di Antonello Norscia (www.lagazzettadelmezzogiorno.it/…)
Tanto tuonò che piovve. Le numerose querele sono sfociate nelle manette. Motore delle truffe, le auto.
Del contratto d’acquisto restavano solo le rate da pagare alla finanziaria. Nonostante acconti, permute, promesse d’immediata immatricolazione e giustificazioni per guadagnar tempo, la consegna delle vetture non è mai avvenuta.
Svariate truffe che avrebbero avuto il crisma dell’associazione per delinquere secondo il sostituto procuratore della Repubblica di Trani, Mirella Conticelli che ha chiesto ed ottenuto l’arresto del 47enne molfettese di origini tranesi, Pietro Sorrenti, amministratore della concessionaria «Dinauto Srl» di Molfetta. Società collegata all’autoconcessionaria «Autoclub Srl» di Bari che però già da un anno aveva preso le distanze da Sorrenti per lo stato d’insolvenza. Tanto da richiedergli i 600mila euro di credito, recuperati – secondo quanto dichiarato dall’amministratore dell’Autoclub – attraverso la compensazione di un immobile sito a Trani e l’iscrizione di un’ipoteca su altri beni.
Ma per «la commissione di un numero indeterminato di truffe aggravate» Sorrenti avrebbe avuto una serie di complici. A cominciare – secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza che ha anche eseguito l’arresto – da Michele Pascazio, 29enne barese, responsabile della finanziaria Compass di Molfetta.
Il pm Conticelli aveva invocato anche il suo arresto ma il gip del Tribunale di Trani, Roberto Oliveri Del Castillo è stato di diverso avviso. L’inchiesta conta altri 6 indagati: Maria Roberta Lobasso, Cecilia Calò (entrambe di Molfetta), Paolo Ferrucci (di Corato), tutti dipendenti della «Dinauto» nonchè 3 giovani collaboratori della Compass, Luigi Ronzulli (di Bitetto), Alessandra Ruggieri (di Molfetta), Francesco D’Ambrosio (di Bisceglie).
I cervelli delle truffe sarebbero stati da un lato Sorrenti e dall’altro Pascazio. All’ignaro cliente veniva proposta la vendita di un’auto esposta nell’autosalone. Poi si passava alla redazione del contratto e, a volte anche grazie ad artifizi e firme false, veniva attivato un finanziamento con la Compass, che in tempi brevissimi consentiva a Sorrenti d’incassare la relativa somma.
Nonostante le promesse di pronta consegna le auto non sarebbero mai state consegnate. Un modus operandi che si sarebbe protratto da dicembre 2007.
Pascazio ed i suoi collaboratori – ritenuti una «struttura parallela» – sarebbero stati «ben consapevoli della compravendita truffaldina e dell’inaffidabilità della Dinauto», ma avrebbero comunque attivato il finanziamento (anche sulla base di pseudo contratti talvolta neppure firmati e sempre senza l’immatricolazione dell’auto) lucrando su interessi e provvigioni.
Tra le numerose vittime anche la famiglia di un disabile molfettese che aveva immediato bisogno di un’auto per accompagnare quotidianamente il figlio in un’apposita struttura.
Sorrenti, assistito dall’avv. Maurizio Masellis, comparirà dinanzi al gip per l’interrogatorio di garanzia. L’arresto – evidenziano gli investigatori – prescinde dalle segnalazioni giunte ad un’emittente televisiva: l’inchiesta è precedente ed indipendente.