Taranto, un drone cade nel carcere: portava ai detenuti minicellulari e droga nascosta nei wurstel

fonte: bari.repubblica.it

Scena da film ma non a buon fine quanto avvenuto alle 21.45 di mercoledì sera, 24 ottobre, nel carcere di Taranto dove un drone è stato fatto alzare in volo per raggiungere una cella del penitenziario per portare telefoni e droga ai detenuti, mentre dall’esterno è partita una batteria di fuochi di artificio per coprire il ronzio dell’apparecchio.

E mentre un detenuto, con la fiammella di un accendino, indirizzava la rotta dell’apparecchio, il drone è finito contro dei fili sospesi ed è precipitato al suolo. Un agente si è accorto del piano e ha dato l’allarme. Si è così scoperto che il drone doveva consegnare ai detenuti due microtelefoni cellulari completi di cavetto di ricarica usb e dei wurstel imbottiti di droga. Immancabile scatta ora la polemica dei sindacati sulle “inadeguate” misure di sicurezza nelle carceri, sulla carenza di personale e sulle vetuste dotazioni della polizia penitenziaria.

Secondo il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, “come sempre, in fatto di tecnologia, la criminalità organizzata è al passo con i tempi a differenza dell’Amministrazione Penitenziaria che per problemi di disorganizzazione e di disattenzione costringe la Polizia Penitenziaria a mantenere a livelli del secolo scorso sia le proprie dotazioni in ausilio del servizio sia il proprio bagaglio di aggiornamento professionale“.

In tal senso – indica ancora il sindacalista – se devono salutarsi con favore le 1240 assunzioni straordinarie per la Polizia Penitenziaria previste nella prossima manovra finanziaria, sempre che la stessa sia mantenuta, non possono che continuare a destare perplessità la pressoché assoluta mancanza di uniformi del Corpo, la pericolosa vetustà dei mezzi di trasporto e l’altrettanto dannosa assenza di strumenti per prevenire le aggressioni in danno del personale quali ed anche gli spray al peperoncino o i taser”.

Federico Pilagatti, segretario generale Sappe, sottolinea che la droga trasportata dal drone era contenuta in alcuni wurstel e diretta, assieme ai telefonini, in una stanza del terzo piano del carcere. “L’ingegnoso piano – aggiunge – prevedeva anche il diversivo di fuochi artificiali fatti esplodere all’esterno del carcere, mentre il piccolo drone veniva guidato nel posto giusto attraverso la fiammella di un accendino che un detenuto aveva acceso dalla finestra della propria cella. L’apparecchio, prima di arrivare a destinazione, è incappato in alcuni fili ed è caduto permettendo all’unico agente di servizio al piano (tre sezioni e circa 200 detenuti) di accorrere e dare l’allarme”.

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