Spaccio di droga nell’hinterland barese, 13 arresti

bari.repubblica.it

Blitz atidroga dei carabinieri contro un clan criminale che fa capo alla famiglia Zonno di Toritto, nel Barese, accusato di gestire un ingente traffico di stupefacenti in una vasta area dell’hinterland. Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata a 13 persone, altre due sono ancora ricercate, da 80 carabinieri con l’aiuto di unità cinofile e di un velivolo del 5/o Nucleo Elicotteri di Bari. I reati contestati dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, al porto e detenzione illegale di armi; ad alcuni indagati è contestata anche la violazione della sorveglianza speciale.

Sequestrato anche un laboratorio per la lavorazione e il confezionamento della droga che poi veniva piazzata sul mercato da un folta squadra di ‘pusher’ che, in alcuni casi, non hanno esitato a fare ricorso alla minaccia delle armi per garantire il controllo delle piazze di spaccio e la regolarità dei pagamenti.  Numerosi gli episodi di spaccio documentati dai militari dell’Arma a riprova della pericolosa ramificazione che l’organizzazione avrebbe raggiunto in particolare nei comuni di Toritto, Binetto, Grumo Appula e Bitonto, dove disponeva di numerosi depositi temporanei ricavati spesso in cavità di muri di case disabitate.

L’inchiesta è nata da un arresto in flagranza compiuto dai carabinieri nel maggio del 2011. Il capo clan, Cosimo Zonno, è sfuggito all’arresto, mentre è finito in carcere suo figlio Vincenzo anche lui ai vertici dell’organizzazione che si approvvigionava di marijuana, hashish, cocaina ed eroina dall’Albania e dalla Campania. Nelle comunicazioni telefoniche i vari componenti del clan usavano nomi in codice per indicare lo stupefacente: ‘polpette’ o ‘bianca’ per la cocaina, e ‘pezzi’ o ‘la nera’ per l’hascisc.

Nel 2011 furono molte famiglie a rivolgersi ai carabinieri segnalando la presenza di attività di spaccio in alcune piazze in prossimità delle scuole in vari comuni. Da quel momento, dopo il primo arresto, è stato poi possibile ricostruire l’attività del gruppo che era organizzato in ‘capi’, ‘dirigenti’, ‘organizzatori’ e singoli spacciatori: a ciascuno spettava un compenso a seconda del ruolo ricoperto.

Secondo gli investigatori, il clan utilizzava la forza nei confronti dei cattivi pagatori e disponeva anche di armi automatiche. Nell’ambito dell’indagine i carabinieri hanno sequestrato un laboratorio in cui veniva confezionata la droga, un casolare a Grumo Appula, e individuato diversi depositi temporanei dello stupefacente in muretti a secco tra Palo del Colle, Bitonto e Toritto.

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