Riciclava i soldi dei clan: confiscate le sue pizzerie a Santo Spirito, Palese e Bitonto

La Dia di Bari ha dato esecuzione a due decreti di confisca nei confronti di Emanuele Sicolo, di 49 anni, condannato definitivamente, negli anni, per numerosi reati. I provvedimenti hanno riguardato beni mobili e immobili, complessi aziendali e disponibilità finanziarie, già sottoposti a sequestro nel 2017 e nel 2018 e sono scaturiti da indagini svolte dagli uomini della Dia sull’intero patrimonio del 49enne, “che hanno consentito di acclarare una netta sproporzione tra i redditi dichiarati nell’ultimo decennio dal suo nucleo familiare, ai limiti della normale sopravvivenza, rispetto agli investimenti effettuati nello stesso periodo, risultati di provenienza illecita“.

La confisca ha interessato due noti ristoranti/pizzeria a Palese e Santo Spirito, sul litorale barese, uno dei quali con annesso parco giochi, due pizzerie/rosticcerie di nuovo allestimento nel centro della città di Bitonto, due attività operanti nel servizio alle imprese, due immobili, quattro auto e diversi rapporti bancari e finanziari.

Affiliato già dalla metà degli anni ’90 a organizzazioni criminali di Bitonto e dell’hinterland barese, è risultato avere contatti anche con clan baresi ben più conosciuti (il clan Parisi e il clan Capriati), come testimonia la condanna a suo carico, in concorso con altri appartenenti a quell’organizzazione, per l’omicidio di Michele Manzari, appartenente all’omonima famiglia attiva nel quartiere San Paolo di Bari e contrapposta al clan Capriati della città vecchia, secondo quanto appurato dagli inquirenti.

Nel 2016, è stato arrestato nell’ambito dell’operazione denominata ‘Do ut des‘, per aver preso parte ad un sodalizio di stampo mafioso dedito alle estorsioni nei confronti di imprenditori, diretto da  Savinuccio Parisi, figura storica, spiegano gli investigatori, della criminalità organizzata barese con quartier generale nel rione Japigia di Bari.

Nel 2018, è stato arrestato dalla Dia di Bari nella flagranza del reato di riciclaggio aggravato, essendo stato fermato, con altre due persone, a bordo di un’auto, con la somma di oltre 300mila euro, denaro ritenuto provento di attività criminale.

fonte: bari.repubblica.it

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