LEGGI Sanità, una nuova inchiesta travolge Tedesco e Lady Asl
LA REAZIONE “Bari l’unica procura dove sono i pm a rallentare i processi”
Senatore Tedesco, si sente un bersaglio?
“L’immagine di Alberto Tedesco come il male assoluto della sanità pugliese fa comodo a tutti. Però, devono trovarsene un altro: non me ne starò con le mani in mano. Gli inquirenti stanno usando la tecnica dello spacchettamento per tenermi sotto pressione: quando non si ha niente in mano si fa così, nella speranza che l’indagato faccia qualche passo falso. Non accadrà. Psicologicamente sono forte: ho sulle spalle 40 anni di attività politica e amministrativa, ho gli anticorpi giusti”.
Niente da dire sulle accuse che le vengono mosse?
“Non stanno in piedi. Qualcuno dovrebbe chiedersi: possibile che Tedesco potesse agire in modo così indisturbato e che nessuno lo controllasse? Suvvia, ero una delle persone più esposte del governo regionale, per quattro anni mi hanno rimproverato soltanto il conflitto di interessi e sono stato sempre difeso dal presidente della Regione. Possibile che, improvvisamente, io abbia subito una trasformazione? Ci sono tante cose strane. A cominciare dai diversi magistrati che, prima del 2011, si sono più volte imbattuti nel nome di Lea Consentino, senza avvertire l’esigenza di indagare a fondo. Deve essere chiaro che è stato Nichi Vendola a dare potere e autonomia a Lea Cosentino, è stato lui che l’ha fatta sempre sentire in una botte di ferro. È stata abile, ha gestito appalti e concorsi come ha voluto: chissà perché mai nessuno ha voluto prendere in considerazione questa chiave di lettura”.
Tutto ruotava intorno a Lady Asl?
“L’epicentro delle indagini è lei. Vendola si è lamentato pubblicamente, ma non mi risulta che si fosse mai posto il problema delle frequentazioni di Lea Cosentino, di cui era a conoscenza”.
Allude a Gianpi Tarantini?
Non soltanto a lui, ma anche ad ambienti politici mai tirati in ballo in questa storia”.