
È accusato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio: due tangenti da 10 e 20mila euro prese da altrettanti imprenditori – fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
L’ex capo della Protezione civile pugliese, Mario Lerario, è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione dal gup di Bari, Francesco Ferraro. È accusato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio: due tangenti da 10 e 20mila euro prese da altrettanti imprenditori, accuse a fronte delle quali la Procura (con il procuratore Roberto Rossi e l’aggiunto Alessio Coccioli) aveva chiesto la condanna a sei anni. Quattro anni è la condanna per l’imprenditore Luca Ciro Giovanni Leccese, che come Lerario aveva scelto il rito abbreviato.
Lerario e Leccese (che restano ai domiciliari) sono stati condannati all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al divieto permanente di contrarre con la pubblica amministrazione, oltre che la confisca dei beni sequestrati. Per Lerario è stata disposta anche la cessazione del rapporto di lavoro con la Regione (già avvenuta). Entrambi gli imputati sono stati poi condannati a risarcire la Regione (costituita con l’avvocato Rita Biancofiore), con il pagamento delle spese legali.
Lerario si era difeso attraverso un lungo memoriale, in cui ha parlato anche di “pressioni” per effettuare rapidamente determinati appalti.
IL COMMENTO DELLA DIFESA
«Vedremo le motivazioni della sentenza, che saranno depositate in tre mesi. Il giudice ha ridimensionato sia pure di poco la richiesta della Procura». E’ il commento dell’avvocato Michele Laforgia, difensore di Mario Lerario, l’ex dirigente della Protezione civile della Regione Puglia condannato oggi a 5 anni e 4 mesi di reclusione dal Tribunale di Bari per di corruzione.
«E’ una sentenza che mi sembra abbastanza equilibrata – ha aggiunto – anche se ci sarebbe da discutere di alcune questioni di diritto».
«Il mio assistito è detenuto agli arresti domiciliari da più di un anno – ha spiegato Laforgia – è una persona provata da una situazione non semplice, ma ha preso la condanna con dignità, come ha sempre preso questa sfortunata vicenda da quando si è verificata». Ai giornalisti che gli hanno chiesto se sia in programma una istanza di revoca dei domiciliari, Laforgia ha risposto che «non abbiamo ancora deciso se presenteremo istanza di revoca della misura, dobbiamo vedere bene il dispositivo, poi faremo un ragionamento dal momento che c’è un lungo periodo di detenzione già sofferto che si computa sulla pena finale».