di GIOVANNI LONGO
e MASSIMILIANO SCAGLIARINI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
I pneumatici da smaltire diventavano usati e venivano trattati come una merce normale. I rifiuti di plastica e gomma, pericolosi, si trasformavano in materia prima per i giocattoli realizzati in Cina. Ha un cuore barese l’associazione per delinquere sgominata l’altroieri dai finanzieri di Taranto, che hanno arrestato 51 persone capaci di far transitare i rifiuti per i porti di mezza Italia, in barba alle dogane e a tutti i controlli, guadagnando migliaia di euro per ogni spedizione.
Sono finiti in manette, tra gli altri, i fratelli Annamaria e Francesco Schino, 50 e 67 anni, della Recuperi Pugliesi di Modugno, una delle più importanti imprese pugliesi del settore.
E poi Emanuele e Arcangelo Amendolagine, 33 e 55 anni, di Bitonto, rispettivamente legale rappresentante e amministratore di fatto della Recuperi Sud.
E ancora, Marco e Nicola Schiavone, 32 e 60 anni, titolari dell’agenzia di spedizioni Aermar e della ditta Duesse di Bari.
Nella lista degli arrestati anche Antonello Tampoia, 41 anni di Turi, dipendente dell’agenzia marittima Sisam di Taranto.
È ancora latitante, invece, Andrea Mongelli, 36 anni, di Modugno, titolare della Tucab: anche per lui, come per la maggioranza delle 54 persone coinvolte (ed accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale dei rifiuti e di falso ideologico), il gip del tribunale di Lecce, Cinzia Vergine, su richiesta del sostituto Alessio Coccioli della Antimafia di Taranto, ha chiesto l’arresto in carcere.
Secondo le indagini, la Recuperi Pugliese avrebbe spedito attraverso il porto di Taranto 48 container con 937mila kg di rifiuti speciali: plastica e gomma che venivano inviati a un falso impianto di Hong Kong («Tak Shing»), al cui indirizzo corrispondeva un appartamento. Ma le verifiche hanno accertato che grazie a documenti doganali contraffatti il materiale finiva in Cina, dove veniva lavorato nelle fabbriche di giocattoli e casalinghi. Stesso discorso per la Recuperi Sud, accusata di aver fatto transitare dai porti di Taranto e Napoli 147 container con oltre 3,6 milioni di kg di rifiuti speciali, tra i quali moltissimi (1,4 milioni di kg) erano plastiche agricole: i teloni dei campi. Per mesi i finanzieri hanno ascoltato e pedinato i titolari delle aziende e gli operatori doganali, intercettando i telefoni e anche le e-mail.
Ed è saltato fuori, ad esempio, che per coprire le enormi quantità di plastica spedite in Estremo Oriente, la Recuperi Sud inviava falsi formulari ad imprese agricole della provincia di Bari. I cui titolari si lamentavano. Accade, ad esempio, a maggio del 2009, quando sul telefono di Arcangelo Amendolagine i finanzieri ascoltano le lamentele di un imprenditore di Noicattaro cui erano arrivati documenti contraffatti: «Io – dice l’uomo – non mi posso mettere in carico materiale che non è assolutamente mio. Io non ho un'azienda agricola. Io ho solo quel terreno, punto. Acquisto i teloni ogni tre anni e li ho in carico. Il resto non è di mia competenza. Mi sono visto arrivare addirittura cinque formulari. Da dove vengono questi?».
Ma per giustificare il traffico servivano quintali di documenti. E così il gip giudica «eclatante» una telefonata intercettata il 22 gennaio 2010, quando una funzionaria della Coldiretti chiama la figlia di Arcangelo Amendolagine, ancora una volta per lamentarsi. Il problema stavolta è serio: il destinatario del documento fasullo era morto due anni prima.
Credo che prima di infangare la reputazione di aziende e persone, si dovrebbero sempre attendere gli sviluppi delle indagini. Infatti, dopo aver subito il discredito dell’immagine della azienda che rappresentavo – la Recuperi Pugliesi – e la mortificazione fisica e psicologica di 25 giorni trascorsi in carcere, durante le festività natalizie, lontano dalla mia famiglia, da mio marito e dalle mie figlie, il Tribunale di Lecce ha annullato l’ordinanza che aveva disposto nei miei confronti la custodia cautelare. L’ordinanza è stata ANNULLATA, non semplicemente revocata, ciò significa che il giudice ha riconosciuto che la custodia in carcere non doveva essere disposta perché mancavano gli indizi di colpevolezza.
Nell’ordinanza di annullamento emerge che la Recuperi Pugliesi, nell’unica esportazione oggetto d’indagine, risalente al 2008, aveva gestito correttamente i ritagli di plastica destinati alla spedizione transnazionale, con l’esatta compilazione dei documenti accompagnatori richiesti dalla legge, pretendendo, dagli intermediari, che gli impianti di destinazione cinesi fossero in possesso di tutte le licenze e le certificazioni necessarie per eseguire correttamente l’esportazione.
Ingiusta – pertanto – è stata la mia detenzione in carcere, subita per il sol fatto di essere amministratore della Recuperi Pugliesi.
La mia fiducia nella magistratura non è mai venuta meno, e sono lieta che alla fine, la “verità” sia stata acclarata. Resta il rammarico di essere stata separata dai miei cari e il dispiacere delle ripercussioni che questa vicenda ha causato a me, alla mia famiglia e alla mia azienda, mettendo a rischio il posto di lavoro di 118 operai e impiegati e – dunque – la sopravvivenza di 118 famiglie. Al contrario di quanto qualcuno ha voluto far credere, Recuperi Pugliesi ha sempre operato e continua a operare con la massima serietà, nel rispetto delle leggi vigenti, delle autorizzazioni e di tutte le procedure richieste dagli enti certificatori che continuano ad attestare il suo corretto operato continuando a riscuotere, da oltre quarant’anni, la fiducia dei mercati.
Annamaria Schino
Annullamento ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei rappresentanti della Recuperi Pugliesi.
In relazione all’indagine avviata dalla Procura di Lecce su un presunto
traffico illecito di rifiuti, la società Recuperi Pugliesi rende noto che con provvedimento del 30 dicembre 2011, il Tribunale della Libertà di Lecce ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Annamaria e Francesco Schino, riconoscendo che non sussistevano nei loro confronti indizi di colpevolezza.
Avverso tale decisione la Procura procedente non ha ritenuto di proporre impugnazione.
L’accertamento dell’ingiustizia della detenzione subita dai nostri rappresentanti, rafforza la nostra fiducia nella Magistratura e nelle Istituzioni, e teniamo a precisare che siamo stati sereni in ogni momento perché certi di avere costantemente operato nel rispetto delle leggi, delle autorizzazioni rilasciateci e di tutte le procedure prescritteci dagli enti di certificazione che hanno sempre attestato la correttezza del nostro operato.
Chiusa questa parentesi giudiziaria con l’inevitabile strepito mediatico che ne è conseguito (purtroppo molto eclatante per l’arresto, meno per la scarcerazione), la Società, forte della propria esperienza, riscuotendo sempre di più la fiducia della clientela locale e nazionale, continua ad operare nel comparto del recupero e del riciclo dei rifiuti solidi urbani e speciali non pericolosi, che la vede, da oltre quarant’anni, tra i maggiori leader di settore.
Mille Grazie per la segnalazione!! Sperando che si risolvano per il meglio anche gli altri procedimenti vi salutiamo cordialmente.
http://www.marsala.it/cronaca/ambiente/item/54371-traffico-illecito-di-rifiuti-arrestato-anche-limprenditore-di-santa-ninfa-giuseppe-pellicane.html