchi per evitare sorprese. Agli italiani toccava inoltre custodire la droga, nascondendola in anfratti e piccole grotte a ridosso della spiaggia, per consegnarla poi agli albanesi che svolgevano la funzione di corrieri. Dopo l’arrivo in Italia lo stupefacente tornava nelle mani degli stranieri, che ne gestivano il trasporto in altre regioni d’Italia e la commercializzazione al dettaglio.