Scandalo Protezione civile, la funzionaria: “Il mio dirigente Lerario fece cambiare l’atto per favorire un imprenditore”

La deposizione in Tribunale, nel corso del processo in cui Mottola è imputato di corruzione, per aver consegnato una presunta tangente da 20mila euro nascosta in mezzo a un taglio di carne pregiata – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

“Il mio dirigente Mario Lerario mi chiese di cambiare un certificato che dovevo emettere per la Dmeco Engineering di Donato Mottola. Voleva migliorarlo per dare una qualifica maggiore alla Dmeco. Senza le sue pressioni, il rup quel certificato non lo avrebbe cambiato”: le parole della funzionaria regionale Sabrina Della Crociata sembrerebbero confermare che l’ex capo della Protezione civile avrebbe cercato di favorire l’imprenditore di Noci. Le ha dette ieri in Tribunale, nel corso del processo in cui Mottola è imputato di corruzione, per aver consegnato a Lerario una presunta tangente da 20mila euro nascosta in mezzo a un taglio di carne pregiata. Lerario non era in aula, perché il processo a suo carico si è già chiuso in abbreviato, con la condanna a cinque anni e quattro mesi, mentre quattro anni sono stati inflitti all’imprenditore foggiano Luca Leccese, anche lui accusato di avere pagato (10mila euro) per essere favorito nell’assegnazione di appalti.

Le presunte pressioni esercitate dall’allora capo della Protezione civile e dell’Economato sull’ingegnere Della Crociata sono contenute nel capo di imputazione formulato dal procuratore Roberto Rossi e dall’aggiunto Alessio Coccioli, che sta rappresentando la pubblica accusa in aula. È stato lui a sollecitare la funzionaria a spiegare in che modo Lerario avrebbe fatto pressioni su di lei a chiarire che alla ditta di Mottola era stata assegnata una certa certificazione dopo che ne era stata chiesta una più onnicomprensiva. “Il 21 ottobre 2021 comunicai a un tecnico della Dmeco qual era la mia decisione e lui si arrabbiò molto – ha detto la testimone – Dopo poche ore Lerario mi convocò nel suo ufficio, dove si trovava insieme a Mottola, e mi disse che non condivideva la mia valutazione e che una diversa certificazione sarebbe stata importante per la ditta“. Il certificato poi fu effettivamente cambiato.

“Ero stressato per il lavoro”: Lerario si difende così dall’accusa di corruzione alla Regione Puglia

Il procedimento riguardava alcuni lavori che l’impresa nocese aveva realizzato per il Cara di Borgo Mezzanone, ottenendoli in subappalto dalla Edil Sella di Leccese. Lavori che probabilmente non poteva effettuare – ha chiarito un altro funzionario regionale, Roberto Polieri – “perché aveva un certo tipo di certificazione Soa e per l’oggetto della gara ne serviva una diversa“. Polieri ha anche spiegato che sui lavori svolti sono poi stati fatti dei collaudi e si è verificato che erano stati effettuati correttamente, quindi l’opera è stata utilizzata, ma ciò non toglie che l’aggiudicazione non andava fatta in quel modo. Formalmente non era corretta.

Non sono entrati nel merito degli appalti affidati alla ditta di Noci i dirigenti della Protezione civile e dell’Economato, Nicola Lopane e Francesco Plantamura, che hanno preso il posto di Lerario e sono stati chiamati in aula come testimoni dell’accusa. Lopane ha chiarito che alla Protezione civile non c’era una piattaforma su cui è stato possibile rintracciare la documentazione degli appalti gestiti da Lerario e che, per motivi di privacy, non gli è stato consentito di accedere alle sue caselle di posta. Plantamura, invece, che negli uffici dell’Economato “c’era molto disordine” e che si è trovato di fronte “ad archivi che non erano organizzati“.

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