fonte: GIOVANNI DI BENEDETTO – bari.repubblica.it
Fermati prima che potessero fuggire all’estero, sentiti dai carabinieri dopo l’arresto del 66enne con il quale dividevano la abitazione nel centro storico di Trani, caduti più volte in contraddizione. La convinzione degli investigatori, in attesa della convalida da parte del gip, è che una donna di origine abruzzese e un immigrato di nazionalità marocchina sappiano perfettamente a chi fosse destinato il tritolo trovato a casa di Gaetano Arnesano, con precedenti di polizia, arrestato il 22 novembre.
Trovato che girava in bicicletta con 3 chili e mezzo di esplosivo e un detonatore, pronto per essere piazzato da qualche parte. La coppia risponde di concorso nella fabbricazione e detenzione del materiale esplodente. I due, è l’ipotesi degli inquirenti della procura di Trani, avrebbero aiutato Arnesano a confezionare i candelotti, molti dei quali erano nascosti in casa, e di qui a poco li avrebbero fatti esplodere.
Resta da capire se il 66enne fosse a conoscenza di un eventuale attentato oppure sarebbe stato impiegato solo come corriere. Le indagini procedono nel più stretto riserbo, trapela che l’episodio potrebbe essere collegato ai recenti fatti di sangue di cui si sta occupando la Dda di Bari, anche dopo le dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia. Motivo per il quale anche questo fascicolo potrebbe presto passare di mano. La certezza per il momento è che il tritolo, circa 13 chili complessivamente, doveva essere utilizzato a breve. Un attentato ‘istituzionale’, sospetta qualcuno, il ritorno in grande stile del racket delle estorsioni o ancora il regolamento di conti ancora in sospeso.