Savasta accusa Capristo: “Mandò lui a Siracusa il fascicolo Eni da Trani”

La falsa indagine sul complotto contro l’Eni passò da Trani a Siracusa per volontà dell’allora procuratore Carlo Maria Capristo: la testimonianza dell’ex pm Antonio Savasta contro il suo ex capo è deflagrante. Raccolta da due sostituti procuratori di Messina, nell’ambito dell’inchiesta sul presunto complotto contro la multinazionale degli idrocarburi. Una brutta operazione di depistaggio che sarebbe stata ordita dall’ex avvocato della società. Pietro Amara (arrestato a febbraio) per minare l’inchiesta sulle tangenti intemazionali, che all’epoca era in corso a Milano. Per raggiungere tale obiettivo Amara avrebbe avuto l’aiuto di Capristo, il quale non a caso è indagato per abuso d’ufficio e oggi si difende dicendo che furono due sostituti della Procura di Trani a mandare gli atti di quell’inchiesta in Sicilia. Il gioco delle indagini, però, e intricato. Parte da Milano, passa per Trani, poi per Siracusa e quindi si sposta a Messina, che su Siracusa indaga, e a Roma, che a febbraio fa arrestare Amara.

Di striscio tocca adesso Lecce, nella Procura che a gennaio ha scoperto un si-sterna di corruzione fra magistrati e fatto finire in carcere Michele Nardi e Antonio Savasta. Quest’ultimo ha ottenuto gli arresti domiciliari dopo aver ammesso di aver preso tangenti e deciso di collaborare con gli inquirenti: durante la giornata di ieri e stato ancora ascoltato nell’incidente probato-rio al gip Giovanni Gallo. Savasta non è stato collaborativo soltanto con i magistrati salentini ma anche con quelli di Messina„ a quanto pare, che alcune settimane fa si sono presentati nella sua casa di Barletta dove e detenuto ai domiciliari. L’ex pm (che il 2 luglio il Csm ha rimosso dalla ma-gistratura) e indagato in procedimento che viene ritenuto connesso a quello siciliano e dunque è stato ascoltato alla presenza del suo avvocato Massimo Manfreda. Chiare le risposte alle domande sulle responsabilità di Capristo nel trasferimento del fascicolo sul complotto contro l’Eni da Trani a Siracusa: “Fu lui a decidere”. La necessità di chiedere chiarimenti proprio a Savasta nasce dal fatto che a lui fu assegnato uno dei due procedimenti nati da tre esposti anonimi su un disegno or-ganizzato per colpire l’amministratore delegato di Ent Claudio Descalzi, e al suo predecessore Paolo Scaroni.

Secondo la misteriosa manina, che si era premurata di preparare le denunce e inviarle a Trani, il complotto era stato ordito da due componenti del consigno di amministrazione Eni: Karina Litwak e Luigi Zingales. Per verificare tale ipotesi Savasta e il suo collega Alessandro Pesce delegarono una serie di accertamenti alla guardia di finanza e fecero acquisire atti anche nella sede dell’Eni. Alla fine, però,  gli investigatori misero per iscritto che di complotto non c’era neppure l’ombra. I pm riferirono al loro capo dell’epoca, cioè Capristo: il procuratore che di persona si premurò di informare Amara del flop di quel tentativo fatto a Trani, incontrandolo a Roma. L’avvocato, non contento, avrebbe cercato sponda in un altro amico: l’ex pm siracusano Giancarlo Longo (anch’egli arrestato a febbraio per alcuni episodi di corruzione, per i quali ha patteggiato cinque anni), al quale gli atti furono inviati proprio dai colleghi di Trani. Come e perché i pugliesi abbiano ravvisato la competenza della Procura siciliana, in merito a un presunto complotto ordito a Milano, resta un mistero.

Capristo ha sostenuto davanti ai pm di Messina che la scelta di inviare lì il fascicolo fu fatta da Savasta. Quest’ultimo lo ha smentito clamorosamente, spiegando che lui e il collega Pesce non avevano individuato ipotesi di reato che potessero essere perseguite a Trani e che la scelta di mandare gli atti a Siracusa fu di Capristo. Di certo c’e che le carte finirono nelle mani di Longo, otti-mo amico di Amara, quando invece sarebbero dovute andare a Milano, dove era in corso l’indagine (quella vera) su Eni.

fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

 

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