Tangenti al capo della Protezione civile, l’ingegnera denuncia: “Pressioni da Lerario per aiutare un imprenditore”

Nei verbali dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Mario Lerario, le dichiarazioni di una funzionaria regionale: “Mi fece cambiare un certificato”. Le indagini sulla fuga di notizie e sulle ripetute bonifiche degli uffici in cerca di microfoni e microcamere – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Alla ditta di Mottola spettava un certo tipo di certificato, ma il dottor Lerario ha insistito per riconoscere una categoria diversa. E nonostante l’ingegnere Mercurio fosse d’accordo con me, considerate le pressioni di Lerario, alla fine mi ha detto di cambiare il certificato“: cominciano a manifestarsi le prime crepe nel “sistema Lerario”, con dipendenti regionali (che negli anni sono stati collaboratori dell’ex capo della Protezione civile regionale) pronti a mettere nero su bianco le pressioni ricevute nel trattare le pratiche di imprenditori che oggi vengono considerati amici dell’ex dirigente e che potrebbero essere stati favoriti nell’affidamento di appalti in cambio del pagamento di mazzette.

Mario Lerario 

La prima a parlare è stata l’ingegnera Sabrina Della Crociata, che non è indagata ma è stata ascoltata come persona informata sui fatti il 29 dicembre (sei giorni dopo l’arresto di Lerario per corruzione). E dopo che agli arresti domiciliari erano finiti anche gli imprenditori Luca Leccese di Foggia e Donato Mottola di Noci, che il 22 e 23 dicembre avevano consegnato al dirigente 20mila e 10mila euro in contanti.

Il certificato galeotto

Proprio per fare un favore a Mottola, la dirigente il 21 ottobre avrebbe chiamato a rapporto Della Crociata e l’avrebbe invitata a risolvere una questione tecnica in maniera favorevole all’imprenditore. Il racconto di quella giornata, fatto dalla professionista alla Guardia di finanza il 29 dicembre, coincide quasi completamente con quello che gli investigatori avevano ascoltato in diretta due mesi prima, grazie alle microspie nell’ufficio del dirigente dell’Economato (incarico poi lasciato da Lerario) che avevano resistito alle ripetute bonifiche fatte effettuare dai suoi uomini di fiducia. La discussione si era svolta alla presenza di Mottola (“dovermi confrontare alla presenza del diretto interessato lo trovavo fuori luogo”, ha detto la funzionaria) e aveva riguardato il Cel, certificato di esecuzione dei lavori relativo a un affidamento da un milione per una struttura sanitaria.

Della Crociata aveva inserito la Dmeco nella categoria OG1, mentre il titolare voleva essere inserito anche in altre: “Ho spiegato al dirigente le mie motivazioni, ma lui mi ha incalzata chiedendo di modificare il Cel”. Dalle intercettazioni si desume che l’ingegnera aveva fatto presente le difficoltà: “Va caricato tutto sul sito dell’Anac, avremo difficoltà perché le categorie inserite non trovano corrispondenza”. Ma Lerario sul punto era irremovibile, chiarendo che la stazione appaltante (la Regione) avrebbe fatto un’ispezione e quindi collaudi ad hoc.

Per farlo, naturalmente, era necessario anche l’assenso del rup Antonio Mercurio (anche lui indagato), con il quale Della Crociata si era confrontata: “Ero molto infastidita dalla situazione, perché in cinque anni ho sempre avuto con il dottore Lerario un confronto sereno e si è mostrato aperto al dialogo. Invece stavolta è rimasto fermo sulle sue posizioni. Mercurio ha prima concordato con me e poi, viste le pressioni di Lerario, mi ha detto di cambiare il certificato”.

La fuga di notizie e le bonifiche

Non una ma più operazioni di pulizia degli uffici di Lerario dalle microspie sono state effettuate nei mesi scorsi, a partire da maggio, quando per la prima volta operò un tecnico specializzato. Il 24 dello stesso mese il dirigente chiese a un tecnico di formattare il suo computer, il 3 settembre il tecnico tornò in ufficio e staccò la videocamera ma non il microfono che continuò a registrare. A novembre nuova operazione di pulizia, con lo specialista che rassicurava sul fatto che le bonifiche sarebbero state effettuate ogni quindici giorni.

Proprio in relazione a tali attività, scaturite dalla consapevolezza di Lerario di essere indagato la Procura sta verificando la posizione di Nico Lorusso, giornalista dell’ufficio stampa regionale, nei cui confronti il 13 gennaio è stata effettuata una perquisizione, ipotizzando a suo carico le accuse di concorso in rivelazione, utilizzazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale.

A far credere che sia stato lui a informare il capo della Protezione civile di un’attività investigativa nei suoi confronti sono alcune conversazioni intercettate nell’ufficio, nelle quali Lorusso affermava di aver visto un decreto e di sapere che erano state posizionate quattro cimici: “Non so se sono ancora attive, perché il decreto risale a qualche mese fa…”. Di tali intercettazioni, che i pm ritengono la prova di una rivelazione di notizie riservate, l’avvocato Cristian Di Giusto (difensore di Lorusso) ha detto: “Sembrerebbero confermare l’assoluta irrilevanza penale delle condotte contestate al mio assistito”.

Di Giusto ha presentato ricorso al Riesame per ottenere la restituzione dei supporti informatici (computer personali e di lavoro, telefono cellulare, chiavette usb) sequestrati e sui quali sarà disposta una consulenza informatica. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia, Piero Ricci, ha segnalato al Consiglio di disciplina territoriale il caso di Lorusso, invitandolo ad acquisire elementi utili per l’avvio di un eventuale procedimento disciplinare a carico dell’iscritto.

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