Lo scandalo Mps si allarga e coinvolge altre quattro banche. La procura di Trani ha infatti indagato alcune decine di persone, a vario titolo, per usura e truffa. Le indagini, avviate nei mesi scorsi, riguardano i derivati emessi da cinque banche italiane: Mps, Bnl, Unicredit, Credem e Intesa San Paolo. E ieri, la procura ha provveduto a sequestrare 358mila euro a carico della filiale dei Monte dei Paschi di Siena di Corato, nel Barese. L’indagine sarebbe finora a carico di funzionari e dirigenti bancari che hanno proposto e fatto firmare ad imprenditori ed investitori del nord barese, territori su cui ha competenza a indagare la magistratura tranese, titoli spazzatura che avrebbero prodotto ingenti perdite ai sottoscrittori.
Nell’ambito di questa indagine i pm inquirenti, Michele Ruggero e Antonio Savasta, hanno in corso accertamenti per risalire agli ispettori di Consob e Bankitalia che avevano il compito di controllare la genuinità dei derivati offerti dalle banche ai risparmiatori. Le indagini in corso mirano proprio ad identificare gli ispettori dei due organismi di controllo nei confronti dei quali potrebbe essere ipotizzato il reato di omesso controllo. Nell’inchiesta, sono coinvolti alcuni traders stranieri: le accuse nei loro confronti sarebbero riguarderebbero la manipolazione del tasso Euribor. Nell’ambito di questa inchiesta un dirigente di Banca Intesa – del quale non si conosce il nome – è stato ascoltato oggi dagli investigatori, su disposizione dei magistrati tranesi. Mentre da Intesa San Polo in serata arriva la precisazione: “Le operazioni in derivati su cui la procura di Trani sta indagando hanno una rilevanza trascurabile e non significativa per il bilancio. Le indagini – è detto in una nota – risalgono al 2010 e hanno riguardato le relazioni della controllata Banco di Napoli con alcuni clienti”.
Sul fronte degli accertamenti su Mps, invece, nelle prossime settimane i pm di Trani incontreranno i colleghi toscani che hanno in corso accertamenti sui derivati emessi dall’istituto di credito. E durante l’incontro sarà esaminata la competenza territoriale a indagare sui presunti omessi controlli, denunciati dall’Adusbef, di Consob e Bankitalia sui derivati emessi da Mps.
Ed è proprio in merito ai derivati fatti sottoscrivere a un imprenditore pugliese che è scattato il blitz nella filiale barese. I militari della guardia di finanza di Molfetta hanno sottoposto a sequestro preventivo 358mila euro a carico della filiale dei Mps della cittadina. L’operazione nasce dalla denuncia presentata da un imprenditore locale che si era visto addebitare la somma di 415mila euro a causa delle perdite subite dopo la sottoscrizione di un contratto del tipo “interest rate swap” su un valore nozionale di 4.500.000 euro proposto dalla banca a copertura di un finanziamento richiesto dalla società e in realtà mai concesso. Oltre agli addebiti, la società coratina subiva anche la segnalazione di sofferenza alla Banca d’Italia con conseguenti problemi per l’accesso al credito. La finanza indaga ora anche sugli esperti della Banca d’Italia che avrebbero omesso di segnalare comportamenti scorretti della banca nei confronti della clientela.
Il sequestro – spiega la Gdf in una nota – rappresenta l’ulteriore ingiusto profitto acquisito dall’istituto di credito per effetto della stipula dei contratti derivati, e si ricollega all’operazione del gennaio 2012 in cui si era proceduto al sequestro della somma di circa 56.000 euro, sempre a carico della stessa banca la quale, non ottemperando alle prescrizioni del gip, ha continuato ad addebitare sul conto del cliente le minusvalenze derivanti dal prodotto finanziario.
Già l’anno scorso a gennaio la procura aveva iscritto nel registro degli indagati 60 tra dirigenti e funzionari (LEGGI) di Monte dei Paschi di Siena e Banco di Napoli (Intesa San Paolo), accusati di aver ridotto sul lastrico duecento ditte della zona con una truffa sui derivati, e aveva sequestrato contratti finanziari per 220 milioni e 4 milioni di profitti illeciti. Sette persone erano state chiamate anche a rispondere di estorsione, perché accusate di aver obbligato i clienti ad acquistare gli ‘swap’ in cambio della concessione di mutui e prestiti.