Torna in mare la «Kalimché» barca confiscata alla mafia. Ora sarà una biblioteca mobile

A vele spiegate verso una nuova vita. Quella della Kalimché, che da barca usata dagli scafisti per i traffici di esseri umani da Bodrum a Otranto si trasforma in biblioteca galleggiante, segna la rinascita di otto ragazzi sottoposti a misure penali o in carico ai servizi di comunità del Comune di Bari. Sono loro ad averla restituita, dopo un anno di formazione e lavoro, al mare e alla comunità. Tutto grazie al progetto «Cantiere d’Amare», realizzato dall’associazione di promozione sociale Marcobaleno di Bari, vincitrice dell’edizione 2018 del concorso «Orizzonti solidali» promosso dalla Fondazione Megamark.

L’imbarcazione a vela di circa 12 metri, confiscata alla criminalità organizzata e concessa dal ministero della Giustizia per le attività di riabilitazione dei giovani in situazione di disagio, è stata rimessa in mare ieri con un evento inaugurale alla darsena Mar di Levante del porto di Bari cui ha partecipato anche il fondatore di «Libera», don Luigi Ciotti.

Nelle sue parole, la sintesi del valore «di un progetto costruito su un percorso professionalizzante che mette in relazione gli esseri umani e li pone nelle condizioni di poter sperare in modo fondato sul proprio futuro. Cibatevi di libertà – è stato l’augurio di don Ciotti agli otto ragazzi – ma ricordatevi che si è liberi con qualcuno, mai contro qualcuno. E che la responsabilità viene prima della legalità, che è un mezzo per raggiungere un altro valore che è quello della Giustizia».

Non è mancato il riferimento ai porti chiusi del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. «Questo è un porto aperto. Aperto alla speranza. Certo, è un problema complesso che va gestito a livello europeo. Ma si potrebbe potenziare la cooperazione internazionale e istituire i corridoi umanitari – dice don Ciotti – sono due strumenti utili a mio avviso. Non ci si può fermare solo a sicurezza e ordine pubblico».

Formazione e lavoro, dunque. Gli otto ragazzi sono felici. E pieni di speranza. «Abbiamo imparato un mestiere – dice per tutti Claudio –. È stata un’emozione fortissima vedere la barca a mare». Soprattutto se si pensa che nelle due prime fasi del progetto hanno imparato a rimettere in sesto una imbarcazione, con tutti i segreti del mestiere di operatori di cantieristica navale, e nella terza fase, quella di addestramento a bordo, impareranno a diventare dei veri lupi di mare. E non finisce qui. Ciò che è stato possibile per Claudio e gli altri sette ragazzi – provenienti in parte dalla comunità del Redentore in un quartiere difficile come il Libertà – lo sarà anche per altri ragazzi che faranno il loro stesso percorso con un’altra vela di circa 15 metri confiscata alla mafia, la Capricorn. Accanto a loro i tecnici della scuola di vela e nautica Mar di Levante Srl, nonché gli educatori e gli assistenti sociali del dipartimento Giustizia minorile e di comunità di Bari. Piena collaborazione dell’Autorità portuale e della Capitaneria di Porto di Bari.

La Kalimché diventa ora biblioteca galleggiante animata da eventi culturali finalizzati all’inclusione sociale, e farà parte del progetto «Bari Social Book con cui – spiega l’assessora al Welfare, Francesca Bottalico – il Comune investe risorse per 90 mila euro. Il bando si chiude lunedì. E per settembre si potrà partire».

fonte: Lucia del Vecchio – Corriere del Mezzogiorno

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