di Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
Fin dal 2010 le istituzioni sapevano che il gasdotto Tap sarebbe approdato a San Foca. Lo sapeva la Regione (“per prima Angela Barbanente”), la Provincia di Lecce e il Comune di Melendugno che, tramite l’ex sindaco Vittorio Potì, offrì il suo territorio alla multinazionale, che all’epoca valutava solo l’ipotesi Brindisi. Lo ha rivelato a Lecce l’amministratore delegato di Tap Italia, Giampaolo Russo, spiegando che le barricate odierne contro l’opera si levano tardive, dopo che la politica, a più livelli e di diverso colore, al gasdotto diede il suo placet. Con Tap nel 2010 ci parlarono in tanti. Per primo Potì – racconta il manager – che fu presentato dal presidente della commissione Ambiente della Provincia (oggi senatore di FI) Francesco Bruni, e poi vari rappresentanti della Regione, tecnici e politici, “compresa l’allora vicepresidente Loredana Capone”. Sia Barbanente sia Capone, però, hanno smentito seccamente le affermazioni dell’ad.
L’unico che di gasdotto non parlò mai direttamente con la società che vuole realizzarlo, secondo il racconto del manager Tap, fu il presidente Nichi Vendola, ma molti altri – dice Russo – “lo consideravano una possibilità di sviluppo e certo non lo osteggiavano”, anzi “la Regione era d’accordo ai più alti livelli politici”. Oggi, però, la situazione è molto diversa. Il fronte del No Tap è ampio, costituito da comitati e amministratori locali, e trova sponda (almeno in teoria) nei politici di ogni livello. A partire proprio dalla Regione, che ha avviato un Host ovvero un confronto partecipato con la popolazione al fine di formulare un parere tecnico da inviare al ministero dell’Ambiente per la Via. Lì è fermo per ora il progetto Tap, destinatario di osservazioni molto critiche da parte degli esperti assoldati dal Comune di Melendugno, e puntualmente smontate dall’ingegnere Salvatore Volpe.
Nel corso del pomeriggio i rappresentanti di Tap hanno condotto i giornalisti in tour lungo i luoghi del gasdotto e sulla spiaggia di San Foca hanno trovati ad attenderli un gruppo di attivisti, che hanno ribadito la necessità di un incontro pubblico sui dettagli dell’opera, a cui Russo si è detto disponibile. Il manager ha quindi precisato che la ratifica dell’Accordo internazionale tra Italia-Grecia-Albania, prevista per oggi alla Camera, è slegata dalla procedura di Via e che la multinazionale non chiude la porta a un’ipotesi alternativa. “Se Regione o Governo indicano un’opportunità migliore, in termini tecnico-ambientali, che sia ben accetta al territorio e che non comporti a Tap problemi, saremo pronti a valutarla”.
In serata, la replica di Barbanente e Capone, che definiscono “sconcertanti” le affermazioni fatte a Lecce da Russo perché, dicono, “è falso che sapessimo tre anni fa dell’approdo leccese, e ancor più falso che abbiamo valutato positivamente la scelta”. “Di cattivo gusto – aggiungono in una nota – è poi riferire di una telefonata dello scomparso Vittorio Potì. E’ inquietante, peraltro, che la decisione circa l’approdo di un’opera di così rilevante impatto ambientale possa basarsi sulla telefonata di un sindaco”.
“Ci auguriamo vivamente – prosegue la nota – che le stesse falsità non informino la valutazione d’impatto ambientale e l’interlocuzione con le comunità locali”. “La Regione Puglia, com’è noto – aggiungono – ritiene entrambe essenziali per poter definire la propria posizione sull’opera, che non può prescindere dalla seria e rigorosa valutazione degli impatti e dalle istanze delle comunità locali”.
“Al dott. Russo – concludono – converrebbe assumere consapevolezza che partecipazione trasparenza e sostenibilità ambientale sono per noi principi inderogabili e pratica quotidiana, non parole vuote da pronunciare nei convegni”.