
La procura di bari contesta a sei persone, comandante, armatori e ispettori navali, i reati di cooperazione colposa in naufragio e omicidio colposo plurimo – fonte: Isabella Maselli – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Potrebbe allargarsi ancora l’inchiesta sull’affondamento del rimorchiatore «Franco P», avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 maggio 2022 a 50 miglia dalla costa barese, in cui morirono tre componenti dell’equipaggio (il 65enne Luciano Bigoni e il 58enne Andrea Massimo Loi, entrambi di Ancona, e il 63enne di origini tunisine e residente a Pescara Jelali Ahmed) e altri due risultano tuttora dispersi, i due marittimi pugliesi Mauro Mongelli di 59 anni e Sergio Bufo di 60 anni.
Nell’inchiesta della capitaneria di porto, coordinata dalla pm Luisiana di Vittorio, sono indagati in sei. Rispondono di cooperazione colposa in naufragio e omicidio colposo plurimo il comandante, il 63enne siciliano Giuseppe Petralia, unico sopravvissuto al naufragio tra coloro che erano a bordo della imbarcazione affondata, gli armatori Antonio Santini e Stefano Marchionne, rispettivamente legale rappresentante e presidente della società Ilma di Ancona proprietaria del rimorchiatore e del pontone. Sotto accusa anche tre ingegneri del Rina, il Registro italiano navale, gli ispettori David Chiucconi e Michele Mancino e il capo ufficio di Ancona Alessandro Paone, incaricati dei controlli e di certificare le condizioni di sicurezza della nave. Il lungo esposto depositato qualche giorno fa, chiede che si approfondisca proprio il ruolo del Rina.
In conclusione, a parere dei legali delle persone offese, «se è vero che il rimorchiatore è praticamente un modello navale inaffondabile, mentre invece il “Franco P”, purtroppo, si è inabissato in poco più di dieci minuti, per quanto concerne le evidenti responsabilità del Rina in questa tragedia, si ritiene utile un vero e proprio approfondimento investigativo».