«Sistema Trani», magistrati arrestati: l’ex pm Nardi rinviato a giudizio

Il gup di Lecce Cinzia Vergine ha disposto il rinvio a giudizio per Michele Nardi, l’ex gip di Trani accusato di essere a capo, promotore e organizzatore di un’associazione per delinquere con altri magistrati che truccava i processi al Tribunale di Trani.

Insieme a Nardi sono stati rinviati a giudizio l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, Gianluigi Patruno, titolare di una palestra, e Savino Zagaria, ex cognato dell’ex pm Antonio Savasta.

Nardi, Savasta (che si è dimesso dalla magistratura e ha collaborato con gli inquirenti) e l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e falso commessi tra il 2014 e il 2018 per aver pilotato, in cambio di mazzette, indagini istruite dalla Procura di Trani.

Il processo si aprirà il prossimo 4 novembre davanti ai giudici della II sezione penale del Tribunale di Lecce.

In virtù del rinvio a giudizio la custodia cautelare per Nardi, prossima alla scadenza, è stata ulteriormente prorogata di altri sei mesi.

L’ex pm Antonio Savasta, il giudice Luigi Scimè, l’immobiliarista Luigi D’Agostino, gli avvocati Giacomo Ragno e Ruggero Sfrecola, saranno giudicati con rito abbreviato. Per loro la prima udienza davanti al gup Cinzia Vergine è stata fissata per il prossimo 30 ottobre.

fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

E D’Introno sfratta l’ex cognato del pm: «Aprì una palestra in cambio di favori»

Entro il 30 settembre la società dovrà lasciare i locali di via Trani, a Corato, in cui da anni è in funzione una palestra piuttosto nota nella zona. Proprio quella che, secondo le accuse della Procura di Lecce, l’imprenditore Flavio D’Introno avrebbe aperto per assicurarsi la falsa testimonianza di un suo concittadino, Gianluigi Patruno, una delle cinque persone rinviate a giudizio ieri dal gup di Lecce. Il Tribunale di Trani ha insomma sfrattato la New Generation sport, di cui sono soci la compagna di Patruno e Savino Zagaria, 54 anni, l’ex cognato dell’ex pm Antonio Savasta, anche lui rinviato a giudizio.

La storia della palestra di Corato si intreccia infatti con la vicenda raccontata da D’Introno alla Procura di Lecce che è alla base del processo per la giustizia svenduta nel tribunale di Trani. D’Introno ha raccontato di aver pagato oltre due milioni di euro ai giudici Nardi e Savasta per tentare di salvarsi dall’accusa di usura per cui è stato poi condannato in via definitiva. Patruno, tramite l’avvocato Giacomo Ragno, 62 anni, di Molfetta (che ha optato per il rito abbreviato) sarebbe stato reclutato dalla cricca affinché confermasse le false accuse nei confronti di due messi comunali in uno dei falsi fascicoli aperti per favorire D’Introno bloccando alcune cartelle esattoriali milionarie emesse nei suoi confronti. Per questo Patruno avrebbe ottenuto soldi (3mila euro versati prima dell’udienza) ma soprattutto la palestra di Corato, che D’Introno avrebbe aperto in alcuni locali di sua proprietà spendendo per l’allestimento 160mila euro. Patruno – sempre secondo l’accusa – nel settembre 2018 avrebbe poi estorto altri 60mila euro a D’Introno e Savasta dietro la minaccia di rivelare la falsa testimonianza. Patruno e Zagaria rispondono di concorso in corruzione (con Nardi, Ragno e Savasta), Patruno anche di calunnia e falsa testimonianza oltre che di estorsione.

Gli aspetti penali verranno ora valutati dai giudici di Lecce. Ma, nel frattempo, D’Introno si è rivolto al giudice civile di Trani per ottenere la restituzione dei locali in cui è ospitata la palestra, facendo leva sul mancato pagamento dei canoni di fitto. Il Tribunale ha concesso il rilascio provvisorio.

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