Salerno, sequestrati 84 milioni di pasticche di droga dell’Isis: le stesse usate dai terroristi del Bataclan

Due semicerchi, accavallati uno su un altro. E’ cominciato tutto così, con il sequestro eseguito dalla Guardia di finanza su ruchiesta della Procura di Napoli. Quando gli uomini dell’Agenzia delle dogane hanno aperto, ormai alcuni mesi fa, il primo pacchetto di anfetamine nascosto nel mezzo di magliette malamente contraffatte nel porto di Salerno, hanno capito che quella storia sarebbe andata avanti. Quei due semicerchi che segnavano ciascuna pasticca erano il simbolo con cui l’Isis marcava la “sua” droga, il captagon, che viene distribuito ai terroristi per per inibire paura e dolore e tra i civili perché non fa sentire la fatica.

Salerno, sequestrati 84 milioni di pasticche di droga dell'Isis: le stesse usate dai terroristi del Bataclan

Quelle pasticche furono trovate anche nel covo dei terroristi del Bataclan, dopo gli attentati del novembre del 2015. Da anni sono uno degli strumenti principali utilizzati per finanziare le battaglie jihadiste e grazie alla quale stava cercando di riorganizzare lo Stato islamico.

Porto di Salerno, sequestrate 84 milioni di pasticche dell’Isis: erano nascoste in cilindri di carta

E adesso stavano per invadere l’Europa. Un carico di 14 tonnellate di anfetamine, 84 milioni di pasticche con logo ‘captagon’, prodotte in Siria da Isis, valore di mercato oltre 1 miliardo di euro, è stato sequestrato dalla guardia di finanza nel porto di Salerno su disposizione della Procura Napoli. È il più imponente sequestro di anfetamine a livello mondiale. A gestire l’affare, secondo gli inquirenti, c’è un cartello di clan malavitosi pronto a piazzare sui mercati di tutto il Continente la droga.

Lo stupefacente era nascosto all’interno di tre container sospetti in arrivo al porto di Salerno contenenti cilindri di carta per uso industriale e macchinari e diretti a una società con sede in Svizzera, a Lugano, intestata a soggetti italiani. Adesso sono adesso in corso approfondimenti per accertare chi fosse il reale destinatario della droga. Il carico è stato sequestrato su disposizione del pm Ivana Fulco, coordinata dal procuratore aggiunto Rosa Volpe con il procuratore Giovanni Melillo. In azione, i reparti scelti della Finanza: con al vertice il comandante generale Giuseppe Zafarana, il nucleo di polizia economico-finanziaria diretto dal colonnello Domenico Napolitano e il Gico guidato dal colonnello Giuseppe Furciniti.

Gli investigatori della Finanza e gli uomini delle Dogane non sbagliavano. Quel container di magliette e droga non era isolato. Ma era un pezzo di un sistema. Dietro quel pacchetto di pasticca dell’Isis si nascondeva uno dei più importanti traffici di droga finanziato dall’Isis mai scoperto, un fiume di droga pronto a invadere l’Europa.

Il primo intervento non era stato casuale. Gli uomini delle Dogane – su input del nuovo presidente Marcello Minenna – hanno intensificato il lavoro di intelligence proprio per cercare di intercettare le situazioni più complesse, come quella del porto di Salerno era. A insospettire le Dogane era stata per prima cosa la tratta che avrebbe dovuto fare il primo container. A inviarlo era una società siriana. Quello in Italia doveva essere soltanto un passaggio tecnico. Perché la merce – “scrivanie e abbigliamento ginnico” – era destinato in Libia, pe il tramite di una società svizzera.

Un quadro che non ha convinto gli uomini delle Dogane che, con il container fermo in spazio internazionale, sono intervenuti per un controllo. Da qui è venuta fuori la droga ed è partita l’indagine della Guardia di Finanza e della procura di Napoli. Che, però, non sono intervenuti immediatamente. Hanno aspettato gli altri tre carichi spediti dalla stessa società siriana e diretti alla solita società svizzera per intervenire.

La bolla di accompagnamento era sempre la stessa. Ma le sostanze erano nascoste in maniera molto accurata: le anfetamine, per un valore di mercato complessivo di 850 milioni, erano nascosti in bobine di carta e moltiplicatori di velocità per i motori. Droga che, probabilmente, non sarebbe mai arrivata in Libia ma che qualcuno avrebbe provveduto a scaricare a Salerno. Le indagini sono ancora in corso ma appare già chiaro che dietro la società svizzera ci siano dei personaggi italiani. La storia delle pasticche dell’Isis è appena cominciata.

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