Recupero relitto del Francesco Padre

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                Ill.mo Presidente della Repubblica                                                                                                                                                                                                                                                                                          
 

Ill.mo Signor Presidente,mi chiamo Maria Pansini e sono figlia del comandante del Motopesca  “Francesco Padre”, della marineria di Molfetta, affondato a circa 20 miglia dalle coste del Montenegro in circostanze ancora tutte da chiarire, nella notte tra il 3 e il 4 novembre del 1994.

Quella notte persero la vita tutti e 5 i componenti dell'equipaggio: Giovanni Pansini 45 anni – comandante, Luigi De Giglio 56 anni – motorista, Francesco Zaza 31 anni – capopesca, Saverio Gadaleta 42 anni – marinaio, Mario De Nicolo 28 anni – marinaio, insieme al loro fedele cane, Leone. Il mare ha restituito soltanto il corpo di Mario de Nicolo.I resti degli altri, da allora, giacciono in fondo al mare insieme al relitto, posizionato a soli 243 metri di profondità, come documentato da un filmato subacqueo effettuato nel giugno del 1996.
L'inchiesta giudiziaria aperta sulle cause del disastro, dopo alterne e incomprensibili vicissitudini, venne definitivamente archiviata con l’ipotesi di responsabilità collegata ad un presunto e mai dimostrato trasporto di materiale esplosivo, che avrebbe causato, deflagrando, la tragedia.Noi familiari e l'intera Marineria Molfettese, non abbiamo mai potuto ritenere credibile questa tesi per ragioni morali, a motivo della diretta conoscenza delle persone implicate, oltre che per la poca chiarezza nello svolgimento ed approfondimento delle indagini.
Nonostante questo, tutte le nostre speranze sembravano essere svanite nel stesso fondo del mare che conserva i nostri cari se non ci fosse stata nel novembre 2009 la pubblicazione del libro: “NATO: COLPITO E AFFONDATO”, di Gianni Lannes, che, per l’enorme ed inquietante documentazione prodotta, ha permesso alla Procura di Trani di riaprire l’inchiesta con l’ipotesi, questa volta, di omicidio volontario nei confronti di ignoti.
I legali di alcune famiglie  (Nicky Persico, Ascanio Amenduni, Nino Ghiro e Vito D’Astici) unitamente ai periti, all’ing. Francesco Mastropierro, componente dell’allora Commissione d’indagine e sempre convinto della scarsa attenzione dato al caso, e al Dott. Domenico D'Ottavio, esperto d’esplosivi, stanno supportando l'inchiesta con nuovi e concreti elementi di valutazione nonostante siano risultati indisponibili se non scomparsi la quasi totalità dei reperti della prima inchiesta.Grazie al generoso impegno del Procuratore di Trani Carlo Maria Capristo, del Pubblico Ministero Giuseppe Maralfa, e di coloro che s’interessano del caso, le risultanze investigative sono giunte alla conclusione che indica quale passaggio necessario, per poter finalmente giungere all'accertamento delle cause e delle responsabilità di questa tragedia, il recupero del relitto
Questa necessità resasi improcrastinabile ed anche strettamente legata alle esigenze di Giustizia, prevede una prima fase, che si potrà effettuare – per motivi meteorologici – a brevissima scadenza, consistente in una seconda discesa, a fini ispettivi del relitto, di un Robot, tecnologicamente più avanzato di quello del 1996, per consentire la ripresa ed il recupero di elementi fondamentali per l’inchiesta e, ce lo auguriamo, anche ciò che resta dei nostri cari cui abbiamo il dovere di dare degna sepoltura.

l costo di tale operazione si aggira intorno al milione di Euro che non può gravare in maniera così eccessiva sui bilanci della Procura di Trani. Per questa ragione noi familiari, oggi costituiti in Comitato “Francesco Padre – Verità e giustizia”, abbiamo fatto appello al Comune di Molfetta, che tramite il Sindaco Sen. Antonio Azzollini, ha già stanziato la somma di  300.000,00 Euro, ed  alla Regione Puglia, che tramite il suo Presidente On. Nicki Vendola, ha stanziato 100.000,00  Euro.
Purtroppo, mancano ancora 600.000,00 Euro, per poter giungere alla copertura dei costi necessari all’effettuazione di detta attività.
Ill.mo Signor Presidente, questi lunghissimi anni vissuti da noi familiari nella speranza di avere giustizia, affranti da un dolore sordo e discreto, oggi non ci impediscono di fare un accorato appello a Lei, persona degna e costituzionalmente garante della giustizia, affinché possa compiere qualsiasi azione in suo potere per aiutarci a reperire i fondi necessari al compimento delle operazioni.
In qualità di presidente del comitato “Francesco Padre – verità e Giustizia”, le chiedo, pregandoLa umilmente di tempestività, di voler concedere udienza ad una nostra delegazione e al contempo di voler attivare qualsiasi azione riterrà utile e opportuna per il felice esito di questa iniziativa.Sarà nostra cura, ove lo ritenesse necessario, fornirLe ulteriori elementi informativi e documentari, qui non esposti per mera ragione di brevità, ove solo ce ne voglia far cenno.
Nel ringraziarLa per quanto farà, Le porgiamo i nostri deferenti ossequi.                                           

 Per il Comitato “Francesco Padre – verità e Giustizia”             
Maria Pansini 
 

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