Torna il caldo e le auto bruciano per “autocombustione”?

Stanotte, alle 2.15, in via Giaquinto n.66 sono state incendiate due autovetture con ingenti danni alla facciata del palazzo, vetri, portone e infissi. Quando il 2 maggio scorso abbiamo appreso dell’arresto del presunto “piromane” a carico del quale furono raccolti molteplici e consistenti indizi di responsabilità in ordine a numerosi incendi seriali, commessi come meri atti vandalici tra Marzo ed Aprile del c.a. nel comune di Molfetta, abbiamo espresso le nostre perplessità sulle responsabilità dello stesso arrestato circa gli incendi degli ultimi 4 anni.

Certo, non possiamo mettere in dubbio i video delle telecamere private che hanno ripreso Alessandro Albanese che appiccava fuoco a delle auto,  ma rimangono altre centinaia di incendi senza colpevoli se è vero che il “piromane” arrestato è rimasto in carcere negli ultimi 15 mesi prima del suo primo atto incendiario. Quindi si torna alla favola dell’autocombustione o corto circutito, tanto cara a molti avvocati e cittadini? Certo è che ci sono ancora in giro tanti altri piromani seriali e che ci sono da assegnare le responsabilità di altri 4 anni d’incendi e degli incendi che ci sono stati dopo l’arresto di Alessandro Albanese. Noi continueremo a lanciare segnali di fumo agli inquirenti affinchè interroghino più approfonditamente Albanese e si facciano raccontare i contatti che ha avuto nel carcere, appena uscito dallo stesso e se nelle serate di delirio piromane è stato portato e indirizzato nei luoghi degli incendi, rigorosamente sotto il controllo di telecamere.

In quei giorni la tensione era alta e per calmare gli animi c’era bisogno del capro espiatorio  che allentasse la caccia alle streghe del piromane seriale, del racket delle estorsioni, delle trattative tra amministrazione e malavita locale; oggi invece la situazione è nuovamente critica e chi dirige le trattative col sindaco senatore ha alzato la posta. Sbaglia la stampa locale, più o meno commerciale, a minimizzare o censurare episodi gravi come l’aggressione al dott. Francesco Azzollini, detto Ciccio,  nipote del SindacoSenatore, la nostra denuncia sulla Fondazione Valente o della presenza incontrastata dell’omicida del sindaco Carnicella come addetto al servizio d’ordine o venditore di bibite durante i concerti organizzati dalla Fondazione. Questi sono segnali inequivocabili di malessere di questa città e il sindaco, o chi per lui. deve dirlo chiaramente se sta subendo pressioni o ricatti. Non è più tempo di tacere.

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