Rifiuti, 1.700 discariche abusive Ue: “Puglia, la peggiore in Italia”

Rifiuti, 1.700 discariche abusive Ue: "Puglia, la peggiore in Italia"

“In Puglia, nell’ultimo anno, sono state censite 1.692 discariche abusive per 11.000 chilometri quadrati di superficie e un volume di rifiuti abbandonati pari a due milioni e 263.000 metri cubi”: sono i dati in base ai quali “l’Unione europea ha ritenuto che la Puglia sia la regione peggiore d’Italia”. Lo ha spiegato, oggi a Bari, il direttore scientifico dell’Agenzia regionale per l’ambiente della Puglia (Arpa), Massimo Blonda, precisando che si tratta di dati relativi al monitoraggio nato da un accordo di programma fra Regione, Arpa, Cnr e forze di polizia per la prevenzione dei reati ambientali in Puglia: “Se la Puglia è stata ritenuta la peggiore – ha sottolineato – è solo perché ha comunicato i propri dati” sui reati ambientali sui quali “oggi nella nostra regione c’è la percezione di un maggiore controllo e di una minore impunità”.

Blonda ha poi parlato del progetto ‘Scoria’, sui traffici illeciti di rifiuti fra la Puglia e l’Albania: “Abbiamo constatato che il 99% dei casi riguarda la loro fittizia trasformazione in materiali cementizi”. Nel corso dell’incontro con i giornalisti non sono stati diffusi i nuovi dati sull’annuale rapporto di ‘Ecomafie’, che saranno presentati a giugno prossimo. Ma stando all’ultimo rapporto, “nella classifica generale dell’illegalità ambientale, la Puglia rimane stabile al quarto posto” mentre si attesta al “secondo posto, dopo la Campania, nel ciclo illegale dei rifiuti” oltre che “base logistica dei traffici internazionali di rifiuti”.

Dal “2002 sono state infatti avviate 36 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 19,7% delle inchieste su tutto il territorio nazionale”.

Sempre su questo tema, il procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati – intervenuto a un incontro sul percorso di educazione ambientale ad alunni e insegnanti ‘Energylab’, promosso da Legambiente e Arpa Puglia – ha ribadito la “relazione stretta fra la criminalità organizzata e i reati ambientali” che fanno rischiare molto poco rispetto a quanto profitto producono. Per Laudati, non è un caso se “il maggior numero di reati si verifichino proprio in quelle regioni dove è più forte la criminalità organizzata: Campania, Sicilia, Calabria e Puglia”. “Ricordo – ha detto – quando 20 anni fa il primo pentito dei Casalesi mi disse, per farmi capire che ci sbagliavamo a concentrarci solo sul traffico degli stupefacenti, che ‘la monnezza è oro'”. Su questa “materia – ha sottolineato – la Procura di Bari è ben organizzata e la prima in Italia dove sono state costituite sezioni specifiche” che ci permettono di “controllare il territorio dalla terra e dal mare”.

Ma per “battere il crimine organizzato – ha rilevato Laudati – occorre ‘legalità organizzata’, attraverso la sinergia fra cittadini, istituzioni, forze dell’ordine e mondo dell’informazione che si interessa troppo di intercettazioni o dell’interrogatorio di un calciatore. Mentre quando sequestriamo una discarica abusiva tra gli ulivi e il mare, come è accaduto l’altro giorno a Monopoli, i giornali non concedono neppure una breve”. “I reati ambientali – ha concluso – vanno fermati prima che sia troppo tardi, perché il danno che producono è molto spesso irreparabile”.

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