Savasta e l’amico dei Renzi: “L’ho aiutato e ho sbagliato

fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

E’ vero, ho aiutato Luigi Dagostino: forse avrei dovuto astenermi dal trattare il procedimento giudiziario in cui era implicato perché lo conoscevo e lo incontravo spesso. Forse ho fatto un’omissione, forse un abuso d’ufficio ma soldi da lui non ne ho presi“: c’e una parziale ammissione nelle dichiarazioni dell’ex pm di Trani Antonio Savasta (arrestato il 14 gennaio insieme al collega Michele Nardi), che ai magistrati di Leece — durante l’interrogatorio di marzo — ha detto solo mezze verità sui suoi rapporti con l’imprenditore amico di Tiziano Renzi (il padre dell’ex premier Matteo). Senza riuscire a convincere il procuratore Leonardo Leone de Castris e la pm Roberta Licci, che gli contestano di avere ricevuto da Dagostino — tramite l’avvocato Ruggiero Sfrecola (inizialmente sottoposto a interdizione, poi revocata) — mazzette per 53 mila euro. Sia Savasta che Dagostino e Sfrecola sono indagati per corruzione in atti giudiziari.

La consegna del denaro sarebbe avvenuta in quattro tranche: 20 mila euro dati I’8 maggio 2015 dall’immobiliarista barlettano a Sfrecola, “che avrebbe dovuto ripartirli con Savasta”; 25 mila direttamente nelle mani dell’avvocato e del pm il 21 dello stesso mese; 4.500 e 3.500 a Sfrecola, rispettivamente il 21 gennaio e il 6 febbraio 2016. Inoltre, la procura contesta che il 7 giugno 2015 Dagostino avrebbe procurato a Savasta un incontro — poi avvenuto il 17 giugno — con l’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Luca Lotti. Sulla questione Dagostino, dunque, l’ipotesi degli inquirenti non è affatto appiattita sulla versione fornita da Savasta.

Che nell’interrogatorio ha cercato di ridimensionare i suoi rapporti con l’imprenditore, con una vee-menza che alla pm Licci e sembrata a tratti reticenza, al punto da indurla a chiedere: “Ma lei si sente minacciato? Dagostino le fa un po’ paura?“. Ipotesi collegata al fatto cche il costruttore barlettano è da anni inserito nei giri che contano, grazie alle sue attività in Toscana, dove è entrato in rapporti d’affari e amicizia con i Renzi. Del resto, l’inchiesta che a febbraio portò Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli agli arresti domiciliari era legata proprio all’emissione di fatture false da parte della società di Dagostino in favore di quella della Bovoli. Fatture che potrebbero nascondere tangenti, sospettano i pm toscani. Così come tangenti potrebbero essere — secondo la procura di Lecce — quei 53 mila euro fatti arrivare a Savasta. Il magistrato, in quella primavera 2015, era titolare di un’inchiesta su false fatturazioni, che coinvolgeva piccoli imprenditori pugliesi: Dario Dimonte, Ruggiero Rizzitelli e Leonardo Belgiovine. Messi alle strette dalla guardia di finanza, avrebbero portato il pm che coordinava le indagini dritto a Dagostino ma Savasta si fermò prima di arrivare al suo nome.

L’obiettivo — secondo i pm salentini — era non creare problemi giudiziari a Dagostino che, proprio in quel periodo, stava tentando l’operazione “The Mall, un outlet di lusso da realizzare a Fasano. A quel progetto era interessato anche Tiziano Renzi, come emerge da intercettazioni delle inchieste fiorentine. E forse, proprio per questo motivo, era importante che dalla Procura di Trani non arrivassero guai giudiziari. E che Savasta —che incontrò Dagostino in una masseria e in un bar — evitasse che il suo nome venisse fuori. Così fu. Almeno fino a quando il pm non fu trasferito a Roma e l’informativa della finanza spedita a Firenze: a quella procura che fece finire l’immobiliarista ai domiciliari.

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