Si complica la posizione giudiziaria di un appuntato dei carabinieri di Molfetta in servizio a Roma, rinviato a giudizio lo scorso venerdì dinanzi al tribunale collegiale della Capitale per il reato di concussione.
Secondo il pm, l’imputato avrebbe fatto pressioni su alcune escort sudamericane per costringerle ad avere con lui delle prestazioni sessuali gratuite.
La vicenda ha avuto inizio con una telefonata al 112 di Roma: una ragazza ha lamentato che un individuo in divisa, esibendo un distintivo metallico appartenente a un corpo di polizia (sulla cui autenticità non si è detta certa), avrebbe preteso un rapporto sessuale senza corrispondere quanto richiesto.
La presunta vittima si è presentata dai carabinieri accompagnata da un’altra ragazza per presentare denuncia contro non meglio precisato soggetto. Nei corridoi della caserma le due si sono imbattute proprio nel militare molfettese, riconoscendolo come l’autore delle pressioni.
Nella denuncia, la escort avrebbe poi fatto riferimento ad altre confidenze ricevute da “colleghe”, secondo cui un giovane in divisa si sarebbe recato anche nelle loro abitazioni. Sempre per consumare rapporti sessuali gratuiti.
Dalle indagini, effettuate per mezzo di perquisizioni e sequestri di materiale informatico, non sarebbero però emersi contatti telematici e telefonici tra il militare e le ragazze.
Adesso la parola passa al tribunale, in quello che si annuncia un processo complesso e denso di colpi di scena. La prossima udienza è stata fissata il 21 ottobre. «Non intendo rilasciare dichiarazioni» è stata l’unica risposta ai nostri microfoni del legale dell’imputato, l’avvocato Bepi Maralfa.
Che strano… la cosa non mi stupisce affatto…