fonte: http://bari.repubblica.it
Smaltivano illecitamente rifiuti speciali provenienti dalla Campania nei terreni del Foggiano. E per ‘ammorbidire’ i controlli dell’Arpa, l’Agenzia regionale protezione ambiente, avrebbero pagato tangenti a un dirigente. A fare da intermediari, consegnando personalmente il denaro, sarebbero stati tre politici locali, ex amministratori dei Comuni di San Severo e Barletta.
L’indagine della Dda di Bari, ribattezzata ‘In Daunia venenum‘, ha portato all’arresto di 14 persone (cinque in carcere e nove ai domiciliari), fra imprenditori, dipendenti di un impianto di compostaggio e di una azienda di trasporti, oltre ai protagonisti principali di questa vicenda: Domenico Gramegna, dirigente dell’Arpa Puglia, e i tre politici. Per altre cinque persone sono state emesse misure cautelari di obbligo e divieto di dimora. In totale, sono 42 le persone indagate. Nei confronti delle due società coinvolte, la Lufa Service di San Severo e la Pulitem di Casalnuovo di Napoli, e di alcuni indagati sono stati eseguiti sequestri di beni per 9,3 milioni di euro.
Gli accertamenti di polizia, guardia di finanza e Corpo forestale, coordinati dai pm baresi Giuseppe Gatti, Lidia Giorgio e Renato Nitti, hanno documentato anche una presunta corruzione relativa alla bonifica di un terreno nell’area dell‘ex Fibronit di Bari, che ha portato all’interdizione per un anno di Gaetano Nuovo, amministratore della Allkema Service srl di Modugno (Bari), che effettuò nel 2014 la bonifica di un terreno adiacente all’ex fabbrica Fibronit e che per ottenere una certificazione nonostante alcune irregolarità avrebbe assunto il figlio di Gramegna.
Lo stesso funzionario dell’Arpa, ora agli arresti domiciliari, per chiudere un occhio sulle carenze strutturali dell’impianto di compostaggio di San Severo avrebbe intascato – secondo l’accusa – 5mila euro con la mediazione di Primiano Calvo, coordinatore provinciale a Foggia di ‘Noi con Salvini‘ ed ex vicesindaco di San Severo, di Antonio Comitangelo e di Paolo Antonio Del Prete, rispettivamente vicecoordinatore regionale e componente del coordinamento provinciale Bat di ‘Idea popolo e libertà’ (tutti e tre ai domiciliari per corruzione). A falsificare le relazioni sarebbero stati altri cinque funzionari Arpa, indagati a piede libero.
I fatti contestati dalla Procura barese risalgono agli anni 2010-2014 e riguardano lo sversamento illecito di circa 100mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, tra fanghi di depurazione, scarti di lavorazione di alimenti, animali macellati, oltre a plastica e pneumatici. “Il ciclo non è stato mai rispettato – ha confermato agli inquirenti un dipendente della Lufa, anche lui tra gli indagati – e l’impianto accettava più del doppio dei rifiuti consentiti”, ma ogni sera venivano “stracciati i documenti di trasporto” per non lasciare tracce sui rifiuti in entrata e in uscita. “Questo permetteva di smaltire enormi quantità di rifiuti in ogni sito – ha ammesso il lavoratore – tanto da innalzare i terreni coltivati anche di diversi metri”.
Attraverso intercettazioni, appostamenti e video è stato accertato che i rifiuti, provenienti dalle province di Napoli e Caserta, venivano trasportati dai mezzi della Pulitem alla Lufa Service. E quelli che apparentemente venivano trasformati in fertilizzanti per agricoltura, in realtà venivano sversati illecitamente in terreni utilizzati come discariche. E spesso vicini a falde acquifere e zone balneari turistiche.