Terremoto sui magistrati della Calabria: 15 indagati

 
Iscritti nel registro a Salerno anche il procuratore di Cosenza Spagnuolo, l’aggiunto di Catanzaro Luberto e il procuratore di Castrovillari Facciolla

Almeno 15 magistrati calabresi sono indagati dalla Procura di Salerno per vicende diverse e per reati diversi, alcuni gravi, come il favoreggiamento mafioso, corruzione in atti giudiziari e corruzione. I pm salernitani, competenti per il distretto di Catanzaro, stanno indagando da ll ’estate scorsa con carte trasmesse dalla Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. A finire sotto inchiesta, magistrati requirenti e giudicanti, pure con ruoli apicali, degli uffici di Catanzaro, Cosenza e Crotone. Se le indagini porteranno la Procura salernitana – che da settembre ha un reggente, il procuratore aggiunto Luca Masini –a chiedere processi, la Calabria potrebbe essere squassata da un terremoto giudiziario dentro la magistraC’ è uno scontro al vertice delle toghe di Catanzaro finito in Csm, Procura generale della Cassazione e ministero della Giustizia. In segreto, sono stati ascoltati l’estate scorsa dalla Prima commissione del Csm il procuratore generale, Otello Lupacchini, e il procuratore antimafia, Nicola Gratteri. Lupacchini ha contestato a Gratteri, con una nota interna, di non rispettare regole di coordinamento con altri uffici giudiziari e di aver fatto il furbo non inviando, come prevede il codice, elementi di indagine alla Procura di Salerno su magistrati calabresi non appena sono emersi spunti ma, in sostanza, solodopo una prima inchiesta. Gratteri non ci sta a passare per disonesto e si è rivolto al Csm. Palazzo dei Marescialli dovrà decidere se qualcuno deve lasciare il posto per incompatibilità ambientale o se lo strappo si possa ricucire. Lupacchini ha assicurato che non vuole ostacolare le indagini contro la ’ndrangheta che Gratteri, sotto minaccia quotidiana, conduce, ma il procuratore sembra essere convinto che, al di là delle parole, Lupacchini gli sia ostile.

I due, davanti alla Prima commissione, in luglio presieduta dal laico di Ncd Antonio Leone, non si sono risparmiati bordate. Secondo quanto risulta al Fatto, il primo a essere stato ascoltato è stato il pg Lupacchini, il 25 luglio. Durante l’audizione secretata, esordisce caustico: “Non sto qui a ricordare l’atteggiamento ostile manifestato mi sin dal momento della mia presa di possesso a Catanzaro, solo lui era il verbo non solo nel distretto di Catanzaro, ma probabilmente in tutta Italia, nell’universo e forse anche in altri siti”. Secondo Lupacchini, Gratteri non riconosce nessun altro: “Tutti sono farabutti all’infuori di lui, nessuno capisce nulla, perché il verbo giuridico è lui a possederlo”.

Gratteri avrebbe un’interpretazione disinvolta delle regole, Lupacchini gli imputa di non aver trasmesso immediatamente le carte a Salerno sui magistrati finiti sotto inchiesta, ma anche di non essersi coordinato con la Procura di Castrovillari su un’indagine parallela, almeno fino a quando non aveva gli elementi di indagine da passare a Salerno su quell’ufficio. Dice Lupacchini al Csm: “Se l’esigenza di trasmettere gli atti insorge immediatamente, mentre io sto indagando, devo spogliarmi di tutto, non devo aspettare che si verifichi un passo falso” e affonda: se Gratteri dovesse agire con questo criterio allora “ogni magistrato del distretto si sente in pericolo o dovrebbe sentirsi in pericolo”.

IL GIORNO DOPO, il 26 luglio, è il turno di Gratteri al Csm. È un fiume in piena. Ribadisce, quanto già scritto a Lupacchini e cioè che non poteva coordinarsi con Castrovillari perché c’erano dei sospetti sugli inquirenti e che ha mandato le carte a Salerno al momento giusto, come da codice. Gratteri racconta che c’è un passaggio di una nota di Lupacchini in particolare che lo ha preoccupato: “Mi si dice che io ‘furbescamente’ non ho trasmesso gli atti a Salerno. Di me accetto tutte le critiche del mondo, che sono ignorante ecc., ma sull’onestà no”. Gratteri sottopone all’attenzione dei consiglieri anche un fatto per lui “strano”, ovvero la partecipazione di Lupacchini a una conferenza stampa del procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla: “Il pg che partecipa a una conferenza stampa di un’operazione, qualunque essa sia, non l’ho mai visto. Noi abbiamo arrestato 169 persone, non è venuto nessuno”, e in terra di ’ndrangheta, ragiona, “i comportamenti hanno messaggi, i comportamenti sono pietre”.

E fa una richiesta al Csm: “Vorrei non avere ostile il pg. Non sottovalutate questa cosa. Se esce fuori la notizia che con il pg non ci sono più rapporti, dietro la porta della Procura generale faranno la fila per trovare il tallone d’Achille di Gratteri, per questo ho fatto quell’esposto”. Rivela che “ogni settimana c’è un’intercettazione ambientale dove si discute come mi devono ammazzare”. Ma la mancanza di coordin amento? Gratteri spiega che quando è necessario si sente con tutti gli uffici, pure tutti i giorni, ma non ha tempo “per parlare del sesso degli angeli o andare a baciare l’anello a nessuno. Mi annoio a parlare di indagini di 40 anni fa, ogni volta con il pg Lupacchini parliamo della Banda della Magliana. Sono uno concreto, voglio sentire del futuro, al massimo del presente”.

Cioè, vorrebbe far capire “che ci sto dando l’anima e la cosa che mi interessa è la serenità dei miei colleghi e della polizia giudiziaria”.

Dentro la magistatura.  Tr gli inquisiti sono risultati il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo, indagato per corruzione e corruzione in atti giudiziari. Secondo un’ipotesi accusatoria, tutta da verificare da parte dei pm salernitani, nel 2016 Spagnuolo avrebbe favorito l’indagato Giuseppe Tursi Prato in cambio del suo silenzio sul fratello: Tursi Prato, noto ex consigliere regionale socialdemocratico ed ex presidente della Asl di Cosenza, avrebbe favorito in precedenza Ippolito Spagnuolo per il suo trasferimento dal reparto di psichiatria dell’Asl di Cosenza al servizio territoriale. Ma le diverse indagini sviluppate da Salerno toccano anche l’ufficio di Gratteri, il procuratore che ha trasmesso atti ai colleghi campani. È indagato, infatti, il procuratore aggiunto di Catanzaro, Vincenzo Luberto, che secondo un’ipotesi, anche questa tutta da verificare, è accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e abuso d’ufficio. L’accusa di violazione del segreto d’ufficio riguarda notizie su un’operazione di polizia che Luberto avrebbe rivelato all’ex vicepresidente della Calabria, Nicola Adamo (Pd) che si trovava in compagnia di Giuseppe Tursi Prato. Per quanto riguarda l’ipotesi accusatoria di abuso d’ufficio, è connessa a un arrestato per mafia nel marzo del 2016.

Un fascicolo riguarda pure il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, accusato dai pm salernitani di abuso d’ufficio. Nei mesi scorsi, il procuratore è stato chiamato in causa dal maresciallo Carmine Greco, comandante della Forestale di Cava di Melis (Cs), ufficiale di polizia giudiziaria, fatto arrestare per mafia il 7 luglio scorso dalla Procura di Catanzaro. Greco sostiene che con il presunto avallo del procuratore Facciolla avrebbe manipolato degli atti di un’indagine. Ora i magistrati di Salerno devono verificare se ci siano riscontri alla chiamata in correità del maresciallo Greco.

È bene specificare che i fascicoli di indagine su magistrati calabresi finora non hanno portato ad alcuna richiesta di misura preventiva né a richieste di rinvio a giudizio. Le indagini della Procura di Salerno continuano e il Csm fa le sue valutazioni su eventuali incompatibilità ambientali.

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