Trani, giudici arrestati: il libro dell’ex gip del Castillo nel 2014 «anticipava» quasi tutto

fonte: MASSIMILIANO SCAGLIARINI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Un libro, scritto a fine 2014, aveva anticipato quasi tutto. Tanto da entrare nell’indagine che a gennaio ha portato in carcere i due magistrati Antonio Savasta e Michele Nardi: l’autore, il gip Roberto Olivieri del Castillo, per anni a Trani prima di trasferirsi a Bari, è tra i testimoni ascoltati dalla Procura di Lecce. Ma anche argomento fisso nelle conversazioni dei giudici intercettati, che si erano riconosciuti nei personaggi del libro: Savasta ipotizzò un ricorso d’urgenza per impedire a del Castillo di presentare «Frammenti di storie semplici» a Barletta. E, non riuscendoci, mandò due suoi amici ad ascoltare e fare domande durante la serata.

È una delle tante storie raccontate nella corposa informativa conclusiva che i carabinieri di Barletta hanno depositato fin da aprile 2017, ricostruendo gran parte degli episodi poi oggetto dell’ordinanza cautelare. I militari, su delega della pm Roberta Licci, ad agosto hanno ascoltato del Castillo, che per quel libro fu convocato anche dal Csm il 16 giugno 2016, e fu sottoposto a un procedimento disciplinare «a seguito di un esposto a firma dei capi degli uffici di Trani immediatamente successivo alla pubblicazione, nel giugno 2015, di un articolo sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” relativo alla presentazione del mio libro presso la libreria Laterza di Bari. Nell’esposto si sosteneva che a seguito dell’articolo in cui si citava il libro si era generato un chiacchiericcio che aveva coinvolto vari magistrati degli uffici giudiziari di Trani cosicché si ravvisava una lesione del prestigio della magistratura».

«Si sosteneva – mette a verbale il gip – che i fatti narrati nel mio romanzo “Frammenti di storie semplici” pubblicato nell’anno 2014, corrispondevano quantomeno in parte a vicende reali. Secondo quanto ricordo, il Csm mi ha chiesto se mi risultavano rapporti di amicizia/frequentazione tra (…), nonché tra il dott. Scimè e l’Avv. S.D.S ed infine tra il dottore Savasta e l’avvocato Papeo. Riguardo a queste specifiche domande del Csm ho riferito nel corso dell’audizione, e ovviamente ribadisco in questa sede, che mi risultano questi rapporti di frequentazione. Tra l’altro se non ricordo male proprio l’avv. Ragno insieme al dott. Michele Nardi si occupò dell’allestimento della sala della Corte D’Assise in occasione dell’insediamento del dott. Capristo quale procuratore della Repubblica, che si risolse in effetti in una cerimonia “in grande” con la partecipazione di personalità politiche, militari e della società civile».

«VICENDE REALI»
Del Castillo, che racconta di aver «decisamente negato» l’identificazione di alcuni personaggi del libro con i suoi colleghi all’epoca in servizio a Trani, conferma però che alcune storie erano vere. «Alcuni spunti sono derivati da fatti di cronaca locale e nazionale e vicende processuali che mi sono capitate nel corso della mia carriera senza alcun riferimento a specifici magistrati e/o avvocati realmente esistenti». E consegna ai militari l’elenco di quei processi: «In effetti mi è capitato di occuparmi, quale Gip di Trani, di una vicenda di usura che riguardava un vescovo di Trani, monsignor Pichierri, che fu indagato per usura» e poi archiviato. Poi «una indagine per usura a carico dell’avvocato Ragno», terminata con la prescrizione, e – tra gli altri – uno dei tanti procedimenti nati dalle denunce (ritenute false dalla Procura di Lecce) di Fabio D’Introno, l’imprenditore che ha raccontato di aver pagato Nardi e Savasta facendoli finire in carcere.

«I FATTI SONO VERI»
Nardi è ovviamente molto arrabbiato per il libro di Del Castillo, essendosi riconosciuto nel personaggio del giudice Casardi. Ma mantiene due versioni. Una, quella pubblica, la espone al padre e anche a Savasta, dopo aver ricevuto una proroga delle indagini da Lecce: «Michele perché mi hai chiamato? – gli risponde Savasta per sms -. Pensi che questi fatti siano connessi alle calunniose dicerie contenute nel libro Del Castillo per cui tutti noi saremmo teoricamente oggetto d’indagine?». L’altra versione sul libro, quella privata, Nardi la riserva a un avvocato amico: «Perché… Alcuni fatti… i fatti che stanno indicati lì… Molti sono veri… Cioè basta andare a verificare… Sono veri… Cioè il fatto che quello è cugino di quell’altro… (…) Praticamente lo sappiamo tutti».

 

IL RICORSO
A ottobre 2016, a quasi due anni dall’uscita, il libro di del Castillo viene ripresentato a Barletta. Savasta (che ha le microspie dei carabinieri anche in ufficio, oltre che in macchina) ne viene informato da un amico avvocato e va su tutte le furie: Barletta è la sua città di residenza. « Lì deve andare qualcuno a registrarlo». E così il magistrato si confronta con il fratello Maurizio, avvocato, per ipotizzare un ricorso d’urgenza con cui impedire la presentazione. «Savasta Antonio – riassumono i carabinieri nell’informativa – aggiunge che non devono mettere in imbarazzo il giudice civile chiedendo il ritiro del libro dalla commercializzazione ma bensì bloccare l’evento nella città di Barletta, ovvero luogo di vita e di relazioni della sua persona». La strategia evidentemente non va in porto. E così Savasta chiama a raccolta gli amici e incarica un commercialista di Bitonto e un ispettore di polizia di presentarsi in libreria.

«TRIBUNALE DA CHIUDERE»
Alla serata partecipano anche i carabinieri. «Molte di queste [persone] – annotano i militari – utilizzavano degli smartphone per registrare la presentazione del libro da parte degli intervenuti ed il successivo dibattito con domande dirette all’autore». Tra loro anche il commercialista, che poi riferisce a Savasta al telefono concentrandosi si una frase di Del Castillo: «Alcuni piccoli Tribunali andrebbero soppressi». Savasta la considera offensiva e ipotizza di rivolgersi all’Ordine degli avvocati: «Detta da un magistrato e trasfusa all’utenza, è un fatto di gravità inaudita e io se fossi il Consiglio dell’Ordine di Trani direi tu come ti permetti». Sappiamo come è andata a finire.

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