Trani, un pentito fa tremare i boss. E manda in carcere un 36enne per l’omicidio della trans Tatiana

fonte: http://bari.repubblica.it – di GIOVANNI DI BENEDETTO

TRANI –Una rapina finita male“. La confessione a un amico, oggi collaboratore di giustizia, ha segnato la svolta nel giallo sull’omicidio di Aldomiro Gomes, avvenuto esattamente dieci anni fa nelle campagne di Trani. Si chiama Patrizio Lomolino, 36 anni, il presunto autore del delitto della trans di origini brasiliane, conosciuta come Tatiana, uccisa il 18 febbraio del 2007. Il nome dell’uomo – attualmente detenuto nel carcere di Paola, in Calabria, per una rapina – è stato tirato in ballo dalle dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia, il 38enne Vito Corda, figlio del più noto Nicola, un tempo affiliato al clan dell’ex boss Salvatore Annacondia, arrestato a febbraio scorso per le estorsioni a locali e aziende della città.

Nella voluminosa ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di Lomolino la gip Maria Grazia Caserta fa riferimento alle figure di altri due pentiti: Luigi Colangelo, che già in passato aveva indicato Lomolino come responsabile dell’uccisione della trans, e Salvatore Fiore. I quali hanno riferito agli inquirenti “con tranquillizzante certezza” il nome dell’autore dell’omicidio Gomes. A novembre l’uomo era già stato arrestato ma il tribunale del riesame annullò l’ordinanza di custodia, confermando soltanto le accuse di rapine e molestie a un altra transessuale. Gli elementi forniti da Vito Corda, secondo quanto si legge nei verbali, hanno poi trovato riscontri oggettivi  in alcune intercettazioni ambientali eseguite nel carcere in cui Lomolino è detenuto.

Corda starebbe collaborando con i magistrati della Dda di Bari anche su altri fatti di cronaca avvenuti in città negli ultimi anni. La Direzione distrettuale antimafia, in un report recente, ha definito la situazione criminale locale “preoccupante”, con associazioni, seppur pericolose, che non sono in grado di fronteggiare l’eventuale sconfinamento di organizzazioni che operano in altri territori. Era la fotografia dei magistrati baresi all’indomani dell’apertura dell’inchiesta sulla morte di Antonio Mastrodonato, il 21enne ucciso in via Superga lo scorso 12 febbraio. Nello stesso fascicolo c’è anche il tentativo di omicidio di un 45enne avvenuto qualche giorno dopo in un bar poco distante e da qualche tempo figura anche la misteriosa scomparsa di un giostraio, Saverio Marcone, svanito nel nulla dal 18 giugno del 2015.

Al momento, emerge dalle carte, sono almeno tre i gruppi criminali sul territorio. Il primo, si legge, è quello capeggiato da Vito Corda e dai suoi fratelli Giuseppe e Alessandro, tutti in carcere. Un altro è quello che fa capo a Luigi Colangelo, collaboratore di giustizia, che vanta numerosi gregari tra cui c’era proprio il giovane ucciso di recente. L’ultimo, secondo quanto riportato, è rappresentato dai sodali di Francesco Ferrante, ucciso il 14 gennaio del 2015.

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