“Sono fautore della Cittadinanza Attiva, perché solo con i cittadini attivi possiamo contrastare questi fenomeni di degrado urbano”

Intervista di Sergio Magarelli al Dott. Cosimo Aloia, Comandante della Polizia Locale di Molfetta – fonte: l’altra Molfetta – Ottobre 2024
*****

Nel suo ufficio di Comando, il Dott. Cosimo Aloia ha rilasciato per la prima volta a L’altra Molfetta una importante intervista. Tanti sono stati i temi affrontati, dalla riorganizzazione dell’intero Corpo alle difficoltà che vengono riscontrate nell’attività operativa sul territorio della città. In realtà, l’intervista è stata realizzata pochi giorni prima dell’omicidio della povera Antonella Lopez, nonché prima anche dell’assalto al bancomat della filiale della Banca Nazionale del Lavoro. Per questa ragione gli eventi di cronaca in questione non sono stati analizzati dallo stesso Comandante Aloia.

Comandante, sono ormai quattro anni che comanda il posto di Polizia Locale di Molfetta. I primi anni con incarico sindacale a tempo determinato e poi da vincitore di concorso. Oggi Lei è a tutti gli effetti il Dirigente-Comandante della Polizia Locale e della Protezione Civile di Molfetta. Le chiedo quali sono le sue impressioni sulla città, cosa è cambiato da quando si è insediato?
Sicuramente sono cambiate tante cose. Sia sotto l’aspetto organizzativo interno del Comando, sia per quanto riguarda l’approccio con il cittadino. Quando sono arrivato, quindi quattro anni fa, ho trovato un Comando con delle procedure un po’ non conformi a quelle che sono di un Comando di Polizia Locale. Perché, a parte l’ultimo periodo, in cui c’è stato il precedente Comandante che mi ha fatto trovare già un buon punto di partenza, il Comando è stato gestito per quasi venti anni da un Dirigente amministrativo, dove c’era un facente funzioni, il Comandante operativo, ma per le decisioni c’era un Dirigente amministrativo, ruolo ricoperto tra Dirigenti amministrativi puri o, addirittura, ingegneri. Quindi, il personale è stato gestito più come dipendenti comunali che non come agenti di Polizia.

Questa situazione era riscontrabile anche nelle altre città oppure solo a Molfetta?
No, solo a Molfetta. A livello regionale fino al 2020 Molfetta, nell’ambito delle Polizie locali, non veniva neanche considerata. Adesso come percezione, a livello di Polizia Locale in Puglia, Molfetta esiste, perché c’è un Comandante Dirigente di ruolo. Molfetta aveva bisogno di un Comando vero di Polizia Locale. In questi quattro anni c’è stato questo cambiamento, con nuovi innesti che sono stati seguiti sin dall’inizio con una mentalità già da Agenti di Polizia Locale. Naturalmente non è ancora finito perché dobbiamo continuare, anche perché c’è del personale che è stato abituato a lavorare per trent’anni, quasi quarant’anni, in un determinato modo, e stravolgere le cose è un po’ difficile. Anche sotto l’aspetto della Polizia Giudiziaria si faceva ben poco prima. Considerate che quando sono arrivato, annualmente si facevano dieci denunce CNR, alla Procura, dalle dieci alle quindici. Adesso viaggiamo con quindici al mese, siamo arrivati a duecento all’anno, a trecento. La Procura subito si è resa conto che qualcosa è cambiato dal 2020. Ho avuto la possibilità di essere affiancato da personale nuovo, anche dalla mia vice che lavorava in Procura a Bari. Lei faceva parte del Pool per i reati di gen­ere. Tutti questi innesti hanno portato nuova linfa.

Ci sono state delle difficoltà iniziali e quali le differenze con i suoi precedenti incarichi?
Le difficoltà iniziali sono state sul cambio di mentalità.

Per chi non lo sapesse, prima di Molfetta in quale altro Comando ha lavorato?
Io ho lavorato a Bari, sono stato sempre un Funzionario della Polizia Locale di Bari, dove dal 2007 al 2014 ero responsabile della Segreteria Comando, quindi gestivo la Segreteria del Comandante.

Una buona palestra…
Sì, quella che mi è servita. Dopodiché ho fatto il Comandante a Toritto per quattro giorni alla settimana, e due giorni rimanevo sempre a Bari. Però non ero più responsabile dell’Ufficio Comando ma ero responsabile del settore Procedimenti disciplinari e delle indagini interne, perché essendo un grande Comando si verificano episodi che vanno approfonditi all’interno. Poi, invece, dal 1º gennaio 2017, sono diventato Comandante a Bitetto, un Comune di quasi 15 mila abitanti. Sono stato lì fino a quando poi, dal 2020, sono venuto qui.

Lei, invece, è originario di quale città?
Di Bari. Originario come famiglia della provincia di Taranto, Montemesola, però ho sempre vissuto a Bari perché mio padre lavorava a Bari. Però diciamo che il Comando di Molfetta è un Comando intermedio, non è né piccolo né grande. 

Quindi, grosse difficoltà non ne ha avute?
No, il lavoro lo conosco benissimo, conosco quelle che sono le difficoltà e le criticità del nostro lavoro e quello che comporta la Polizia Locale. La difficoltà maggiore era nel farmi accettare dal personale che sta qui da tanto tempo, nel far cambiare la mentalità, da una mentalità del Vigile urbano che dall’86 non esiste più a una mentalità più investigativa, più repressiva rispetto a prima.

Su quanti uomini può contare oggi il Posto di Polizia di Molfetta? E di quanti ne avrebbe bisogno per poter meglio controllare il territorio?
Attualmente con le ultime assunzioni siamo 54 effettivi più 6 a tempo determinato che fra poco finiranno (nel frattempo i contratti sono stati prorogati al 31 gennaio 2025, n.d.a.). La Legge Regionale stabilisce un rapporto di un agente ogni 700 abitanti, quindi facendo più o meno il rapporto con la popolazione attuale dovremmo essere 89. Perciò siamo sotto organico. Mi piacerebbe un giorno riuscire ad attivare il terzo turno, non dico di coprire la notte completa, ma di arrivare almeno qualche ora dopo. Naturalmente questo comporta più risorse, più uomini, perché poi la coperta è quella, o li mettiamo di sera o li mettiamo di giorno.

Il Regolamento di Polizia Locale approvato qualche anno fa, riprendendo ciò che prevedeva già dal 2009, ha previsto l’armamento degli agenti in servizio. A che punto è il procedimento, e Lei ritiene che questa sia una giusta soluzione per affrontare la recrudescenza della micro e macro criminalità locale? 
Anche qui al mio arrivo, essendo Molfetta uno dei pochissimi Comandi d’Italia a non essere armato, ho riscontrato un pregiudizio e una considerazione veramente bassissima. L’iter l’ho iniziato dal 2020, appena sono arrivato.

Quindi tutta la procedura è stata attivata con il suo arrivo?
Sì, oggi abbiamo un’armeria tecnologica, dove registra quando le armi vengono prese e vengono consegnate. 

Quanti agenti sono adibiti a questo?
Non potevo imporre l’arma a tutti, c’è personale che fra poco va in pensione che ha scelto di non dotarsene perché entrata in servizio con un contratto che non prevedeva l’utilizzo. Questo cambiamento ormai è inevitabile, la Polizia Locale di Molfetta deve andare avanti, si deve adeguare ai tempi, anche perché c’è una Riforma in atto presso il Parlamento che da un momento all’altro potrebbe essere approvata e quindi sarà obbligatorio avere l’arma, e noi dobbiamo essere già pronti, non possiamo partire da neofiti quando arriverà questa cosa, perché è una questione di tempo, ma verrà fatta. 

Perché ha detto che fra poco il Parlamento potrebbe varare la Legge e sarà obbligatorio? Attualmente in forza di quale normativa la Polizia Locale si avvale dell’uso delle armi?
Perché c’è una Legge nazionale che demanda, poi, alle Regioni di stabilire un regolamento che poi, a loro volta, demandano ai vari Comuni per poter decidere se e come armare. Ci sono dei regolamenti che vanno a disciplinare questa cosa e, molte volte, sempre su base volontaria, perché non essendoci un’indennità molti dicono: “Perché devo avere questa responsabilità se io non ho l’indennità?”. Invece, con la Riforma in Parlamento noi verremmo equiparati a tutte le altre Forze di Polizia a tutti gli effetti, ci sarà anche l’indennità, e quindi con l’indennità ci sarà anche l’obbligo dell’arma. 

Ha fatto fare test attitudinali?
Ho fatto fare una visita psichiatrica da una Dottoressa della Polizia di Stato, è una Psichiatra specializzata per la Polizia, dopodiché li ho sottoposti ad analisi cliniche per verificare l’eventuale uso di stupefacenti o alcolici o se avevano altri tipi di malattie. Dopo aver avuto l’ok, li ho mandati al Poligono a fare la prova base, poi li ho mandati presso un Istruttore che ha addestrato i Nocs, La Celere, la Guardia di Finanza e una quindicina di altri Corpi di Polizia. Ho fatto fare un corso aggiuntivo per tecniche di ammanettamento e altre ancora. La formazione è stata eseguita, ho fatto non solo tutto quello che la normativa prevede, ma sono andato anche oltre. Quindi, nel momento in cui, paradossalmente, in maniera fortuita qualcuno si dovesse far male, non avrei nessuna responsabilità perché ho fatto tutto quello che la Regione prevede. Anzi, sono andato anche oltre. Tutto quello che la Scienza in questo momento consente. Sotto questo aspetto siamo tranquilli.

Nelle ultime settimane abbiamo appreso delle aggressioni avvenute nei confronti dei suoi agenti, in particolare i fatti di cronaca che hanno riguardato i sequestri di merce contraffatta. La cittadinanza si è divisa in due fazioni, quella a favore dell’attività sanzionatoria nei confronti dell’abusivismo e quella a difesa di questi piccoli episodi ritenendoli irrilevanti, chiedendo interventi più incisivi tra prevenzione e sanzione di altri tipi di abusivismo quotidiano. Per esempio, nel mondo commerciale abbiamo occupazioni abusive di suolo pubblico abbastanza diffuse. Nel senso che dall’ortofrutta, passando per bar e ristoranti, per finire ai dehors, le autorizzazioni e le prescrizioni rilasciate dal Comune non sono sempre onorate dai titolari delle attività commerciali interessate. E quindi la domanda che in molti si pongono è sempre, ogni anno, la stessa: perché aspettare la festa patronale per apparire forti e efficienti, invece durante l’anno mancano i controlli, o per lo meno non sono così efficaci come dovrebbero essere?
Innanzitutto si stanno paragonando due tipi di abusivismo completamente diversi. Stiamo parlando di due Istituti diversi, cioè il contrasto che abbiamo fatto durante la festa patronale è all’abusivismo totale. Questi non sono né commercianti né ambulanti. È gente che non ha nulla, non ha nessun titolo autorizzatorio, che vende merce contraffatta, quindi fa anche un danno alle aziende. Siamo nell’illegalità più totale, e di conseguenza c’è un’azione repressiva non solo concreta ma fattiva perché la norma ci consente di fare il sequestro finalizzato alla confisca della merce, ed è lì che nasce il contrasto perché la merce è persa, e allora, pur di non perdere la merce si arriva allo scontro. L’abusivismo dell’ortofrutta o dei dehors non è abusivismo, lì è occupazione abusiva di suolo pubblico. C’è una persona che ha una Partita Iva, ha un’attività, ha chiesto anche un’autorizzazione, ma che paga per dieci e ne prende dodici. In questo caso si tratta di una sanzione amministrativa, che noi abbiamo fatto sistematicamente. All’ortofrutta tutti quelli che “vanno oltre” sono da noi sanzionati. Non posso andare a fare il sequestro della merce perché non è un abusivo che non ha nessun titolo autorizzatorio, non posso sequestrare la merce. 

Le pongo diversamente la domanda. Il Comune, però, in sede di rinnovo dell’autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico, può opporsi al suo rilascio se rilevate le ripetute irregolarità?  
Sui dehors sono quasi tutti in regola. Quelli che non lo erano, due, li abbiamo rimossi coattivamente. Su Via Baccarini ce n’era uno che abbiamo rimosso, e un altro, ultimamente, non ricordo dove, l’abbiamo rimosso. Quando non sono autorizzate, essendo queste attività in regola, noi possiamo fare questo tipo di azione. Poi ci sono alcuni che hanno dei precedenti penali e hanno già da pagare diverse somme con la Giustizia, in questo caso siamo perdenti perché, una volta sanzionati, non possiamo fare più di tanto. Una volta che andiamo a fare eventualmente il sequestro nasce poi lo scontro, diventa una questione personale tra noi e loro. In più c’è un’altra questione, di carattere sociale e umana. Ci sono due o tre personaggi noti alle Forze dell’Ordine che sono rinvenienti, hanno scontato la loro pena con la Giustizia, però non hanno la possibilità di potersi mettere in regola perché non hanno i requisiti morali per poter avere la licenza. Che succede di conseguenza? Che non possiamo legalizzarli e, nel contempo, questi in qualche modo devono pur vivere.

Ho inteso benissimo uno fra questi…
Sì. E lui cosa deve fare, deve delinquere? Io l’ho già fatta questa cosa, però mi sono reso conto che le conseguenze sono peggiori. Stiamo valutando la possibilità di scrivere al Giudice di sorveglianza per manifestare la nostra volontà di metterlo in regola. Questa persona deve pur campare, non deve delinquere. Io preferisco che stia lì e venda la frutta.

Si possono ridurre le coercizioni nei confronti della sua persona?
Sì, delle deroghe, qualcosa, per poter dare la possibilità a questo uomo di campare. Stiamo parlando di persone ben conosciute e definite che qualche cosa la devono pur fare. Cioè, parliamoci chiaro, io posso andare anche a fare la guerra, però cosa succede? Che il problema io lo sposto, ma non lo risolvo. Questo si chiama discernimento. In questo momento qual è il male minore? Cosa comporta meno sacrificio per la collettività? Anche perché, se io dovessi analizzare il comportamento, prima dei controlli, mi renderei conto che la gente va lì a comprare comunque. Perché se nessuno andasse lì a comprare, perché è abusivo, quello alla fine non avrebbe nessun motivo per farlo, quindi lui ha la complicità dei cittadini che hanno convenienza ad andare là. Quindi, alla fine, anche una parte di cittadinanza in un certo qual modo è corresponsabile, fa comodo questo tipo di situazione. Fare quest’azione di forza si può anche fare, ma noi dobbiamo sempre valutare poi le conseguenze. Qui stiamo parlando di sopravvivenza, che è una cosa ben diversa. Bisogna fare delle valutazioni anche sotto l’aspetto sociale, umano, giuridico-legale; va bene, noi lo facciamo l’intervento, l’ha fatto anche la Guardia di Finanza questo tipo di intervento, non siamo soltanto noi. Ci sono anche altre Forze di Polizia che intervengono in questo, però poi alla fine dobbiamo sempre compenetrare i vari interessi della società, non del singolo.

Screenshot

La sua attività è totalmente autonoma o risente delle “raccomandazioni” della parte politica? Quella tolleranza zero che spesso leggiamo anche nei comunicati istituzionali, o negli interventi del Sindaco, subisce una frenata nella sua attività di controllo del territorio perché c’è una parte politica che le chiede più prudenza nell’agire?
Io ricevo delle direttive, perché la Legge lo consente, la Legge della Polizia Locale a livello nazionale. Il Comandante ha la gestione tecnico-operativa del Corpo, l’indirizzo politico ovviamente rimane quello del Sindaco e degli Assessori di riferimento. Loro mi dicono dove devo concentrare le mie risorse, la mia attenzione. Naturalmente ci sono degli aspetti in cui si richiede maggiore attenzione e altri aspetti in cui si richiede meno. Diciamo che le raccomandazioni, le sollecitazioni, che io ricevo sono relative al contrasto dell’abbandono dei rifiuti, perché l’Amministrazione viene accusata che non fa nulla per contrastare questo fenomeno, invece non è vero. 

Tutto sommato sono degli indirizzi che anche autonomamente il Corpo di Polizia potrebbe seguire…
Infatti, io non ho limiti da parte dell’Amministrazione, ho soltanto delle sollecitazioni. Poi sono libero di intervenire e spaziare in ogni ambito e, le dirò di più, ogni volta che noi abbiamo dei risultati, facciamo degli interventi, quindi riusciamo a individuare dei responsabili di condotte illecite, il Sindaco in prima persona è sempre contento. Ci ha sempre fatto i complimenti per il lavoro svolto, perché lui è un fautore della legalità, quindi ogni qualvolta noi interveniamo con gente che non rispetta le regole, c’è sempre il suo plauso.

Di questi aspetti che ha elencato, a fronte delle sollecitazioni del Comune, qual è il più difficile da gestire, a parte l’abbandono dei rifiuti?
È stato proprio il contrasto all’abbandono dei rifiuti perché, nonostante gli sforzi che noi stiamo mettendo, non riusciamo ad avere dei risultati tali da far percepire alla gente che la città è più pulita. Perché nel fare gli appostamenti in borghese, ci siamo resi conto che i trasgressori non sono i delinquenti, magari fossero i delinquenti, sarebbe tutto più semplice. Purtroppo chi sporca la città sono le persone anziane, gente di novant’anni che butta ancora l’immondizia dal balcone o che va a conferire in orari strani perché loro la sera non possono uscire; il ragazzino che viene mandato dai genitori o dai nonni; il disabile, i professionisti, degli educatori, degli insegnanti che devono educare, abbiamo trovato alcuni delle Forze dell’Ordine, alcuni dipendenti comunali, alcuni dipendenti familiari dell’Asm. Allora, questa cosa veramente ci demoralizza, perché la lotta è impari. Siamo noi contro, non dico sessanta mila, ma contro trenta mila, per quanto noi ci sforziamo è difficile. E poi abbiamo anche contro la cittadinanza, perché naturalmente il povero vecchietto dice: “Con chi te la sei presa? Con quello di ottant’anni? Sei tu il Caino che te la sei presa con quello di ottant’anni. Con il disabile? Con il bambino?”. Ognuno di noi ci mette del suo, e ognuno di noi guarda gli altri e non guarda se stesso. Stiamo parlando di un’educazione civica di base che deve migliorare, perché contrastare cento persone è una cosa, contrastarne dieci mila è diverso. L’errore sta a monte, se tu rispetti le regole la gente non ha voglia di approcciare con nessuno e, quindi, la nostra arroganza non viene fuori. È come l’Autovelox, basta rispettare il limite. Adesso si sono limitate notevolmente le sanzioni, è tutta gente che viene da fuori, però prima ne abbiamo fatte tante, noi abbiamo trovato gente che andava a 190, quasi a 200 all’ora sulla Tangenziale. Le dico una cosa: statisticamente, da quando facciamo l’Autovelox, non ci sono più morti.

Le faccio questa domanda, Comandante. Ma è una cosa logica annunciare la turnazione o gli orari di quando sarà in funzione l’Autovelox? Sembrerebbe una contraddizione…
Questo è scaturito dopo che tutti quanti hanno accusato le varie Amministrazioni di voler far cassa. Quindi per dire: “Io non voglio far cassa, io voglio che voi dovete andare a novanta chilometri all’ora”, io ti dico quando sto, dove sto, come sto. Cioè, più di questo? Non mi potete dire che voglio far cassa. Nonostante tutto noi facciamo pochi verbali. Il concetto è questo: noi vogliamo la sicurezza, non vogliamo far cassa. Ve lo stiamo dicendo, vi stiamo dicendo dove e quando stiamo. Non lo facciamo solo noi, lo fanno tutti coloro che hanno gli Autovelox, in tutta Italia, comunicano i giorni e le ore. Ma posso dire che non serve a nulla, c’è gente che trasgredisce, che va tranquillamente, non gli importa questa cosa. Noi vogliamo che qui a Molfetta, quando arrivano le persone devono rallentare, o ci siamo o non ci siamo. Dobbiamo rallentare il flusso delle autovetture, e questo comporta meno incidenti, perché se lei vede sulla Tangenziale a livello statistico si sono ridotti gli incidenti stradali. Il trend qual è? All’inizio molte sanzioni e poca riduzione della velocità. Nel tempo meno sanzioni e si riduce la velocità. Quindi i benefici si vedono a lungo termine. 

In questi quattro anni di permanenza a Molfetta ha vissuto, a più riprese, le vicende poco edificanti dei Capodanno. Si poteva fare di più per prevenire ciò che accaduto il 31 dicembre 2023 e degli anni precedenti? Cosa s’intende fare per il prossimo Capodanno per evitare ciò che è accaduto negli altri anni?
Questo fenomeno dei fuochi d’artificio è un fenomeno non dico di tutta Italia ma di tutta Europa. È una situazione di pericolo, perché sono esplosivi. Se li lancio nella macchina o addosso si esplode. Quindi, non foss’altro per la sicurezza del lavoratore, come datore di lavoro, non posso esporlo sotto a un bombardamento. E questo vale in tutta Italia, non è solo una questione di Molfetta, è dappertutto così. In alcune città, Roma, Napoli, Bari, hanno cercato di contrastare questo fenomeno con duecento persone, ma alla fine si sono ritirati in buon ordine perché significava esporre il personale al pericolo. Detto questo di carattere generale, torniamo a Molfetta. La questione dei fuochi d’artificio è una questione di ordine pubblico, dove la Polizia Locale non ha nessuna competenza, se non quella di ausiliario. Cioè, noi possiamo metterci a disposizione del Funzionario preposto, in questo caso dell’Arma dei Carabinieri, per il controllo pubblico, lui in quel preciso momento detiene e organizza il coordinamento del personale. L’ultimo Capodanno, dove si è verificato quell’episodio, io ho messo delle pattuglie, perché eravamo armati, il primo Capodanno armato, ho fatto questa sperimentazione. Ho detto ai Carabinieri: “Vi metto a disposizione dei colleghi per presidiare le piazze, quelle più calde”. Li ho messi a loro disposizione. Dopodiché il coordinamento e l’utilizzo dipendeva dall’Arma dei Carabinieri, che ha ritenuto opportuno salvaguardare gli uomini dicendo: “Mettetevi in una postazione di sicurezza”. E io avrei fatto la stessa cosa, perché arriva prima l’incolumità fisica. Tra la macchina ribaltata e un agente con delle lesioni, con una deflagrazione, con un arto smembrato, sicuramente io preferisco l’auto ribaltata. Quindi il prossimo Capodanno sarà la stessa cosa, cioè nel senso che noi presiederemo dove ci saranno manifestazioni, non so l’Amministrazione dove intenderà farle, e noi ci saremo per salvaguardare i cittadini che vanno alla manifestazione. Garantiamo la sicurezza della manifestazione, ma il contrasto ai fuochi d’artificio non possiamo farlo noi. E vi dirò di più, in piazza Vittorio Emanuele, non so se ci sarà una manifestazione o altro, io potrò al massimo mettere degli uomini a disposizione del Funzionario preposto all’ordine pubblico, e poi sarà lui a decidere se e come esporre il personale, assumendosi la responsabilità di quello che accade. Ci potrò stare anche io, che dipenderò da lui, e lui mi dirà: “Stai qua, stai là”. Non si può fare diversamente. Perciò è una questione innanzitutto di sicurezza, lì siamo sotto le bombe, forse non è chiaro. Quella sera lì ci hanno impedito di agire versando della benzina sulla sede stradale e appiccandola, facendo una barriera per non farci andare oltre, per non farli inseguire.

In quale punto questo?
In via Sant’Angelo. Quella è guerriglia urbana, bisogna andare equipaggiati e organizzati. Io non posso mandare il personale allo sbaraglio. Quindi va bene, noi ci saremo, faremo il nostro, però sempre in sicurezza, perché viene prima la sicurezza delle persone. Anche perché gli autori sono stati quasi tutti identificati e arrestati, quindi alla fine l’azione investigativa è stata fatta, però intervenire in quel momento quando loro sono armati di bombe, che fai? Poi ho sentito anche alcuni commenti: “Hanno le armi”. Che cosa facciamo con le armi? Innanzitutto le armi con gli esplosivi non vanno molto d’accordo, ma poi che facciamo? Spariamo alle persone? Ma siamo impazziti? Anche perché l’utilizzo dei petardi è un illecito contravvenzionale, cioè si pagano 100-200 euro di sanzione. Non stiamo parlando di niente di che. Che facciamo? Utilizziamo le armi? Qua la gente parla senza neanche rendersi conto delle cose che dice. Quindi diciamo che su Capodanno ci sarà la massima attenzione, sicuramente da parte dell’Amministrazione ci sarà una lettera di sollecito alla Prefettura per aumentare i controlli, questo sicuramente ci sarà da parte nostra. 

Resterà un’incognita, speriamo bene…

No, ma sulla scorta di quello che è successo lo scorso anno, guardate, paradossalmente, abbiamo dato un segnale forte: che riusciamo a fare investigazioni, che riusciamo a trovarli, che riusciamo ad arrestarli. Infatti, non so se ha notato, dopo Capodanno, nell’ultimo periodo, fuochi d’artificio se ne sparano poco e niente. Tutti scrivono: “Hanno sparato stanotte, hanno sparato qui, hanno sparato lì”, ma negli anni passati c’erano una serie di denunce di fuochi d’artificio notturni continui. Dal Covid in poi, ogni sera, ogni notte, c’era un compleanno da festeggiare. Dal Capodanno a oggi, guardi, due o tre, forse, ci sono state segnalazioni notturne di fuochi d’artificio, di cui una sala ricevimenti, siamo intervenuti e li abbiamo sanzionati. Quindi, come vede, quella funzione repressiva i suoi frutti li ha dati. La gente, però, purtroppo ci attacca, vede quello che non va. Noi il nostro cerchiamo di farlo, però quando sbagliamo veniamo crocifissi, però quando ci sono dei risultati è tutto ovvio e normale.

Consideri che oggi la gente ha un’arma in più, che è quella dei social, dove può gratuitamente commentare, fare opinione giusta o sbagliata che sia…
Anche su questo io colgo l’occasione per mandare questo messaggio: ogni volta che c’è un articolo e ci sono “certi” commenti, puntualmente denuncio tre o quattro molfettesi per diffamazione. Non se ne rendono conto ma mi costringono, perché poi i miei uomini mi dicono che non intervengo alle offese. Io non sono su Facebook, per scelta, ma non permetto a nessuno di offendermi perché le notizie mi arrivano lo stesso. C’è qualcuno che dolosamente ha utilizzato Facebook per farci una campagna d’odio e stiamo procedendo anche a carico di queste persone. Stiamo raccogliendo tutti i post per poi procedere, perché sta fomentando una campagna d’odio nei nostri confronti, non è neanche diffamazione.

Le famose centinaia di telecamere di video-sorveglianza funzionano tutte? Quanti agenti hanno l’ordine di servizio specifico per il controllo della città attraverso la videosorveglianza? Si prevede un’implementazione sia di uomini che di telecamere? E come vi coordinate con le altre forze dell’Ordine?
Abbiamo circa 120 telecamere che utilizzano il sistema di Wi-Fi, quindi tramite onde radio. Naturalmente aumentando le telecamere, molte volte il segnale non ce la fa a trasmettere tutte le immagini, quindi ci sono dei cali. A turno le varie telecamere sospendono di mandare le immagini, si devono resettare.

Però sono attive tutte?
Sì, oppure quando ci sono delle condizioni meteo avverse ci possono essere dei cali di tensione. Poi adesso c’è la Smart City, ci sono altre cento telecamere che stanno installando su fibra ottica. Alcune sono attive, ma non sono state consegnate, non sono state collaudate. 

E arrivano le immagini da quelle?
No, le hanno installate. Arrivano nei loro server, e le stanno testando. Però ciò non toglie che se ci sono e registrano, noi andiamo a prendere le registrazioni, le utilizziamo. Una volta terminate queste su fibra passeranno tutte le vecchie su fibra, e quindi avremo un impianto efficiente al cento per cento e continuativo.

Qui invece, nella sala dove arrivano le immagini, quanti operatori ci sono?
Un’altra cosa, le immagini che arrivano qui sono condivise anche con i Carabinieri, quindi arrivano presso i Carabinieri le stesse immagini. Per questione di privacy, perché siccome il Garante della Privacy dice che le telecamere non tutti le possono vedere, ci sono in tutto sei operatori ai quali io ho dato l’incarico formale di poter vedere ed estrapolare le immagini. Quindi loro si alternano due per turno e diciamo che la finalità non è quella di guardare le telecamere sistematicamente, perché non tutte si possono vedere a monitor. Statisticamente noi abbiamo provato a Bari a mettere una persona dedicata solo alla visione delle telecamere. Dopo un’ora non riusciva più a decifrare quello che guardava, cioè è impossibile. Quindi cosa succede? Che quando succede l’evento si è concentrati su quello. Un’aggressione? Uno scippo e sta andando via: dov’è andato? In quel momento si attivano le telecamere, l’attenzione è sull’evento. Quindi serve per dare ausilio, per trovare il responsabile e per fare indagini per individuarlo. Grazie alle telecamere abbiamo individuato tanti responsabili, ci sono state veramente d’aiuto per tante cose, quindi una loro utilità c’è, concreta e reale, e non vi nascondo che le nostre immagini vengono richieste non solo dai Carabinieri di Molfetta ma anche da altre Forze dell’Ordine. Sotto l’aspetto investigativo sono veramente efficienti le telecamere.

Lei fa parte di diritto del “Comitato Comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali”, ma da quando è a Molfetta non ha mai partecipato a nessuna riunione perché non è mai stato convocato. Lei ritiene che sia uno strumento utile? Che il coordinamento delle istituzioni con la cittadinanza attiva possa essere vincente per prevenire e/o combattere ogni forma di illegalità diffusa? Oppure Lei ha in mente altri progetti o modalità di agire?
I Comitati, in genere, sono sempre utili perché offrono possibilità di confronto, dove le Istituzioni e i cittadini si possono confrontare e far comprendere anche le attività che si possono mettere concretamente in campo. Questo Comitato io non so all’inizio come ha lavorato, che cosa si è fatto, perché se poi diventa luogo di opposizione più che di confronto, a quel punto poi perde la sua finalità e quindi non viene più convocato perché altrimenti si passa da un’azione propositiva e organizzativa a un’azione di confronto di posizioni. 

Oggi, sul nostro territorio, potrebbe essere un supporto valido se dovesse funzionare rispettando le finalità per cui è stato fondato?
Io sono fautore della Cittadinanza Attiva, perché solo con i cittadini attivi che danno informazioni, che intervengono, possiamo contrastare questi fenomeni di degrado urbano. Se si pensa che solo con la repressione noi riusciamo a debellare il loro costume, è veramente utopistico. Questo Comitato, secondo me, è una cosa utile, se si può riattivare io parteciperò volentieri in maniera costruttiva, dove è vero che il cittadino deve essere da pungolo per noi come Istituzioni, però anche il cittadino deve partecipare fattivamente. Diciamo che qui, su Molfetta, al momento, di cittadini attivi, tranne qualcuno, ne vedo pochi. Naturalmente, se su 60 mila ne avessi parecchi, per me sarebbe molto più facile lavorare. 

Per concludere vuole lanciare un messaggio ai cittadini molfettesi?
In definitiva, il messaggio che voglio dare ai molfettesi è che la Polizia Locale è cambiata, ha avuto un’evoluzione. Quindi i Vigili Urbani non ci sono più, c’è la Polizia Locale. Il Vigile a piedi in centro non ha più senso perché la società è cambiata. Quando c’era il collega in piazza e il ragazzino gli mancava di rispetto, giocava a palla e gli dava uno schiaffo, il ragazzino non lo diceva neanche a casa, e quando i genitori lo venivano a sapere prendevano il ragazzino lo portavano al Comando e gli dicevano: “Chiedi scusa”. Oggi per noi toccare un ragazzino significa essere denunciati, e l’approccio è completamente diverso. Abbiamo una società che è completamente diversa da prima. Quindi rivangare quello che è stato non può più essere, perché siamo cambiati già noi come società. Quindi c’è una Polizia Locale moderna, più efficace, più propensa a fare il poliziotto, e quindi di conseguenza aumenta la repressione. Aumentando la repressione la gente, non potendo contestare la sanzione, contesta il comportamento, e quindi dicono che siamo arroganti. Non dico che siamo perfetti, dobbiamo migliorare nella comunicazione, nell’approccio con il cittadino, però molte volte l’arroganza che ci attribuisce il cittadino è la fermezza e l’autorevolezza del ruolo. Io più che di arroganza parlerei di tolleranza. Siamo meno tolleranti rispetto a prima, perché prima si fischiava, si chiedeva, si aspettava. Sul Codice non c’è scritto che dobbiamo fischiare prima di fare una sanzione. Quindi oggi facciamo rispettare le regole. Siccome il caos era dilagante, dovevamo mettere delle regole. Solo con la sanzione, con la deterrenza della repressione si hanno dei risultati. Quindi si vuole una città in ordine e pulita? Ci deve essere all’inizio la repressione. Ma se, invece, un cittadino chiede un’informazione, vuole essere aiutato, sta in difficoltà e i miei non lo fanno o sono arroganti o rispondono male, devono venire qui e non avere paura di dirmelo, perché io sarò intransigente con loro, sarò intollerante con loro. Perché il cittadino quando è trasgressore ha un ruolo, ma quando è utente per noi è sacro.

Utilizzando il sito o eseguendo lo scroll della pagina accetti l'utilizzo dei cookie della piattaforma. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Altervista Advertising (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Advertising è un servizio di advertising fornito da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258859 Altervista Platform (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Platform è una piattaforma fornita da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. che consente al Titolare di sviluppare, far funzionare ed ospitare questa Applicazione. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258716

Chiudi