Il professor Vincenzo Chionna nel processo a Donato Mottola l’imprenditore accusato di corruzione insieme all’ex capo della Protezione civile Mario Lerario (già condannato a cinque anni e quattro mesi). L’iter delle pratiche regionali – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
“Durante l’emergenza Covid la Protezione civile pugliese aveva un approccio da liberi tutti”, nel senso che la semplificazione delle procedure ha fatto dimenticare che alcune regole basilari andavano comunque rispettate: lo ha detto uno dei consulenti della Procura di Bari, il professore Vincenzo Chionna, quando è stato ascoltato come testimone dell’accusa nel processo a Donato Mottola, l’imprenditore di Noci accusato di corruzione insieme all’ex capo della Protezione civile Mario Lerario (già condannato a cinque anni e quattro mesi).
I verbali delle udienze che si sono svolte dall’autunno fino al mese scorso sono stati messi a disposizione della difesa dell’imputato, della Procura e delle parti civili dal collegio presieduto dal giudice Ambrogio Marrone e vengono studiati in vista della prossima udienza, prevista per il 15 giugno. In quella circostanza cominceranno a sfilare davanti ai giudici i testimoni della difesa, rappresentata dagli avvocati Vito Belviso e Elisa Marabelli.
Finora la parte del leone l’ha recitata l’accusa, con il procuratore aggiunto Alessio Coccioli, che ha chiamato in aula gli investigatori della guardia di finanza, i consulenti, i dirigenti della Regione che hanno preso il posto di Lerario alla Protezione civile e all’Economato e anche alcuni suoi collaboratori.
Le consulenze tecniche sono servite a supportare l’ipotesi che Mottola avrebbe pagato una mazzetta a Lerario, per ringraziarlo di essere stato favorito nell’assegnazione di alcuni appalti proprio durante l’emergenza Covid. La spiegazione di quali iter amministrativi sarebbero stati aggirati è stata affidata al professor Chionna, che ha successivamente svolto approfondimenti anche sulle procedure seguite per la realizzazione dell’ospedale alla Fiera del Levante (oggetto di altra indagine).
A suo dire, seppure durante la pandemia era possibile una semplificazione delle procedure, la Regione sarebbe andata oltre i limiti previsti facendo della somma urgenza, dei contratti sotto soglia e delle assegnazioni senza bando la normalità anche laddove non ce n’era bisogno. “La semplificazione di procedure sotto diversi aspetti – ha detto – ha portato a dimenticare che un seppur minimo zoccolo duro di vincoli procedimentali persisteva”.
Tra i vincoli non rispettati da Lerario, secondo Chionna, c’era quello di scegliere sempre ditte inserite nelle “white list” delle Prefetture. La Dmeco di Mottola, per esempio, non era nella lista, eppure durante ha eseguito lavori per conto della Regione per un valore di due milioni e mezzo di euro