Regione Puglia, così funzionava il sistema delle assunzioni dei Cera: “Come una salumeria”

“Stiamo aspettando il decreto… È stata nominata una persona della mia segreteria, Cosimo Titta di Manfredonia, per cui aspettiamo un po’ che prende servizio, poi ci sediamo a tavolino e vediamo come imbarcare tuo figlio”: in un’intercettazione di Angelo Cera c’è la risposta alla domanda sul perché fosse così importante la nomina di un suo uomo nella casa di riposo a Chieuti. Serviva a mettere le mani anche su quell’azienda e poi infilarvi dentro elettori in cerca di lavoro, nella concretizzazione del sistema che la Procura ha definito come della “salumeria Cera”: il più grande ufficio di collocamento nella provincia di Foggia. Laddove vinceva la filosofia del “rispetto come utilità”, seguita dai due potenti esponenti dell’Udc di San Marco in Lamis.

Angelo e Napoleone Cera, padre e figlio (il primo ex parlamentare e il secondo consigliere regionale), sono agli arresti domiciliari per tentata concussione dal 18 ottobre, nell’ambito dell’inchiesta che coinvolge – con l’ipotesi di corruzione – anche il governatore Michele Emiliano e l’assessore al Welfare, Salvatore Ruggeri. Il gip Armando Dello Iacovo ha rigettato l’istanza di scarcerazione che era stata presentata dagli avvocati dei Cera (di Francesco Paolo Sisto, Michele Curtotti e Pasquale Spagnoli), ritenendo che “l’indole spregiudicata” che hanno mostrato faccia permanere attuali e concrete le esigenze di custodia cautelare.

La segreteria politica
L’ufficio a San Marco in Lamis, nel corso dell’interrogatorio davanti al gip, viene descritto da Angelo Cera come “crocevia di disperati”, che egli sentiva il bisogno di rassicurare a costo di bugie, false promesse e simili esternazioni, “frutto di una concezione della politica fatta tra la gente e per la gente”. Una sorta di “millanteria elettorale”, ha provato a dire l’ex deputato per discolparsi. Ma il giudice non gli ha creduto, perché il quadro probatorio mostra un sistema collaudato di scambio fra i due politici e i loro elettori. “Nel loro ufficio si prendeva il biglietto come in salumeria”, ha detto il procuratore aggiunto foggiano Antonio Laronga. Alla base dell’impianto accusatorio ci sono le intercettazioni del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza, effettuate nell’ufficio dei Cera e sui loro cellulari. Al loro cospetto, o dall’altro capo del telefono, decine di persone che andavano a chiedere lavoro per figli, mogli, fratelli. E in cambio giuravano fedeltà elettorale: “Se prendono mio figlio ti sarò riconoscente in tutto”.

“Ho portato un pensierino”
Così un altro elettore affezionato annunciava all’onorevole la sua riconoscenza, dopo aver ricevuto rassicurazioni sulla sua imminente chiamata per il consorzio di bonifica. Proprio in relazione alle pressioni esercitate sui vertici dell’ente di Capitanata, gli inquirenti parlano di “uso delinquenziale dei poteri legislativi” a causa dell’emendamento che Napoleone Cera minacciava di presentare in consiglio regionale. Che si tratti di un’intimidazione lo spiegava lo stesso Angelo Cera alla persona che avrebbe dovuto essere assunta: “L’ho minacciato, perché se non capiscono… lui fa un emendamento soppressivo dei consorzi”. E lo confermava il direttore dell’ente di bonifica, Giuseppe De Filippo: “Abbiamo ricevuto pressioni da Napoleone Cera”. Per quest’ultimo “l’impermeabilità del consorzio alle ingerenze sue e del padre – scrive la Procura – costituisce una mancanza di rispetto nelle istituzioni, questo la dice lunga sul suo senso delle istituzioni”.

Le assunzioni pilotate
Ce n’erano per tutti i gusti, secondo l’ipotesi accusatoria. E non dipendevano dalle qualifiche o dai titoli dei richiedenti, bensì dai posti in enti pubblici e società partecipate che i Cera avevano a disposizione. “Mio figlio ha il brevetto da scavatorista”, diceva un uomo ad Angelo il 3 febbraio. “Non ce ne frega, a noi interessano solo i nominativi. Poi dove lo vogliono mettere…”. Sulla stessa scia, la risposta a una donna che chiedeva se il figlio dovesse partecipare a un bando pubblico: “La domanda non serve, basta dare il nome a noi”. A un altro prometteva di mandarlo a San Severo, a lavorare per una ditta che ha ottenuto un appalto con le Ferrovie del Gargano: “Vai a sanificare i pullman. Se ti prendono è risolto il problema, porti a casa 1.300-1.400 euro…”. E all’ennesimo padre disperato replicava tirando fuori la nomina del commissario dell’azienda Castriota e Corropoli di Chieuti (quella che è valsa a Emiliano e Ruggeri l’accusa di corruzione): “Stiamo aspettando il decreto… È stata nominata una persona della mia segreteria, Cosimo Titta di Manfredonia, per cui aspettiamo un po’ che prende servizio, poi ci sediamo a tavolino e vediamo come imbarcare tuo figlio”.

Le indicazioni di voto
Sono tante e riguardano vari appuntamenti, dalle elezioni amministrative di diversi comuni del foggiano, passando per le provinciali e finendo alle europee. Nel capo di imputazione, la Procura contesta ai Cera di avere chiesto e ottenuto il voto di Rosalia Immacolata Bisceglia, consigliera comunale di Manfredonia, per l’elezione di Giuseppe Mangiacotti, candidato dell’Udc alle elezioni provinciali di Foggia. In cambio i due politici avrebbero assunto Lina Morcavallo (figlia della Bisceglia) come addetta stampa di Napoleone Cera. Mangiacotti avrebbe usufruito dell’appoggio elettorale dei Cera anche nelle elezioni amministrative di San Giovanni Rotondo, in cui si candidava a sindaco, mentre Mario Marchese avrebbe ottenuto aiuto per farsi eleggere al consiglio comunale di San Severo. In cambio – sostiene il pubblico ministero – Angelo e Napoleone avrebbero promesso agli elettori “assunzioni presso vari enti pubblici: l’Asl, il consorzio di bonifica, la Regione Puglia e l’asp di Chieuti”.

Le indicazioni di voto si evincono da una serie di intercettazioni: “Adesso andate e votate Mangiacotti alle primarie”, diceva Angelo Cera all’uomo che gli chiedeva aiuto per trovare un posto di lavoro al figlio cuoco. Ai questuanti i due politici fornivano ampie rassicurazioni sulle assunzioni che sarebbero state dispensate, invitandoli ad andare ai comizi e fornendo perfino i facsimile delle schede elettorali per spiegare come si doveva votare ed evitare in questo modo errori ai seggi. In alcuni casi, però, il sostegno promesso non arrivava e allora Angelo Cera siu lasciava andare a sfoghi accorati: “La gente a volte dimentica il bene… Aveva ragione un assessore che diceva a mio padre: tu le cose che fai te le devi far pagare, altrimenti la gente non se le ricorda più”.

Il sostegno a Cesa
“France’ a me serve una mano per le europee”, spiegava Cera senior a un uomo e una donna in segreteria. “Ho bisogno di lavorare”, diceva lei. “Mo’ lo risolviamo, o con Padre Francesco o con Telesforo o con Sanitaservice”. “Padre Francesco chi sarebbe?”. “Stanno aprendo a Cagnano, a Monte Sant’Angelo, sono strutture per l’autismo”. L’importante per l’ex deputato è che i suoi elettori si impegnino per portare voti a Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc candidato alle europee con Forza Italia e eletto nella circoscrizione Sud. Stesso diktat a una donna che arriva in segreteria con il figlio: “Cesa sta sul simbolo di Forza Italia”. Ancora, a un uomo che da lì a breve avrebbe votato anche per le elezioni amministrative: “Al Comune metti Morcavallo. Ma alle europee, mi raccomando, non mi far mancare Cesa”.

La poliziotta raccomandata
“Tu fai bene le prove fisiche e poi noi andiamo insieme da Cesa, ce ne andiamo al partito e facciamo le cose insieme…”: così Angelo Cera dava indicazioni a una donna che cercava di entrare in polizia. “Con la prova fisica ti devi dare da fare, perché è quella che tutti vedono poi vieni a Roma, ci vediamo in piazza del parlamento e andiamo, la segreteria politica dell’Udc è alle spalle, facciamo una cena e vediamo…”. In cambio alla donna veniva chiesto di muoversi per le europee: “Muovetevi, muovetevi, è un’occasione per me, chiamete le amiche, i parenti, quelli più stretti e più lontani”.

 

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