Strutture psichiatriche e Crap a rischio chiusura nel Foggiano: Metropolis potrebbe perdere gli accreditamenti

Il Consorzio avrebbe impiegato un numero di operatori specializzati addetti ai servizi di assistenza sanitaria inferiore a quello stabilito – fonte: Mariangela Mariani – www.foggiatoday.it

Rischiano di chiudere le strutture sociosanitarie e assistenziali gestite dal Consorzio di cooperative sociali Metropolis in provincia di Foggia e nel resto della Puglia.

La Sezione Strategie e Governo dell’Offerta del Dipartimento Promozione della salute della Regione ha avviato il procedimento di revoca delle autorizzazioni all’esercizio e degli accreditamenti per presunte “gravissime inadempienze” e carenze in ordine ai requisiti organizzativi minimi e specifici.

Sono coinvolte, tra le altre, la Crap dedicata potenziata ‘Zeus’ di Manfredonia (in località Ruggiano, frazione Montagna), le comunità alloggio psichiatriche ‘Alda Merini’ e ‘Don Aldo Prato’ a San Severo e il centro diurno psichiatrico sempre a San Severo.

Le Regione Puglia sospetta che siano stati violati gli standard relativi al personale e che siano state impiegate figure specializzate in misura inferiore rispetto a quelle previste. Una verifica ispettiva ha rilevato incongruenze nelle autocertificazioni del Consorzio di Molfetta: “Sono emerse molteplici e potenziali divergenze fra il personale auto-dichiarato e quello effettivamente impiegato presso le strutture”.

Le stesse unità di personale, 77 in tutto, risultavano impiegate in diverse strutture e la “ridondanza” dei nominativi, insieme al “significativo sforamento dell’orario di lavoro settimanale” nelle strutture dove “risulterebbero incardinate”, hanno fatto scattare l’allarme. Alcune figure impiegate in più strutture, a meno del dono dell’ubiquità, si ritiene non potessero prestare il numero di ore dichiarato in sedi anche molto distanti tra loro.  

Le verifiche interne hanno evidenziato “gravi e plurime violazioni delle previsioni in materia di organizzazione dell’orario di lavoro del personale” che, se certificate nell’ambito del procedimento amministrativo, non determinerebbero solo la revoca in autotutela di autorizzazioni e accreditamenti, ma anche sanzioni amministrative e il “recupero delle somme indebitamente versate a fronte di prestazioni di personale medico mai assunto”.

A titolo esemplificativo, la Sezione riporta il caso di un medico che risulta impiegato, stando alle comunicazioni del Consorzio, per un totale di 87 ore settimanali in nove diverse strutture, compresa la Crap dedicata potenziata Zeus di Manfredonia, dove avrebbe dovuto svolgere 36 ore settimanali.

In alcuni casi, nelle autocertificazioni erano indicate più di 100 ore settimanali per unità di personale medico e di comparto. La “sovrabbondanza oraria inesigibile” è stata riscontrata anche per le figure apicali, vale a dire i direttori e i responsabili sanitari, e “lascia propendere per la scopertura effettiva di figure responsabili e di controllo in alcune strutture”, come messo nero su bianco dai funzionari regionali.

“L’emersione del dato relativo alla sovrabbondanza oraria coinvolge indiscriminatamente sia il personale medico, sia quello di comparto, per estendersi finanche a figure professionali di rilievo quali i responsabili sanitari e/o i direttori delle strutture attenzionate”, si legge nel provvedimento.

E l’inosservanza del limite orario di lavoro settimanale del personale “lascia propendere per l’inverosimiglianza e inattendibilità dei dati auto dichiarati”.

I dirigenti regionali parlano di una “grave e recidivante carenza strutturale dei requisiti”. 

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