«Savasta ha raccontato tutto, non merita 10 anni e 8 mesi»

Antonio Savasta vuole il riconoscimento dell’attenuante della collaborazione. E – soprattutto – chiede di derubricare l’accusa più grave, quella di concussione ai danni dell’imprenditore Tarantini, in truffa o induzione indebita. La difesa dell’ex pm di Trani, con gli avvocati Alicia Fitsch e Massimo Manfreda, cerca insomma di evitare i 10 anni e 8 mesi chiesti dalla Procura di Lecce nel giudizio abbreviato che si è concluso ieri: il gup Cinzia Vergine emetterà la sentenza il 9 luglio.

Così come nel processo principale in cui è imputato l’ex gip Nardi (si riprende il 2 luglio) anche nell’abbreviato gran parte delle accuse ruotano intorno alle dichiarazioni dell’imprenditore Flavio D’Introno, che ha raccontato di aver pagato per tentare di evitare la condanna definitiva per usura (quella che sta tuttora scontando in carcere). E proprio per minarne la credibilità, la difesa dell’avvocato Giacomo Ragno (un altro dei cinque imputati: rischia 2 anni e 8 mesi) ha chiesto l’acquisizione dei verbali di Tarantini, del carabiniere Marancia e di Rosa Grande, la donna che ha smentito l’imprenditore sul Rolex regalato a Nardi. Richiesta che però il gup ha respinto.

Nel procedimento in abbreviato è imputato anche l’altro ex pm Luigi Scimè, cui sono contestate mazzette per 75mila euro: per lui la Procura ha chiesto 4 anni e 4 mesi, la difesa (Mario Malcangi e Viola Messa) ha negato qualunque corruzione. Anche qui, il tema ex PM Antonio Savasta è la credibilità di D’Introno anche se pure Savasta ha confermato di aver consegnato soldi al collega: «La causale dei 10 mila euro – questa è la difesa di Scimè sul punto – non è stata chiarita, non si capisce perché me li avrebbe dati».

I difensori di Savasta (che si trova ai domiciliari) hanno insistito invece sulle discrepanze tra ciò che ha detto D’Introno (che ha parlato di tangenti per 2 milioni di euro) e quanto ricostruito dalla Procura (circa 400mila euro). Savasta, che risponde tra l’altro di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e si è già dimesso dalla magistratura, ha ammesso di aver preso denaro ed ha parlato di uno «scenario oggettivo di corruzione e squallore». Ma per la Procura di Lecce la confessione di Savasta non è del tutto genuina. L’altro imputato è l’imprenditore barlettano Gigi D’Agostino (la richiesta è di 4 anni), che avrebbe pagato Savasta per evitare di essere coinvolto in un’inchiesta per false fatture: una storia legata a doppio filo con le indagini di Firenze. 

fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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