Tangenti a Lerario, nel mirino 19 milioni di euro in più autorizzati per le spese contro il Covid della Protezione civile

Sui 202 milioni spesi durante la pandemia ci sono tanti punti oscuri e, per provare a chiarirli, la Prima commissione del Consiglio regionale – fonte: Chiara Spagnolo, Antonello Cassano – bari.repubblica.it

Potrebbero celarsi nei 19 milioni di variazioni di Bilancio, autorizzate per le spese della Protezione civile regionale, alcune irregolarità nella gestione dei fondi pubblici utilizzati durante la pandemia. Le variazioni di cui non sono note le fonti di finanziamento e la destinazione – fanno parte del computo complessivo della spesa effettuata nell’era Lerario, rispetto alla quale ci sono molti altri punti da chiarire, come l’utilizzo della voce ” Altro”, grazie alla quale sono stati spesi in maniera imprecisata quasi 5 milioni, e anche il fatto che 161 dei 202 milioni spesi in totale siano serviti per comprare dispositivi di protezione individuale e ” attrezzature urgenti”. Se la cifra sia equa o spropositata lo chiariranno gli accertamenti in corso, sia quelli amministrativi che penali. Le indagini proseguono a tamburo battente, con Lerario in carcere da 25 giorni e ai domiciliari gli imprenditori Luca Leccese e Donato Mottola. La gip Anna Perrelli deve pronunciarsi sulla richiesta di scarcerazione di Lerario, che si è dimesso da dirigente regionale.

Le spese extra

Sui 202 milioni spesi durante la pandemia ci sono tanti punti oscuri e, per provare a chiarirli, la Prima commissione del Consiglio regionale guidata dal dem Fabiano Amati ha ascoltato i dirigenti Ciro Imperio e Nicola Lopane (che ha sostituito Lerario alla Protezione civile). A luglio era stato proprio Lerario a mostrare alla commissione un quadro sintetico delle spese effettuate per la pandemia: “110 milioni per l’acquisto di dpi e attrezzature“. Ora però a quei 110 milioni di euro si aggiungono 19,7 milioni di variazioni di bilancio, come spiega la relazione di Imperio e Lopane. Dei 128 milioni spesi, ben 107,5 sono serviti per comprare dpi e attrezzature sanitarie urgenti, 15 invece per materiale sanitario per ospedali.
 

La spesa nel 2021

Imperio e Lopane forniscono per la prima volta anche cifre sulle spese effettuate nel 2021: 76,8 milioni stanziati 73,4 spesi. Anche in questo caso la voce principale è acquisto dpi e attrezzature sanitarie (53,4 milioni di euro), nonostante lo scorso anno fosse già in funzione la fabbrica pubblica di mascherine nella zona industriale di Bari. Altri 5,3 milioni per Covid Hotel, 4 per attrezzature di ospedali, 1 per ” manutenzione straordinaria di beni di terzi”, 2 milioni per l’allestimento di centri vaccinali e 3,6 per spese come trasporto dpi, call center e supporto alle Asl.

Il buco nero di “Altro”

Saverio Tammacco, consigliere del gruppo Misto, ha chiesto chiarimenti sui 5,3 milioni spesi sotto la voce ” Altro” e sui 33,5 milioni per ” assistenza medica”. I consiglieri di Fratelli d’Italia invece puntano il dito sui soldi spesi per acquistare mascherine dalla Cina. Su questo punto i due dirigenti hanno chiarito: “In una prima e sommaria precisazione analitica, nel 2020 sono stati acquistati mascherine, materie prime per produzione di dpi e macchinari dal paese asiatico per 17,2 milioni”.

Le polemiche politiche

Ora attendiamo di conoscere quanto sia stato speso con fondi attribuiti dalla gestione sanitaria e da altri fondi di finanziamento, unitamente alla conoscenza analitica di tutte le spese e delle relative modalità d’affidamento. E tutto questo nella riunione già convocata per lunedì prossimo” dice Amati che ha portato in commissione il tema delle spese sotto la gestione Lerario. Merito che gli viene riconosciuto anche dall’opposizione: ” Da luglio avevamo chiesto una rendicontazione analitica perché avevamo grandi dubbi sulla gestione – fa notare il capogruppo di Fratelli d’Italia Ignazio Zullo – ma se dall’opposizione avevamo dubbi, come mai Emiliano che poteva e doveva controllare quella spesa non ne ha mai avuti?”.

I radar dimenticati

Franco Prodi, fisico e fratello dell’ex presidente del Consiglio, Romano, ha denunciato lo stato di abbandono in cui sono finiti dal 2016 i due radar meteo di Mesagne e Torchiarolo, realizzati con 8 milioni di fondi comunitari. Prodi in commissione ha ribadito che ” la comunità scientifica non ha mai potuto avere a disposizione i risultati provenienti dai due radar, un impianto di ultima generazione e con una dotazione tecnologica e scientifica, di cui la regione Puglia era sprovvista”.

L’imprenditore

Intanto resta agli arresti domiciliari Donato Mottola, 55enne di Noci, arrestato insieme al foggiano Luca Leccese il 24 dicembre, poche ore dopo che Mario Lerario era finito in carcere. È accusato di concorso in corruzione per aver consegnato all’ex capo della Protezione civile 20mila euro, che – secondo la Procura – sarebbero una parte della tangente pagata per avere ottenuto un appalto da 2,5 milioni. La gip Anna Perrelli ha rigettato l’istanza di revoca della misura cautelare presentata dagli avvocati Giovanni Bruno e Maurizio Tolentino, ritenendo che siano immutati il quadro indiziario e le esigenze cautelari. Nel corso dell’interrogatorio, Mottola ha ammesso di avere consegnato i 20mila euro a Lerario ma li ha giustificati come un regalo di Natale. Dalle intercettazioni di alcune conversazioni con la moglie (famosa quella in cui afferma di avere consegnato «la mazzetta nella manzetta»), invece, gli inquirenti hanno ipotizzato che tra lui e Lerario ci fosse un accordo per la corresponsione di somme di denaro, in cambio del coinvolgimento della Dmeco Engineering nella lucrosa partita degli appalti della Protezione civile a Borgo Mezzanone, laddove erano stati realizzati dei container per ospitare i migranti durante l’emergenza covid.

“Finta collaborazione”

Per la giudice Mottola «non ha manifestato alcun atteggiamento collaborativo » , avendo « ammesso esclusivamente quello che emergeva inequivocabilmente dalle indagini e in particolare la dazione di denaro a Lerario » . Né per la gip sono sufficienti a depotenziare il pericolo di reiterazione del reato le dimissioni dalla carica di amministratore della Dmeco, ritenute «meramente formali e di facciata, soprattutto in considerazione del fatto che amministratrice unica è stata nominata la moglie di Mottola, a conoscenza ( e indirettamente partecipe) delle dinamiche corruttive del marito». Per gli avvocati Bruno e Tolentino – che hanno riproposto l’istanza di revoca degli arresti al Riesame – la moglie di Mottola è completamente estranea alla vicenda e anche il suo ruolo di amministratore della società sarebbe stato solo una parentesi, aperta nel momento in cui la signore ( che in passato era già amministratrice) fu costretta a lasciare temporaneamente il lavoro a causa di un grave problema di salute
 

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