Sacchetti bio per frutta, il Consiglio di Stato: «Si possono portare da casa»

fonte: http://www.ilsole24ore.com – di Andrea Carli

Si profila un dietrofront sui sacchetti di materiale biodegradabile che secondo una legge, che recepisce una direttiva europea, vanno usati nei supermarket per contenere la frutta. Dopo l’obbligo scattato a gennaio, che aveva sollevato non poche discussioni, sulle shopper biodegradabili e compostabili a pagamento messe a disposizione nei reparti frutta e verdura dei supermercati, è arrivato un parere del Consiglio di Stato (numero 859) che rimescola le carte: nessun obbligo, il sacchetto si può portare da casa. A condizione che sia «idoneo a preservare la merce».

Ogni supermercato deve verificare se il sacchetto è conforme a legge
Poiché – è il ragionamento dei magistrati – «la borsa, per legge, è un bene avente un valore autonomo ed indipendente da quello della merce che è destinata a contenere», l’utilizzo e la circolazione delle borse in questione – in quanto beni autonomamente commerciabili – non possono essere sottratte alla logica del mercato. Per tale ragione, non sembra consentito escludere la facoltà del loro acquisto all’esterno dell’esercizio commerciale nel quale saranno poi utilizzate, in quanto, per l’appunto, considerate di per sé un prodotto autonomamente acquistabile, avente un valore indipendente da quello delle merci che sono destinate a contenere». «Ciascun esercizio commerciale – continua il Consiglio di Stato – sarà tenuto, secondo le modalità dallo stesso ritenute più appropriate, alla verifica dell’idoneità e della conformità a legge dei sacchetti utilizzati dal consumatore». E ancora: «In quanto soggetto che deve garantire l’integrità dei prodotti ceduti dallo stesso, (ciascun esercizio commerciale, ndr) può vietare l’utilizzo di contenitori autonomamente reperiti dal consumatore solo se non conformi alla normativa di volta in volta applicabile per ciascuna tipologia di merce, o comunque in concreto non idonei a venire in contatto con gli alimenti».

Parere su richiesta del ministero della Salute
Il parere è arrivato su richiesta del ministero della salute, che aveva posto due questioni. La prima: se sia possibile per i consumatori utilizzare nei soli reparti di vendita a libero servizio (frutta e verdura) sacchetti monouso nuovi dagli stessi acquistati al di fuori degli esercizi commerciali, conformi alla normativa sui materiali a contatto con gli alimenti. La seconda: in caso di risposta affermativa alla prima domanda, se gli operatori del settore alimentare siano obbligati e a quali condizioni a consentirne l’uso nei propri esercizi commerciali.

Le critiche delle associazioni dei consumatori
I sacchetti bio a pagamento avevano suscitato molte critiche e prese di posizione da parte delle associazioni dei consumatori. Il Codacons aveva presentato esposti in molte procure. Da una parte l’obiettivo di ridurre l’impatto della plastica sull’ambiente, dall’altra la conseguenza che a dover pagare i sacchetti è chi fa la spesa, e con un prezzo che oscilla tra 1 e 3 centesimi a busta il costo annuale per famiglia è stato stimato tra i 4 e i 12 euro.

Gli ambientalisti: primo passo in avanti
Per gli ambientalisti «è un primo passo in avanti ma ora serve la circolare del ministero della Salute attesa da quattro mesi che chiarisca e magari dica che si possono utilizzare le retine riutilizzabili». Secondo il responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Giuseppe Ungherese l’obiettivo deve essere «ridurre la plastica e i rifiuti», quindi è opportuna «maggiore flessibilità senza violare le norme igienico sanitarie». Ungherese e il presidente di Legambiente Stefano Ciafani ribadiscono che si deve permettere in Italia quello che si fa all’estero: le retine riutilizzabili sono diffuse in Svizzera, Austria, Germania dove, si ricorda, non risultano epidemie.

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