Taranto, le mani della mafia sui supermercati: sotto sequestro 13 punti vendita del gruppo Pascar

fonte: http://bari.repubblica.it – di VITTORIO RICAPITO

L’antimafia di Lecce vince il round al Riesame e sequestra nel Tarantino un’intera catena di negozi alimentari. Sotto sigilli il centro di distribuzione Primo Cash di Statte e 13 supermercati del gruppo Pascar fra Taranto, Statte, San Giorgio ionico, Grottaglie, Pulsano e Crispiano per un valore di oltre 4 milioni di euro. Secondo la guardia di finanza, pur avendo amministratori ufficiali (che non sono coinvolti nelle indagini) la catena di supermercati era di fatto controllata da uomini del clan riconducibile al boss Giuseppe Cesario, alias Pelè, deceduto a marzo 2014.

L’inchiesta Feudo, a cui il sequestro è collegato, è stata di recente chiusa dalla Procura distrettuale antimafia con 86 indagati. Tra questi ci sono anche Francesco Tagliente, ex vicesindaco di Statte, l’avvocato penalista Antonio Mancaniello e l’imprenditore Antonio Guarino. A giugno 2016 furono eseguite 38 ordinanze di custodia cautelare, 30 delle quali per associazione mafiosa.

Dalle indagini di Fiamme gialle e Antimafia emerge che erano soprattutto i cognati Cosimo Bello, 45 anni, ritenuto il feudatario del clan nel territorio di Statte, e Carlo Mastrochicco, 47 anni, a interessarsi di reinvestire i proventi illeciti del gruppo criminale, come il traffico di droga, in attività commerciali ‘pulite’: fra queste anche un’agenzia funebre e una pizzeria a Statte. Da alcune intercettazioni emerge che i due trattavano con fornitori, impartivano disposizioni ai dipendenti e si relazionavano perfino con i clienti del centro all’ingrosso Primo Cash.

La catena, insomma, scrive il gip nella ordinanza di custodia cautelare, era un “centro di interessi strategico” per il sodalizio “non solo in relazione alla realizzazione di lauti introiti che garantiva, ma anche alla generale realizzazione delle illecite progettualità proprie dell’organizzazione” perché all’interno dell’esercizio commerciale, secondo gli investigatori, si tenevano incontri per stabilire approvvigionamenti di stupefacenti dalla Calabria.

Il giudice per le indagini preliminari Michele Toriello, tuttavia, a giugno stabilì che il coinvolgimento di Bello e Moastrochicco nella gestione della catena di supermercati non era stato sufficientemente chiarito dagli investigatori e negò il sequestro. Poi la Procura antimafia ha proposto appello al tribunale del Riesame e ha ottenuto il sequestro dell’intera attività imprenditoriale. I 13 supermercati, della superficie di oltre 5mila metri quadrati, sono stati affidati dalla guardia di finanza a un amministratore giudiziario per garantire la continuità delle vendite e il mantenimento dei posti di lavoro.

Il 15 giugno del 2016 la guardia di finanza ha messo fine alle presunte attività del clan Cesario a Taranto e Statte. Trentotto le ordinanze di custodia cautelare: 30 in carcere per associazione mafiosa (due eseguite nei giorni successivi) e otto ai domiciliari. In carcere finirono anche cinque donne del clan, madri, mogli e sorelle che secondo l’accusa hanno gestito gli affari di famiglia anche dopo la morte di Giuseppe Cesario.

La presunta organizzazione, secondo l’accusa, si occupava di traffico di sostanze stupefacenti, usura, estorsioni, armi e contrabbando di sigarette. Secondo gli investigatori il clan aveva messo le mani sulla città, insinuandosi nel mercato del pesce e nelle attività a esso collegate, come la fornitura di ghiaccio. Acquistava fiumi di droga dal clan ‘ndranghetista Bonavota di Sant’Onofrio da distribuire nelle zone di competenza del Tarantino.

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