Smantellata un’organizzazione criminale specializzata in frodi nel commercio di carburanti con molfettesi

 

Conclusa l’operazione “DRAGO NERO”, a contrasto delle frodi sui carburanti, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Macerata, Giovanni Giorgio e da uno dei Sostituti Procuratori facenti parte del gruppo che si occupa di delitti in materia tributaria.

Sono state eseguite nei giorni scorsi, a cura dei Nuclei di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Ancona e di Macerata, 6 Ordinanze di custodia cautelare degli arresti domiciliari emesse da G.I.P. del Tribunale di Macerata, su richiesta della locale Procura della Repubblica, mentre sono 25 le persone complessivamente finite nel Registro degli indagati.

A capo dell’associazione a delinquere Marco Colotti, imprenditore di 50 anni che riceveva e smerciava il carburante attraverso gestione diretta di un deposito che gestiva un grande movimento di autobotti e  il molfettese Felice D’Agostino, procacciatore di persone cui intestare le società cartiere, sono finite in manette ed ora si trovano agli arresti domiciliari. Gli altri sono Mijailova Gergana, di cittadinanza bulgara ma domiciliata a Montecosaro, Giada Montefiori e Gabriele Morricone, di Roma, e il napoletano Alberto Coppola. Tutti sono attivi nel commercio dei carburanti.

Accertata una frode fiscale di circa 120 milioni di euro e disposto il sequestro di beni per quasi 22 milioni di euro.

E’ stata così smantellata un’organizzazione criminale specializzata in frodi nel commercio di carburanti.

Le Fiamme Gialle, con l’impiego di oltre 60 militari, tratti da 12 Reparti del Corpo dislocati in diverse Regioni, hanno dato esecuzione ai provvedimenti restrittivi della libertà personale, con i quali sono stati posti agli arresti domiciliari sei dei venticinque indagati, residenti: due nelle Marche, uno in Puglia, uno in Campania e due coniugi domiciliati a Roma. Tutti operanti nella commercializzazione dei prodotti petroliferi.

L’inchiesta, partita nell’estate del 2015, ha portato all’esecuzione di decine di perquisizioni e conseguenti sequestri documentali nelle sedi societarie e presso le abitazioni delle persone a vario titolo coinvolte, sparse nelle regioni Marche, Lazio, Abruzzo, Campania Puglia e Lombardia.

La complessa ramificazione societaria, costituita ad hoc per ostacolare l’accertamento della frode, con la compartecipazione di un elevato numero di persone (in totale sono 25 le persone iscritte dal P.M. nel Registro degli indagati), aveva base decisionale a San Severino Marche, in provincia di Macerata.

A capo dell’associazione per delinquere, l’imprenditore settempedano, Marco Colotti, di anni 50, risultato il dominus assoluto, cioè colui che ha promosso e coordinato il sodalizio criminoso.

Le indagini, hanno permesso di disvelare il sistema di frode utilizzato e di delineare compiutamente il quadro complessivo delle responsabilità di ciascun compartecipe al sodalizio criminale, risultato operante su gran parte del territorio nazionale.

Lo schema della gigantesca frode fiscale, una delle più ampie e articolate mai scoperte negli ultimi anni nel settore dei prodotti petroliferi, prevedeva, infatti, che il carburante effettuasse due “viaggi” differenti:

  • un “viaggio fisico”, con cui il prodotto, partendo dall’estero a mezzo di autobotti, raggiungeva direttamente i depositi di stoccaggio ubicati a San Severino Marche (MC), Cava de’ Tirreni (SA), Capriva del Friuli (GO), Fiumicino (RM), Mirano (VE) e Monselice (PD), per poi essere velocemente inviata presso i distributori stradali;
  • un “viaggio cartolare”, molto più “tortuoso” di quello fisico, ma fiscalmente (indebitamente) vantaggioso.

Il carburante, infatti, veniva cartolarmente ceduto, dapprima, a 3 società “cartiere” formalmente ubicate in Bulgaria e nella Repubblica Ceca, ma gestite dai membri dell’organizzazione criminale, per poi essere fatturato a società “cartiere” italiane (complessivamente 7 società italiane più una società svizzera avente domicilio fiscale in Italia), le quali non versavano l’imposta dovuta, pur incassandola dai clienti finali.

Infine, il carburante veniva venduto a distributori stradali, alcuni dei quali collegati direttamente ai membri dell’organizzazione.

L’imponente frode fiscale ha interessato oltre 133 milioni di litri di carburante, proveniente essenzialmente dalla Slovenia. Il fine perseguito era quello di abbassare artificiosamente il prezzo finale del prodotto “alla pompa”, attraverso la creazione di società “irregolari” che sistematicamente omettevano gli obblighi dichiarativi e il versamento delle imposte all’Erario.

Tale era l’illecito arricchimento, da poter permettere agli indagati un tenore di vita assolutamente sproporzionato ai redditi conseguiti. Dalle indagini, infatti, è emerso, tra l’altro, che la coppia Giada Montefiori e Gabriele Morricone, coniugi originari di Teramo, residenti a Roma, anche loro procacciatori di persone cui intestare società cartiere, entrambi colpiti dall’Ordinanza, senza dichiarare redditi, ha:

  • in affitto un immobile a uso abitativo nel pieno centro di Roma, per un canone annuo di € 46.200;
  • prenotato e pagato due vacanze (Natale/Capodanno 2016/2017 ed estate 2017), versando, rispettivamente, le somme di € 90.000 ed € 79.150;
  • la disponibilità di auto di lusso, quali Mercedes AMG, Ferrari ed Porche.

A seguito di richiesta avanzata dal competente Sostituto Procuratore, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto il sequestro preventivo, eseguito dai militari della GDF, finalizzato alla confisca di beni, fino a concorrenza della somma di circa 22 milioni di euro e pari al profitto illecito conseguito in virtù dei reati contestati e costituiti da:

  • 9 distributori stradali (attualmente in attività) gestiti da tre società su tre province (AN, TE e PU)
  • 7 società utilizzate per la frode
  • quote di partecipazione al capitale sociale di 23 società e 3 ditte individuali
  • 21 immobili e 16 terreni ubicati in 5 province
  • 4 autoveicoli
  • 9 automezzi commerciali
  • 3 motocicli
  • 1 barca

nonché le disponibilità bancarie riconducibili agli indagati. La lotta all’evasione fiscale e soprattutto alle grandi frodi costituisce obiettivo prioritario per la Guardia di Finanza, teso a tutelare non solo le entrate per i bilanci dello Stato e degli Enti locali, ma anche la libera concorrenza e imprese e professionisti che operano nella piena e completa osservanza delle leggi.

Un mese fa si era chiusa un’altra inchiesta su una presunta maxi frode sulla vendita di carburante che veniva commercializzato senza pagare l’Iva, grazie a società cartiere che figuravano come esportatori abituali. La Procura di Macerata aveva chiuso le indagini sulle 18 persone che erano indagate, a vario titolo, per truffa e evasione dell’Iva per svariati milioni di euro. Al vertice del presunto sodalizio, stando alle indagini, un imprenditore civitanovese, Giuseppe Cinti, 54 anni. Secondo l’accusa sarebbe il promotore dell’associazione e il coordinatore del gruppo nella duplice veste di amministratore di una delle società cartiere e di legale rappresentante di una ditta, la Dragonoil s.r.l., destinataria finale dei prodotti petroliferi raffinati.

Oltre a Cinti, il reato di associazione per delinquere veniva contestata ad altre otto persone: si tratta di Giovanni Neroni, 53 anni, di San Benedetto, Salvatore De Francesco, 47, di Napoli, Alfonso Damiano Arnone, 49, di Corigliano Calabro, Gianfrancesco Briglia, 47, di Napoli, Domenico Marotta, 52, di Casoria, Nicol Tchumbu, 43, bulgara, residente a Martinsicuro, Gergana Mihaylova, 33, bulgara, residente a Montecosaro.

L’indagine prende in esame due anni: il 2014 e il 2015 per fatti contestati che sarebbero avvenuti a Corridonia e in altre località. Attraverso società che, dice l’accusa, fingevano di essere esportatori abituali, venivano acquistate ingenti quantità di carburanti usufruendo dell’esenzione del pagamento dell’Iva, come previsto per chi vende all’estero.

Quantitativi ingenti che venivano poi ceduti dalle società cartiere a destinatari finali con l’emissione di fatture inesistenti. L’accusa parla di una evasione di svariati milioni di euro di Iva.

Gli altri indagati erano: Anna Maria Cossu, 31, di Caserta, Veronica Busiello, 34, di Casoria, Maria Anna Giacomodonato, 64, di Lupara, Silvio Capodarca, 47, di Corridonia, Rosa Battaglia, 46, di Napoli, Diego Del Prete, 48, di Napoli, Rita Patierno, 27, di San Giorgio a Cremano, Felice D’Agostino, 35, di Molfetta, Gianluca Piccininni, 32, di Molfetta.

Pupia Crime

 

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